Krstić

BOSNIA: La confessione di Krstić su Srebrenica

Radislav Krstić è un ex generale serbo-bosniaco, capo di stato maggiore del Drina Corps dell’Esercito della Republika Srpska. Krstić è stato anche il primo alto militare serbo-bosniaco condannato per genocidio nel 2001 dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) dell’Aja.

Per il suo ruolo nel massacro di oltre 8.000 uomini e ragazzi bosniaco-musulmani a Srebrenica, Krstić ricevette 46 anni di prigione in primo grado, poi ridotti in appello a 35 anni (la sua responsabilità venne inoltre ridotta da autore a complice del genocidio). Dal 2004, Krstić ha scontato gli ultimi vent’anni in carcere.  Una sua prima richiesta di rilascio anticipato era stata respinta nel 2022.

La confessione di Krstić su Srebrenica

Nel 2024 Krstić ha presentato nuovamente domanda di liberazione anticipata, dopo aver scontato 26 anni di carcere tra Regno Unito, Olanda e Polonia. In una lettera dattiloscritta di quattro pagine al presidente del Meccanismo residuale per i tribunali internazionali, Krstić per la prima volta ha ammesso di aver preso parte al genocidio e di essere colpevole dei crimini per i quali è stato condannato.

Krstić ha inoltre affermato il proprio sostegno alla risoluzione approvata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite a maggio per istituire l’11 luglio Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica.

Accetto i verdetti del Tribunale del 2001 e del 2004, in cui si stabilisce che le forze dell’esercito a cui appartenevo hanno commesso un genocidio contro i bosgnacchi a Srebrenica nel luglio 1995 e che ho aiutato e sostenuto il genocidio sapendo che alcuni membri dello Stato maggiore avevano l’intenzione di commettere un genocidio”.

“Il mio nome è menzionato perché ho aiutato e favorito il genocidio, il mio nome è menzionato perché ho commesso un crimine inimmaginabile e imperdonabile. Non chiedo perdono, non cerco giustificazioni; Non cerco comprensione perché so che non posso e non la riceverò”, ha scritto l’ex generale 76enne.

“Ogni momento di ogni giorno, penso alle vittime del genocidio di Srebrenica, le piango e prego per le loro anime. So che la madre e la sorella della vittima innocente non crederanno che queste parole siano vere; so anche che le mie parole non possono alleviare il dolore o la sofferenza che non scompariranno mai”.

Ha detto che se mai venisse rilasciato, chiederebbe il permesso di visitare il memoriale di Srebrenica nel villaggio di Potočari, “per inchinarsi alle vittime e chiedere perdono”.

Le condizioni delle vittime

Il Memoriale di Srebrenica-Potočari ha reagito alla confessione con cautela: “Accogliamo con favore l’ammissione di colpa e sollecitiamo la Procura della Bosnia ed Erzegovina a interrogare Radislav Krstić alla luce di ciò. Tuttavia, ci aspettiamo che, in seguito alla sua confessione, Krstić riveli tutto ciò che sa e su cui ancora tace“, ha affermato una portavoce.

Vittime e sopravvissuti hanno reagito con freddezza e scetticismo. Le “Madri di Srebrenica” e l'”Associazione delle vittime e dei testimoni del genocidio” temono che si tratti solo di uno stratagemma legale per ottenere la liberazione anticipata, come già avvenuto per altri criminali di guerra come Biljana Plavšić e Dario Kordić, che una volta rilasciati hanno ritrattato.

“Lasciatelo raccontare delle tombe, dei dispersi, dei piani quando nel 1998 hanno effettuato la ‘sanificazione del terreno’ quando hanno nascosto i corpi e spostato le fosse comuni”, hanno scritto in una dichiarazione, chiedendo all’ex generale di identificare chiaramente chi ordinò il genocidio.

I tribunali dell’Aja si sono impegnati a non concedere il rilascio anticipato ai criminali di guerra senza il consenso delle associazioni delle vittime, che hanno esposto le proprie condizioni. “Chiediamo a Krstić di rivelare l’ubicazione delle fosse comuni, poiché le tombe sono state trasferite fino al 2008, e di fare i nomi dei criminali ancora in libertà che hanno lavorato con lui, spostato quelle tombe e partecipato alle esecuzioni”, afferma Munira Subašić, presidente dell’Associazione Madri delle enclavi di Srebrenica e Zepa.

Inoltre, le vittime del genocidio chiedono anche che Krstic invii la stessa lettera ad Aleksandar Vucic e Milorad Dodik, riconoscendo che il genocidio è stato commesso a Srebrenica, compresi tutti i paesi che hanno votato contro la risoluzione sul genocidio, che Krstić, nella sua dichiarazione, accetta.

Le associazioni considerano inoltre inaccettabile la sua richiesta di visitare il Memoriale e rendere omaggio alle vittime. “Le anime dei morti non possono raccontare tutto ciò che hanno sofferto dalle sue atrocità”, ha affermato Nura Begović, presidente dell’Associazione dei cittadini Donne di Srebrenica. “Ha partecipato al genocidio, non sappiamo se ha ucciso personalmente o meno, ma era coinvolto. Non posso perdonarlo”, afferma Fadila Efendić, presidente dell’Associazione Madri di Srebrenica.

Una voce nel negazionismo imperante tra i serbi

La confessione ha fatto notizia nei Balcani perché i leader politici della Serbia e dei serbi di Bosnia ancora oggi negano che il massacro di Srebrenica costituiscano un genocidio.

Pochissimi di coloro che sono stati condannati per crimini di guerra durante il crollo della Jugoslavia negli anni novanta hanno chiesto perdono o ammesso rimorso nei decenni successivi.

Iva Vukušić, esperta dei tribunali per i crimini di guerra e professore all’Università di Utrecht, ha affermato al Guardian: “Forse ha solo paura di morire in cella. Ma potrebbe anche essere sincero, e se lo fosse, ne sarei felice. Se andasse a Potočari e si inchinasse, penso che sarebbe grandioso. Queste opportunità di rimorso e di connessione sono così rare”.

Un sondaggio in Serbia a maggio ha mostrato che l’82% degli intervistati non considera Srebrenica un genocidio, come ricorda Milan Dinić, direttore della strategia per YouGov. “Non credo che questa lettera avrà un impatto significativo sulla percezione pubblica in Serbia”, ha affermato Dinić. “Ma potrebbe attirare un’attenzione sostanziale nella ricerca accademica”.

Secondo Jasmin Medić, ricercatore in storia all’Università di Sarajevo, è meno importante che Radislav Krstić si penta sinceramente, quanto gli effetti pubblici della sua lettera. Krstić “non nega il genocidio commesso; parla della sua stessa colpa, e questo è senza dubbio un duro colpo per tutti coloro che negano il genocidio. E’ un argomento significativo per coloro che affermano che il genocidio è stato commesso”. Ciò è particolarmente importante per le generazioni future, sostiene Medić.

Foto: Balkan Insight

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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