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UCRAINA: Colloqui segreti tra gli americani e gli oppositori di Zelens’kyj

Colloqui segreti tra l’amministrazione Trump e gli oppositori del presidente ucraino Zelens’kyj,, tra cui Poroshenko e Tymošenko, Gli americani sondano la possibilità di indire elezioni anticipate…

Quattro figure di spicco vicine a Donald Trump hanno tenuto incontri segreti con i principali oppositori politici di Volodymyr Zelens’kyj in Ucraina, tra cui Julija Tymošenko e membri del partito di Petro Poroshenko, lo rivela il quotidiano americano Politico. L’obiettivo delle discussioni era esplorare la possibilità di elezioni presidenziali anticipate, nonostante il divieto imposto dalla legge marziale.

Gli americani sono infatti convinti che Zelens’kyj perderebbe le elezioni a causa della stanchezza per la guerra e della frustrazione pubblica per la corruzione dilagante. Tuttavia, il gradimento del presidente ucraino è attualmente in rialzo, specialmente a seguito dello scontro con l’omologo americano allo Studio Ovale. Un sondaggio condotto questa settimana dall’istituto britannico Survation mostra come il 44% degli intervistati voterebbe per Zelens’kyj alle presidenziali mentre solo il 24% per l’ex comandante dell’esercito (e ora ambasciatore a Londra) Valery Zaluzhny. Appena il 10% degli intervistati ha dichiarato che voterebbe Poroshenko, e il 5,7% per la zarina del gas Julija Tymošenko.

Uno degli scenari discussi attraverso canali informali è quello di indire le elezioni presidenziali subito dopo un cessate il fuoco temporaneo, ma prima che partano i negoziati di pace veri e propri. Il Cremlino sostiene da tempo questa opzione, convinto che un cambio di leadership possa indebolire la resistenza ucraina. Sebbene Tymošenko e Poroshenko si siano dichiarati contrari a elezioni prima della fine del conflitto – così come il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko – alcuni esponenti dei loro partiti hanno iniziato a dialogare con l’amministrazione americana. La situazione si sta facendo favorevole a quelle fazioni che la guerra, e il conseguente accentramento del potere nelle mani del presidente, ha fin qui marginalizzato e che oggi si mostrano più malleabili e condiscendenti rispetto alle richieste di Mosca e Washington. Saranno, ovviamente, ricompensati a dovere.

La politica ucraina è fatta da gruppi di potere in competizione tra loro, i cui rappresentanti sono interessati più ai propri affari che al bene pubblico. Il parlamento ucraino è sempre stato la camera di compensazione dei vari comitati di affari che orbitano attorno ai principali oligarchi, di cui Poroshenko e Timoshenko sono validi esempi. Ed è bene ricordare come entrambi siano stati protagonisti di relazioni pericolose con il Cremlino, tanto che Poroshenko, alla vigilia della guerra, era stato accusato di alto tradimento per aver collaborato durante la sua presidenza con i filorussi delle repubbliche separatiste, salvandosi però grazie all’arrivo del conflitto. Julija Tymošenko è una vecchia conoscenza della politica ucraina, capace di saltare da un campo all’altro con un cinismo e un opportunismo difficile da eguagliare: fu dapprima la “zarina del gas” russo e poi la “pasionaria” della Rivoluzione arancione; una volta eletta Primo Ministro seppe come riempirsi le tasche ma quando Janukovyč la rinchiuse in galera, riuscì a incarnare il ruolo della vittima del regime. Una donna per tutte le stagioni, anche per questa? Probabilmente no. Tuttavia la passata vicinanza a Trump e Putin, rende Poroshenko e Tymošenko utili per rimestare nel torbido di una classe dirigente in subbuglio, pronta a sacrificare il Paese in cambio di qualche lucrosa concessione mineraria.

Il presidente ucraino Zelens’skyj cammina su un sottile crinale, da un lato i nemici esterni, i falsi alleati e gli europei che non lo aiuteranno; dall’altra i nemici interni e i sempiterni oligarchi. Non può dimettersi, o sarebbe il caos, un’elezione impossibile. Non può restare, o il suo tracollo coinciderà con quello del Paese. Mai come ora l’Ucraina si trova con le spalle al muro.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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