Le tensioni latenti tra i due governi sono riaffiorate e hanno vissuto un nuovo velenoso capitolo.
Le consultazioni bilaterali periodiche tra i governi di Cechia e Slovacchia, prassi interrotta ormai quasi un anno fa, non sembrano destinate a riprendere presto. Questa l’inevitabile conclusione tratta pubblicamente dal premier ceco Petr Fiala lo scorso 2 febbraio, a seguito del serrato botta e risposta innescato dal suo collega slovacco Robert Fico pochi giorni prima. Uno screzio che svela nodi politici e strategici difficili da sciogliere.
Le polemiche delle ultime settimane
La prima pietra è stata scagliata dal premier slovacco con una serie di accuse indirizzate a mezzo stampa contro Praga, su tutte quelle di alimentare una campagna ostile nei confronti del suo governo e di strumentalizzarlo al fine di consolidare il proprio. Fico ha poi rincarato la dose pochi giorni dopo, in occasione dell’incontro ufficiale con la rappresentanza diplomatica della controparte. Si è rivolto direttamente all’ambasciatore ceco Rudolf Jindrak, esprimendo insoddisfazione verso un atteggiamento ritenuto invadente e destabilizzante da parte del suo paese.
La reazione di Petr Fiala non si è fatta attendere ed è stata netta. Il premier ceco ha definito gli attacchi irragionevoli e assurdi, ha ribadito l’estraneità del suo governo agli affari interni della Slovacchia, ma allo stesso tempo anche il proprio diritto di esprimersi su temi che toccano direttamente le priorità ceche, come la guerra in Ucraina.
Gli ha fatto eco il ministro degli esteri Jan Lipavsky, che ha difeso la libertà di parola e di critica in regime di democrazia. Fiala ha aggiunto inoltre che le consultazioni bilaterali sono sempre state un surplus rispetto alle normali relazioni di vicinato, e che le delicate contingenze del presente rendono impossibile, oltre che inutile, la loro ripresa a breve termine.
Lo scontro si è chiuso, almeno per il momento, a Bruxelles, dove i due premier si sono incrociati durante una riunione informale dei leader europei. Ma anche su questo le ricostruzioni divergono: secondo fonti ceche Fiala ha bacchettato Fico in un breve faccia a faccia, mentre dal lato slovacco si è parlato di una semplice stretta di mano.
Cause interne e cause esterne
La politica estera, e in particolare la postura nei confronti della Russia, rappresenta uno dei massimi fattori di destabilizzazione nei rapporti tra Praga e Bratislava. Nel marzo 2024 l’interruzione delle consultazioni era scattata, per volontà del governo ceco, proprio dopo l’incontro tra il ministro degli esteri slovacco Juraj Blanar e il russo Sergej Lavrov in Turchia, nella cornice del forum diplomatico di Antalya.
Non è quindi un caso che la polemica si sia riaccesa a breve distanza dal viaggio di Robert Fico a Mosca, avvenuto poco prima di natale e anch’esso aspramente criticato dai cechi, che hanno troncato ogni relazione con i russi dall’inizio della guerra. Accolto invece con tutti gli onori alla corte di Putin, il governo slovacco aveva espresso preoccupazione per il mancato rinnovo del contratto con cui Gazprom riforniva il paese di gas naturale attraverso il territorio ucraino. Nella visione di Fico questa crisi energetica è figlia del clima da seconda guerra fredda dell’ultimo triennio, a cui la Slovacchia intende opporsi con tutte le sue forze.
Sullo sfondo della contesa però si intravedono anche questioni di politica interna. In Cechia Fiala e la sua coalizione di maggioranza (SPOLU) stanno attraversando una profonda crisi di consensi, che li avvicina da sfavoriti alle consultazioni parlamentari del prossimo ottobre. Il loro avversario Andrej Babiš è notoriamente affine a Robert Fico, tanto da includere la ripresa delle consultazioni bilaterali fra le sue promesse elettorali. È probabile allora che le recenti dichiarazioni del governo avessero un doppio destinatario.
Ma anche la leadership slovacca sta affrontando manifestazioni di piazza dalle dimensioni inedite, messa sotto accusa dalla parte più europeista del paese, contraria alle pulsioni filo-russe di Fico. Allo stesso modo quindi, è facile che le accuse scagliate contro i vicini fossero funzionali al primo ministro per spostare l’attenzione in una fase politicamente delicata.
Tutto cambia in fretta
Per quanto aspre e prolungate, le divergenze tra Cechia e Slovacchia sembrano per ora limitarsi alla forma, senza intaccare la sostanza cordiale che ha caratterizzato tutto il trentennio post-scissione, come hanno tenuto a specificare alcuni dei protagonisti.
Le contingenze internazionali stanno piegando narrazioni e obiettivi a breve termine, ma non hanno ancora invertito le dinamiche più profonde dell’Europa centro-orientale, e l’intesa tra due paesi così connessi come Cechia e Slovacchia non può che essere una di queste.
Immagine tratta da Expats.cz