ISLANDA: Il nuovo governo riapre all’adesione all’UE

Mentre Trump minaccia di occupare la Groenlandia, un altro paese nordico – l’Islanda – riprende il cammino verso l’UE. Il nuovo governo ha annunciato un referendum entro il 2027. 

La nuova premier islandese Kristrún Frostadóttir ha annunciato un ritorno alla prospettiva di adesione di Reykjavik all’Unione europea. In vista c’è un referendum entro il 2027, e un gruppo di esperti sull’adozione dell’euro.

“Abbiamo concordato di adottare una mozione in parlamento per un referendum sulla continuazione dei negoziati di adesione dell’Islanda all’Unione Europea, da tenersi entro il 2027“, ha affermato il nuovo ministro degli esteri, Þorgerður Katrín Gunnarsdóttir, leader del partito della Riforma.

Il nuovo governo di Reykjavik

La 36enne Frostadóttir, leader dell’Alleanza Socialdemocratica è entrata in carica a fine dicembre 2024 come la più giovane premier dell’isola di 350.000 abitanti nel Nord Atlantico.

I socialdemocratici, vincitori di misura alle elezioni anticipate del 30 novembre 2024, hanno messo in piedi una coalizione di centrosinistra con il Partito Popolare e i liberali di Riforma – tutti partiti guidati da donne. La nuova coalizione succede alla grande coalizione tra Partito dell’Indipendenza, Partito Progressista e Movimento Sinistra-Verde, al governo dal 2017.

Frostadóttir ha annunciato come priorità del nuovo governo “stabilizzare l’economia e abbassare i tassi di interesse con una forte leadership nella politica fiscale”, oltre alla “creazione di ricchezza tramite il settore privato”, per migliorare la qualità della vita nel paese”. Secondo l’emittente pubblica RUV, il governo mira inoltre a ridurre il numero dei ministeri per diminuire i costi amministrativi.

Il percorso congelato dell’Islanda verso l’adesione all’UE

L’Islanda ha presentato domanda di adesione all’UE il 17 luglio 2009, e il 24 febbraio 2010 la Commissione ha espresso parere positivo. Il Consiglio UE ha accettato di aprire i negoziati d’adesione il 17 giugno 2010.

Tuttavia nel 2013 un nuovo governo islandese ha deciso di sospendere i negoziati di adesione, nonostante le proteste, e nel marzo 2015 ha chiesto a Bruxelles di non essere più considerata come paese candidato”. L’UE ha sottolineato che sarebbe stata pronta a continuare i negoziati d’adesione qualora l’Islanda avesse deciso di riprenderli.

Un paese già fortemente integrato con l’Unione europea

L’Islanda è già oggi fortemente integrata con l’UE: l’isola appartiene allo Spazio economico europeo (SEE), all’Area Schengen e all’Associazione europea di libero scambio (EFTA). È anche firmataria del regolamento di Dublino sulla politica di asilo e partner della politica UE di “dimensione settentrionale” per la cooperazione nel settore nordico.

Attraverso lo Spazio economico europeo, l’Islanda partecipa al mercato unico UE e contribuisce finanziariamente alla coesione sociale ed economica in Europa. L’Islanda applica già oggi buona parte delle normative europee e partecipa , sebbene senza diritto di voto, a varie agenzie e programmi UE, tra cui su impresa, ambiente, istruzione e ricerca.

L’Islanda ha un accordo bilaterale di libero scambio con la CEE dal 1972, e due terzi del suo commercio estero è con i 27 Stati membri UE. L’isola è inoltre uno dei membri fondatori della NATO e del Consiglio d’Europa.

Tra euro e pesca

L’adesione porterebbe l’isola atlantica anche a rimpiazzare la corona islandese con l’euro. Molte aziende in Islanda hanno già scelto di tenere i loro libri contabili in euro per via della sua stabilità e dei prestiti più favorevoli.

Secondo Ragnar Auðun Árnason dell’Università danese di Aarhus, per gran parte degli anni ’80 e ’90, l’Islanda era divisa in tre campi uguali sull’adesione all’UE: a favore, contrari e indecisi. Benché vantaggiosa per l’economia, in particolare per garantire la stabilità monetaria, aderire all’UE avrebbe richiesto agli islandesi di riformare la propria politica della pesca – Islanda e Regno Unito si erano confrontati in varie “guerre del merluzzo” tra il 1958 e il 1976 – oltre ad essere vista come una rinuncia a una fetta di sovranità.

La crisi finanziaria che ha colpito l’isola dal 2008, portando all’insolvenza le tre principali banche e a una grave recessione, ha diminuito anche il sostegno pubblico all’obiettivo di adesione all’UE, nonostante proprio in quegli anni il governo aprisse formalmente i negoziati. Croce della questione era l’affare Icesave, disputa diplomatica con Paesi Bassi e Regno Unito, creditori dell’insolvente Landsbanki. Londra era arrivata ad applicare norme antiterrorismo per congelare i beni islandesi nel Regno Unito a favore dei creditori. L’affare aveva avuto un forte impatto emotivo sulle relazioni tra Islanda e UE.

Un’opinione pubblica favorevole all’adesione

Con l’uscita del Regno Unito dall’UE, perfezionata nel febbraio 2020, la situazione nel mare del Nord è cambiata anche per i pescherecci islandesi, che oggi potrebbero trovare vantaggio dal negoziare con Londra attraverso Bruxelles. E alle questioni economiche hanno fatto seguito quelle geopolitiche, legate all’invasione russa dell’Ucraina. Tutti i sondaggi dal marzo 2022 vedono una maggioranza relativa a favore dell’adesione all’UE.

Secondo un sondaggio della società di ricerca Maskína, condotto a giugno 2024, la maggioranza degli islandesi è a favore dell’adesione all’UE – il 54,3%.  Due terzi – il 66,8% – si aspetta un miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie con l’adesione UE. E ben tre quarti degli islandesi – il 74,2% – chiede un referendum.

L’ex Primo Ministro Þorsteinn Pálsson ha definito i risultati decisivi ma non sorprendenti: “è chiaro, a mio parere, che questa questione non può più essere tenuta fuori dall’agenda politica.”

Foto: Hallgrimskirkja, Getty / Unsplash 

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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