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KOSOVO: Elezioni parlamentari, Albin Kurti contro tutti

Domenica 9 febbraio avranno luogo le attese elezioni parlamentari in Kosovo. I cittadini saranno chiamati a scegliere il nuovo parlamento per i prossimi quattro anni in un clima particolarmente caldo, in cui il primo ministro uscente Albin Kurti è determinato ad ottenere il suo terzo mandato. Negli ultimi mesi, Kurti ha respinto le accuse di ignorare i problemi del Paese reale, portando avanti una campagna elettorale dai toni decisamente nazionalisti, specie riguardo al tema della normalizzazione dei rapporti con la vicina Serbia.

Kurti alla ricerca del terzo mandato 

Albin Kurti è il leader indiscusso del partito di centro-sinistra nazionalista Vetëvendosje! (lett. Autodeterminazione! LVV), che, dopo una breve esperienza di governo nel 2020, alle elezioni del 2021 era riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta all’interno dell’Assemblea nazionale. Conquistando il 50,1% dei voti, LVV è risultato il partito più votato nella storia del Kosovo indipendente. Oltre a Vetëvendosje! sono sei i partiti in corsa per le elezioni che rappresentano la maggioranza albanese della popolazione, ma soltanto tre di questi riusciranno probabilmente a superare la soglia di sbarramento. I principali antagonisti per LVV saranno difatti il Partito Democratico del Kosovo (PDK), che candida a primo ministro l’esperto economista Bedri Hamza; la Lega Democratica del Kosovo (LDK), guidata da Lumir Abdixhiku; e la coalizione formatasi intorno all’Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK) dell’ex primo ministro Ramush Haradinaj.

Nel 2021 Kurti aveva ottenuto la maggioranza assoluta, riuscendo a formare un governo senza coalizioni con i partiti tradizionali, ma soltanto con i partiti che rappresentano le minoranze, serbi esclusi. Un voto quasi plebiscitario, derivato dal rifiuto da parte dell’elettorato kosovaro verso quei partiti che avevano governato il paese negli ultimi vent’anni, PDK, LDK e AAK. Dopo quattro anni di governo, i partiti all’opposizione hanno provato a cambiare volto, e si propongono ora come alternativa a Kurti, accusato per il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal governo su temi economici e di lotta alla corruzione, ma soprattutto per il rapporto deteriorato con i partner occidentali. 

La campagna e i sondaggi

La campagna elettorale è stata piuttosto aspra. Nelle scorse settimane, Kurti è stato criticato per la sua scelta particolarmente controversa di non partecipare a confronti televisivi ospitati da media considerati vicini all’opposizione, una scelta criticata dall’Associazione nazionale dei giornalisti kossovari. Anche lo European Centre for Press Media and Freedom aveva espresso forti preoccupazioni per la tenuta del pluralismo nel Paese. Sia gli Stati Uniti tramite l’Ambasciata a Pristina, che l’UE hanno affermato che seguiranno da vicino le elezioni. Il Parlamento europeo ha inviato una delegazione guidata dalla liberale francese Nathalie Loiseau, al fine di osservare il corretto svolgimento delle elezioni. D’altro canto, il contingente KFOR ha ricevuto un rinforzo di 200 militari italiani in più al fine di poter intervenire qualora dovessero verificarsi incidenti.

Attualmente, stando ai sondaggi diffusi da Valicon -con un errore stimato intorno al 3,6%- LVV è ancora nettamente il primo partito, oscillando tra il 47 e il 50% dei voti. Seguono a distanza il PDK intorno al 19% e la LDK con il 15%, mentre la coliazione di AAK riuscirebbe a raccogliere soltanto l’8%. Nonostante Vetëvendosje! sia in netto vantaggio su PDK e LDK, alcuni analisti hanno osservato come il voto potrebbe frammentarsi, obbligando Kurti ad una coalizione. Tutto si gioca dunque sulla percentuale che otterrà Vetëvendosje!, e sulla necessità o meno di formare coalizioni con altri partiti.

La Lista Serba e i rapporti con Belgrado

Per quanto riguarda la minoranza serba del Kosovo, si registra per la prima volta un alto livello di pluralità politica, con ben sei partiti in campo, ma appare ancora difficile scalfire il dominio della Lista Serba (SL) che ha il sostegno ufficiale del governo serbo. Stando alle attuali proiezioni, SL otterrà tutti e dieci i seggi dedicati alla minoranza serba nell’Assemblea nazionale. Altri dieci, invece, andranno ai partiti che rappresentano le altre minoranze.

I toni tra il governo guidato da Kurti e la Serbia, e di conseguenza con gli esponenti di SL, sono duri e alimentano il timore di tensioni nel nord del Kosovo, come nel caso della crisi delle targhe delle auto nel 2021-22, gli scontri che hanno coinvolto i militari della NATO nel maggio 2023 e lo scontro armato tra terroristi serbi e polizia kosovara nei pressi del monastero di Banjska nel settembre 2023. A dicembre 2024, il sabotaggio dell’acquedotto Iber-Lepenc nel nord Kosovo aveva inasprito la situazione e Kurti aveva accusato direttamente la Serbia di aver offerto il supporto materiale agli attentatori. In linea con questo clima è anche la decisione di Pristina di smantellare le associazioni parallele serbe ancora presenti in Kosovo, da cui molti cittadini serbi, ma anche rom e gorani, dipendevano per diversi servizi sociali.

Ciò che emerge dalle varie dichiarazioni di tutti i candidati primi ministri durante la campagna elettorale, la normalizzazione dei rapporti con Belgrado e l’istituzione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba (ASM) sono argomenti particolarmente controversi e nessuno sembra essere disposto ad esporsi. In un comizio tenutosi nella parte albanese di Mitrovica, Kurti ha affermato di non aver intenzione di discutere dell’ASM qualora dovesse essere rieletto, rivendicando la politica decisa del governo verso Belgrado e accusando gli altri partiti di aver mantenuto un atteggiamento troppo debole con la Serbia negli anni passati. LDK, PDK e AAK, pur non criticando apertamente le politiche adottate dal governo nel nord, contestano che le azioni unilaterali adottate da Kurti abbiano isolato il paese, allontanandolo dagli USA (ancor di piu’ dopo la vittoria di Donald Trump) e dalla UE, ma anche dalla vicina Albania.

Le prospettive future

Le probabilità che le elezioni portino delle novità sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina è piuttosto bassa. L’arrivo del diplomatico danese Peter Sørensen come nuovo rappresentante dell’UE per il dialogo tra Serbia e Kosovo potrebbe rappresentare un elemento di discontinuità con il passato. Per contro, l’intransigenza dimostrata negli ultimi anni da parte di Kurti stesso nei confronti dell’autonomia della minoranza serba nel nord sembra essere un punto di caduta destinato a non cambiare, almeno nel breve periodo.

Le elezioni del 9 febbraio diranno se questa politica ha ancora consenso tra i cittadini kosovari. Solo se Kurti ne uscirà indebolito, si potrebbero aprire nuove prospettive, interne e in termini di dialogo regionale.

Foto: Slobodna Evropa

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