Il Parlamento europeo guarda alle comunità Lgbt dei Balcani

East Journal torna ad occuparsi della situazione delle minoranze sessuali dei Balcani Occidentali -a cui abbiamo già dedicato un post recentemente– con due articoli in cui analizzeremo una serie di risoluzioni approvate dal Parlamento Europeo in merito, anche ma non solo, alla situazione di queste comunità LGBT. L’assemblea europea si é occupata, infatti, della situazione della regione in due sessioni plenarie tenutesi il 14 e 29 Marzo scorsi, in occasione dalla presentazione dei consueti rapporti intermedi sui progressi compiuti dai paesi che aspirano a raggiungere l’UE (***).

In questo primo post ci occuperemo dei testi approvati nella seduta del 14 Marzo scorso. In quella seduta il parlamento ha esaminato le relazioni sull’allargamento all’ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, all’Islanda e alla Bosnia-Erzegovina. Lasciando da parte la relazione sull’Islanda, ecco quanto é stato detto sugli altri due paesi in questione:

Risoluzione del Parlamento Europeo sulla Macedonia

Il testo finale esige dalle autorità macedoni un maggiore impegno nella “lotta contro le discriminazioni, di cui sono vittima in particolare (…) gli omosessuali”.

La situazione della comunità LGBT macedone é particolarmente difficile. La Macedonia, infatti, si contraddistingue per una forte omofobia sociale che, troppo spesso, é alimentata dai gruppi religiosi locali. Lo stato non riconosce nessun diritto alla comunità LGBT. La legge anti-discriminazioni approvata dal parlamento nel 2010 non include l’omofobia e la transfobia, i libri di testo descrivono l’omosessualità come una malattia e l’anno scorso é stata presentata una riforma della costituzione che si prefigge di proibire il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nel “Rainbow Index” elaborato da ILGA-Europe la Macedonia ha ottenuto -4 punti in una scala che va dal -4,5 di Moldavia e Russia al +21 del Regno Unito.

Risoluzione del Parlamento Europeo sulla Bosnia-Erzegovina

Bosnia-Erzegovina. Anche in questo caso il testo finale esigela protezione dei diritti di tutte le comunità e di tutte le persone senza discriminazione né violenza, incluso per la comunità LGBT

Anche il fragile stato Bosniaco non riconosce nessun diritto alla comunità LGBT. L’omosessualità fu legalizzata nel 1998 (2000 per la Republika Srpska, in italiano: repubblica Serba) ma l’omofobia sociale, spesso alimentata dal ruolo deleterio dei gruppi religiosi locali, resta molto forte. Il paese non ha ancora mai ospitato un Pride. Nel “Rainbow Index” la Bosnia ha ottenuto comunque +5 punti.

Albania

L’ euro-camera non si é occupata dell’Albania in nessuna delle due sedute plenarie. Il 2011 Progress Report on Albania della commissione Europea, però, si é occupato della situazione della comunità LGTB in questo paese (il rapporto si può vedere cliccando qui, per maggiori informazioni si veda anche questa pagina). Il Rapporto elogia (p.18) l’approvazione di misure contro le discriminazioni ma nota che molto resta ancora da fare per garantire il pieno riconoscimento dei diritti della comunità LGTB. Il rapporto nota in particolare, che l’omofobia sociale é ancora molto forte, che le persone trans sono vittima di gravi violenze e insta le autorità locali a applicare pienamente le norme che hanno approvato.

Sulla situazione della comunità LGBTQI in Albania si può vedere questo mio articolo introduttivo e anche questo articolo che East Journal ha dedicato recentemente alle polemiche generate dall’organizzazione del primo Pride nella storia del paese.

(***) Appare opportuno ricordare che i paesi che si trovano in “lista d’attesa” per entrare nell’unione sono attualmente otto (escludendo la Croazia che ha già completato il processo d’adesione):

I candidati potenziali sono tre (Albania; Bosnia-Erzegovina e il Kosovo), mentre i Paesi candidati sono cinque (Islanda; Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia; Montenegro; Serbia; Turchia).

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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