POLONIA: Un salvacondotto per Netanyahu ad Auschwitz?

La Polonia non arresterà il premier israeliano Netanyahu – su cui pende un mandato della Corte Penale Internazionale – se verrà ad Auschwitz per l’80° anniversario della liberazione. Una decisione in spregio del diritto internazionale – e dell’opinione pubblica

Il  premier polacco Donald Tusk ha annunciato giovedì 9 gennaio che “chiunque verrà a Oświęcim per le celebrazioni ad Auschwitz avrà garanzia della propria sicurezza e non verrà trattenuto” — ” che si tratti del primo ministro, del presidente o del ministro dell’istruzione di Israele”.

L’ufficio di Tusk giovedì ha poi confermato: “Il governo polacco considera la partecipazione sicura dei leader di Israele alle commemorazioni del 27 gennaio 2025 come parte del tributo alla nazione ebraica, milioni delle cui figlie e figli sono diventati vittime dell’Olocausto perpetrato dal Terzo Reich”.

La richiesta era arrivata dal presidente polacco Andrzej Duda, del partito di opposizione Diritto e Giustizia (PiS), secondo cui, come riportato dall’agenzia polacca Interia, “il governo della Polonia dovrebbe garantire [a Netanyahu] una permanenza indisturbata sul territorio del nostro paese in queste circostanze assolutamente eccezionali”.

Un ospite speciale – sotto mandato di cattura

Il prossimo 27 gennaio si terrà infatti in Polonia la commemorazione dell’80° anniversario della liberazione da parte dell’Armata Rossa del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, assurto nel tempo a simbolo dell’Olocausto nazifascista contro il popolo ebraico.

Netanyahu è oggetto di un mandato di cattura della Corte penale internazionale emesso a novembre 2024 per crimini di guerra e contro l’umanità, dopo oltre un anno di guerra a Gaza che ha fatto oltre 50.000 morti. Assieme a lui è stato emesso un mandato di cattura anche per l’ex ministro della difesa Gallant, nonché per vari leader di Hamas, nel frattempo uccisi durante l’offensiva israeliana.

Secondo il diritto internazionale, in tutti i 124 paesi contraenti dello Statuto di Roma hanno l’obbligo di arrestare Netanyahu, come ha ricordato la stessa Corte. Anche l’ex presidente della Corte penale internazionale, il polacco Piotr Hofmański, ha affermato che se gli stati membri si rifiutano di adempiere ai propri obblighi, mettendo in atto i mandati di cattura, si mette in discussione l’esistenza stessa della Corte. Anche l’ordine forense polacco ha ricordato che l’esecuzione del mandato di cattura è responsabilità dei tribunali, non del presidente o del primo ministro.

L’unico paese che aveva finora annunciato che non avrebbe arrestato Netanyahu è l’Ungheria. Anche il Presidente francese Macron aveva lasciato intendere che la Francia avrebbe potuto garantire a Netanyahu una qualche immunità. Netanyahu non ha finora confermato una sua partecipazione, né è stato invitato dal Museo di Auschwitz, che ha precisato ai media polacchi di aver esteso gli inviti solo ai sopravvissuti all’Olocausto. A nome di Israele, è prevista la partecipazione del ministro dell’istruzione Yoav Kisch.

Proteste a Varsavia

Anche l’opinione pubblica disapprova la mossa del governo Tusk. Secondo un sondaggio IBRiS per Rzeczpospolita, il 51,9% dei rispondenti erano critici nei confronti della decisione del governo, di cui il 30,7% era “molto contrario” e il 21,2% era “leggermente contrario”. Solo il 22,5% degli intervistati aveva opinione positiva della decisione del governo, mentre il restante 25,6% era  indeciso.

Nella sera di venerdì 10 gennaio, centinaia di persone sono scese in piazza a Varsavia in protesta. I dimostranti si sono riuniti di fronte al palazzo presidenziali e hanno poi marciato verso il ministero della giustizia e l’ufficio del primo ministro, portando bandiere palestinesi. Gli striscioni scandivano “Asilo per i rifugiati, non per i genocidari“, “Fermiamo il genocidio”, “Arrestate Netanyahu”, “Criminale di guerra”.

Come polacchi, abbiamo il dovere di condannare i crimini di guerra. Devono essere puniti indipendentemente dalle circostanze”, ha detto un partecipante al sito di notizie Wirtualna Polska. “L’anniversario della liberazione di Auschwitz ci ricorda che non può esserci alcun sostegno al genocidio“.

Doppi standard e concessioni politiche

Tra i critici, si accusa inoltre il governo polacco di minare il diritto internazionale e di indebolire l’insistenza della Polonia affinché Vladimir Putin venga arrestato ai sensi del mandato di cattura contro di lui emesso dalla stessa Corte penale internazionale – un doppio standard in evidente spregio del diritto internazionale.

La decisione sembra inoltre una concessione simbolica al presidente Duda, con cui Tusk è coinvolto in una pesante disputa pubblica, che minaccia di gettare un’ombra sull’inizio del semestre polacco di presidenza del Consiglio UE. La posizione filo-israeliana è uno dei pochi punti punti di contatto nel polarizzato scenario politico polacco. Ne potrebbero risentire inoltre anche le relazioni di Varsavia con gli Stati Uniti, all’avvio della seconda amministrazione Trump.

All’inizio di questa settimana, l’ambasciatore palestinese a Varsavia Mahmoud Khalifa ha incontrato il vice ministro degli Esteri polacco Andrzej Szejna per esprimere preoccupazione per la decisione del governo di proteggere Netanyahu. Khalifa ha sottolineato che “l’attuazione delle decisioni della Corte penale internazionale non può essere selettiva“: “non si può pretendere il rispetto delle decisioni della Corte e poi fare il contrario il giorno dopo”. L’ambasciata ha espresso la speranza che la presidenza polacca del Consiglio UE sarà più efficace nel fermare l’aggressione israeliana, anche prendendo misure per “arrestare il criminale di guerra Netanyahu anziché proteggerlo dalle proprie responsabilità”, ha dichiarato l’ambasciata.

Foto: Notes from Poland

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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