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KAZAKHSTAN: Il Lago d’Aral rinasce dopo sessant’anni

Incastonato tra Kazakhstan e Uzbekistan, c’era una volta il quarto lago più grande del mondo. Il passato è d’obbligo quando si parla del Lago d’Aral, visto il lento ed inesorabile prosciugamento che ha colpito il bacino idrico a partire dagli anni ’60. La buona notizia, però, è che oggi il trend sembra essersi finalmente invertito come dimostra il livello dell’acqua tornato a salire per la prima volta dopo più di mezzo secolo.

Uno dei più grandi disastri ambientali della storia

Secondo i dati diffusi a inizio anno dal ministero delle risorse idriche, il piano di conservazione avviato dalle autorità di Astana ha portato a un aumento del 42% del volume idrico nella sezione settentrionale del Lago d’Aral, in territorio kazako, dove sono presenti all’incirca 27 miliardi di metri cubi d’acqua.

Lago d’Aral: 1989 (sx) e 2014 (dx). Foto: NASA.

Un primo, confortante segnale di ripresa dopo quello che viene considerato tra i peggiori disastri ambientali nella storia dell’Umanità: le politiche agricole imposte dall’Unione Sovietica intorno al 1960, infatti, presero di mira i due principali fiumi che alimentavano il lago, deviandoli per garantire l’approvvigionamento idrico alle coltivazioni del cotone sparse nelle regioni costiere. Una mossa scellerata, che finì ben presto per limitare l’afflusso di acqua nell’Aral riducendone la portata al punto da dividerlo in due bacini: la sezione nord, in Kazakhstan, e la sezione sud, in Uzbekistan.

 

Una goccia di speranza  

La risalita idrica nel Lago d’Aral riveste un ruolo ancor più importante se considera che anche l’altro grande bacino kazako, il Balkhash, sta soffrendo un calo di portata a causa delle deviazioni fluviali messe in atto dalla Cina per scopi agricoli. Per non parlare del vicino Mar Caspio, il lago più grande del mondo, soggetto anch’esso a un processo di restringimento con il rischio, sempre più incombente, di un principio di desertificazione.

Con il progetto Syr Darya Control and Northern Aral Sea, il governo di Astana ha avviato un controllo mirato del livello delle acque finalizzato alla costruzione di una nuova diga, necessaria a favorire l’accumulo idrico e, al contempo, incidere su salinità e volume di pesca. Due valori che, stando alle cifre ministeriali, sembrerebbero accodarsi al trend positivo, a tutto vantaggio di ecoturismo ed economia: le ultime rilevazioni, infatti, mostrano come la salinità dell’acqua sia diminuita di quasi quattro volte, mentre il volume del pescato sia invece aumentato fino a toccare le ottomila tonnellate annue.

Il ruolo della cooperazione internazionale

“Questi numeri sono il risultato di un lavoro sistematico svolto negli ultimi due anni”, ha affermato il ministro delle risorse idriche kazako, Nurzhan Nurzhigitov. Presentando la seconda fase attuativa del progetto a una delegazione di politici, scienziati e residenti del distretto di Aral, il ministro ha poi sottolineato l’importanza strategica di essere riusciti a “raggiungere accordi con i Paesi vicini sulle questioni relative al risparmio e all’equa distribuzione delle risorse idriche nei fiumi transfrontalieri”, facendo esplicito riferimento alla cooperazione con il vicino Uzbekistan.

Riguardo la sezione meridionale del lago, infatti, il contributo delle autorità di Tashkent sta consentendo di ricostruire le reti di irrigazione e di ammodernare i sistemi di gestione dell’acqua, introducendo colture maggiormente in grado di resistere alla siccità, per un risparmio idrico stimato in quasi il 50% e un ulteriore 30% relativo ai fertilizzanti minerali.

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Chi è Simone Matteis

Giornalista freelance, allievo della Scuola "Giorgio Bocca" di Torino. Project manager di Europhonica, collabora con Linkiesta, La Stampa, AgenSir e Domani. Oltre che con East Journal, naturalmente!

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