MACEDONIA DEL NORD: Primi frutti del “Bojkot!”, il governo limita il carovita

In Macedonia del Nord, il tam-tam degli scioperi sugli acquisti diffusosi al grido di “Bojkot!” sta dando i suoi frutti. Il governo ha intrapreso le prime azioni per limitare il carovita su oltre 1.000 prodotti alimentari e per l’igiene personale. Misura che resterà in vigore fino alla fine di aprile.

I primi frutti del boicottaggio

Martedì 18 febbraio il governo della Macedonia del Nord ha deciso di limitare il margine di profitto lordo a 102 gruppi di prodotti, vale a dire oltre 1.000 prodotti alimentari e non. La decisione è stata presa in seguito al movimento di boicottaggio dei negozi creato per protestare contro i prezzi elevati dei prodotti alimentari e il carovita in generale. Il grido “Bojkot!” è nato in Croazia ma si è diffuso repentinamente in altri paesi della regione tra cui Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Kosovo.

L’aumento vertiginoso dei prezzi e l’inflazione galoppante sono infatti problemi che gravano sull’economia dei Balcani – sia occidentali che orientali – in maniera così omogenea che si è generato un vero e proprio movimento regionale di protesta contro la speculazione incontrollata. Una speculazione che, secondo i boicottatori, è dettata anche dalle banche, complici di questo aumento dei prezzi.

Da Sarajevo a Podgorica, da Zagabria a Belgrado, i cittadini si accordano sui social e stabiliscono di volta in volta il giorno designato per boicottare supermercati, edicole, pompe di benzina. Sulla scia dell’entusiasmo generato dalle proteste nate in Serbia e poi deflagrate in tutti i Balcani, secondo molti questa azione coordinata di boicottaggio è solo l’inizio di una nuova fase che permetterà ai cittadini di far sentire la propria voce e decidere del proprio futuro.

La risposta del governo macedone

In risposta, il governo macedone ha richiesto al Ministero dell’Economia e del Lavoro di elaborare una bozza per limitare il margine lordo al 10% su alcuni viveri di base, beni per l’igiene personale e prodotti per l’infanzia. La decisione si basa su una relazione semestrale dello State Market Inspectorate, che ha rilevato i profitti dei rivenditori attestandoli su margini del 20% per quanto riguarda i prodotti alimentari di base e del 30% sui prodotti per l’igiene personale, mentre i profitti di importatori e distributori raggiungevano margini del 50%.

Durante una seduta di governo è stato deciso di limitare al 5% il margine lordo di otto prodotti alimentari di base (latte, pane, farina, uova, olio da cucina, yogurt e latte cagliato), mentre per gli altri prodotti alimentari, tra cui carne e derivati, zucchero, latticini, verdura e frutta in scatola, riso e pasta, il margine sarà invece del 10%. Per quanto riguarda frutta e verdura freschi e alcuni prodotti per l’igiene personale il margine previsto sarà del 15%.

Il viceministro dell’Economia e del Lavoro Marjan Risteski ha affermato che la decisione obbliga tutti i rivenditori ad avere sugli scaffali almeno il 70% di questi 102 gruppi di prodotti. Secondo Risteski grazie a queste misure i prezzi dei prodotti alimentari di base dovrebbero subire una riduzione media del 10% circa, ad eccezione di otto prodotti alimentari che dovrebbero rimanere allo stesso prezzo. Tali decisioni saranno operative a partire dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e rimarranno in vigore fino al 30 aprile.

Un movimento di protesta regionale

Il movimento “Bojkot!” si inserisce nella più ampia sfera di contestazioni che sta scuotendo i Balcani occidentali da qualche tempo, a partire dal successo delle “blokade” in Serbia, con proteste che da quattro mesi stanno scuotendo il paese dal torpore dell’autoritarismo e dalla corruzione del presidente Aleksandar Vučić e dei suoi fedeli, uno dei quali è già caduto proprio grazie a queste poderose manifestazioni: le dimissioni del primo ministro Miloš Vučević alla fine di gennaio.

In Montenegro le proteste contro la corruzione delle istituzioni sono scaturite da un massacro avvenuto la notte di capodanno che ha indignato l’opinione pubblica a causa della malagestione dell’incidente da parte della polizia. Una malagestione delle forze dell’ordine che è stata contestata anche in Macedonia del Nord, quando un giovane “intoccabile” figlio di un generale dell’esercito ha investito e ucciso una cittadina. La protesta in Macedonia del Nord era dunque già nell’aria, e il movimento “Bojkot!” è giunto a fomentare una situazione già increspata.

Questa vampata di proteste che sta infiammando i Balcani occidentali si è originata da un bisogno condiviso di giustizia che accomuna le popolazioni balcaniche nella necessità di abbattere la corruzione dilagante della politica e delle istituzioni. Ma non è solo la corruzione che la gente contesta: nei vari movimenti di protesta emerge chiaramente come i cittadini non siano più disposti a tollerare il clientelismo, l’amichettismo, il consolidamento del potere sempre più dittatoriale che da anni stanno avvelenando le società balcaniche. Lo slogan latente sembra dunque essere uno solo: boicottiamo i negozi per scardinare il potere

Foto: pagina Facebook Bojkot protiv poskupljenja

Chi è Paolo Garatti

Storico e filologo, classe 1983, vive in provincia di Brescia. Grande appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto per qualche periodo tra Sarajevo e Belgrado dove ha scritto le sue tesi di laurea. Viaggiatore solitario e amante dei treni, esplora l'Est principalmente su rotaia

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