di Srdjan Cvijic*
In Serbia, il regime di Aleksandar Vucic affronta la più grave contestazione popolare, al culmine di 3 anni di proteste. Quando tutte le istituzioni sono catturate dal partito al potere, l’unica opzione per i cittadini è di scendere in piazza.
Le bugie del regime sul disastro della stazione di Novi Sad
Il 1° novembre 2024, la pensilina della stazione ferroviaria della seconda città più grande della Serbia, Novi Sad, è crollata uccidendo 15 persone: 14 cittadini serbi e uno della Macedonia del Nord.
Subito dopo i primi soccorsi, i funzionari governativi, a partire dal presidente Vučić in giù, hanno iniziato a raccontare in coro che la pensilina non era inclusa nella recente ricostruzione della stazione ferroviaria
Ma molto rapidamente i whistleblower coinvolti nei lavori alla stazione hanno dimostrato che Vučić, il suo primo ministro, i ministri e i media che ripetevano a nauseam che la pensilina non era stata ricostruita non stavano dicendo la verità. Sono persino emersi video della ristrutturazione.
Perché hanno mentito? Probabilmente per proteggere le aziende cinesi, ungheresi e russe che hanno ricostruito la stazione ferroviaria, così come i funzionari coinvolti. I politici serbi dell’opposizione hanno accusato anche il primo ministro di essere coinvolto.
La ricostruzione della stazione ferroviaria di Novi Sad faceva parte di un progetto infrastrutturale più ampio il cui scopo è quello di collegare Budapest e Belgrado con la ferrovia ad alta velocità. Questo progetto fa parte della Belt and Road Initiative cinese.
Il progetto è stato allo stesso tempo uno strumento di pubbliche relazioni politiche e una fonte di finanziamenti illeciti per il regime di Orbán in Ungheria e per il regime di Vučić in Serbia.
La stazione è stata inaugurata prematuramente, subito prima delle elezioni generali del 2022. Tuttavia, i lavori di ristrutturazione hanno dovuto riprendere dopo il voto e la stazione ha riaperto al pubblico nel luglio 2024.
Le proteste di cittadini e studenti
In risposta all’insabbiamento della tragedia da parte del regime, migliaia di persone si sono radunate di fronte alla stazione ferroviaria. Si sono recate all’ufficio del sindaco di Novi Sad. La protesta è stata pacifica finché individui mascherati non hanno iniziato a vandalizzare l’edificio. Si trattava di scagnozzi assoldati dal regime.
Questa è una ben nota tattica del regime: provocare un incidente e poi cercare di presentarlo attraverso i media controllati dal governo come azioni violente e insensate dell’opposizione. L’obiettivo è di creare consenso tra la maggioranza silenziosa contro le dimostrazioni. Ma non ha funzionato.
Ciò che ha scatenato le proteste studentesche è stato un incidente simile. Per contrastare i blocchi quotidiani in segno di lutto, il regime ha iniziato a mandare i suoi sostenitori a fingere di essere normali cittadini che cercavano di fare le loro commissioni quotidiane, disturbati dai blocchi stradali.
Il 22 novembre, durante uno di questi eventi commemorativi, gli studenti della Facoltà di arti drammatiche di Belgrado sono stati aggrediti da membri e funzionari del partito al potere. In risposta, gli studenti hanno occupato la loro facoltà e hanno chiesto alle autorità di perseguire gli aggressori.
A partire dal 2 dicembre, la maggior parte delle altre facoltà del paese, così come le scuole superiori, si sono unite a loro nelle occupazioni dei rispettivi istituti scolastici. Il personale docente e la dirigenza della maggior parte delle facoltà hanno solidarizzato con gli studenti.
Le principali richieste degli studenti sono che il governo pubblichi l’intera documentazione sulla ricostruzione della stazione ferroviaria, il che consentirebbe l’incriminazione dei responsabili del disastro, nonché quella dei responsabili degli attacchi agli studenti.
Il dietro-front del governo
Dopo che è diventato chiaro che la pensilina era stata ricostruita in maniera illegale, il regime ha cambiato posizione e ha promesso che tutti i responsabili sarebbero stati perseguiti.
Alla conferenza stampa dell’11 dicembre, con uno dei suoi trucchi populisti, Vučić ha annunciato la pubblicazione di tutti i documenti relativi alla ricostruzione sul sito web del governo, e nel tentativo di corrompere gli studenti anche prestiti agevolati per i giovani.
Non ha funzionato. È diventato subito evidente che i documenti cruciali che la persecuzione avrebbe potuto usare non erano stati pubblicati. In reazione, una serie di manifestazioni, alcune delle quali tra le più grandi nella storia serba moderna, hanno avuto luogo a Belgrado e in tutto il paese.
La procura ha avviato un’indagine su oltre 40 persone, tra cui l’ex ministro. Lui e altri 12 sono stati formalmente incriminati per il crollo. Tuttavia, a differenza degli studenti che sono stati tenuti per giorni in prigione per aver semplicemente protestato, nessuno degli accusati è tenuto dietro le sbarre.
Il potenzionale democratico dei giovani serbi
Simili alle storiche dimostrazioni studentesche contro Milošević, queste proteste dimostrano l’inventiva e l’incredibile potenziale democratico della gioventù serba.
Con lo slogan “Nessun capodanno: ci devi ancora quello vecchio“, la Serbia è rimasta in silenzio per celebrare tristemente l’anno nuovo. Dalle 23:52 alle 00:07 del 1° gennaio 2025, non c’è stato un solo bacio o abbraccio.
In risposta, il regime conosce solo la brutalità, o azioni totalmente controproducenti come l’affissione di manifesti che mostrano il dito medio ai manifestanti. Sono azioni che provocano rabbia e alimentano le proteste.
In una recente intervista televisiva, Vučić ha affermato che gli automobilisti che investono i dimostranti che bloccano le strade non sono penalmente responsabili. È direttamente responsabile del tentato omicidio stradale del 16 gennaio.
Democrazia o collasso
In un recente sondaggio di opinione pubblica condotto da CRTA, il 61% dei cittadini ha affermato di sostenere le proteste, e il 57% pensa che la Serbia si stia muovendo nella direzione sbagliata. Anche il 27% delle persone che seguono solo i media di regime e persino l’11% dei sostenitori del governo sostengono le proteste
Le proteste quotidiane dei cittadini si sono moltiplicate in tutta la Serbia. Per venerdì 24 gennaio gennaio sono stati annunciati uno sciopero generale e blocchi stradali in tutto il paese. Intanto, Vučić sta pianificando una delle sue contro-manifestazioni per costringere i dipendenti pubblici a partecipare.
Qualunque cosa accada, una cosa è chiara: la situazione in Serbia ha superato il punto di non ritorno. Non è più possibile ristabilire uno status quo favorevole a Vučić. La Serbia sta entrando in un periodo di ridemocratizzazione o in una repressione e un collasso a pieno titolo.
Le proteste odierne in Serbia sono le ultime di una serie lunga 3 anni. Quando tutte le istituzioni vengono catturate dal partito al potere, l’unica opzione per i cittadini è di scendere in piazza.
*l’autore è un ex diplomatico serbo e presidente del comitato consultivo internazionale del Belgrade Centre for Security Policy.
Foto: EPA-EFE/ANDREJ CUKIC