L’Ungheria ha riconosciuto il trasporto pubblico come diritto fondamentale: più corse e interscambi e tariffe agevolate permetteranno di collegare le aree interne alle grandi città, con un occhio alla sostenibilità ambientale
Finita di costruire nel 1896, la metropolitana di Budapest è la seconda linea di trasporto sotterraneo più antica d’Europa, alle spalle soltanto di Londra, e ancora oggi rappresenta uno dei fattori decisivi che rendono la capitale magiara il centro nevralgico per i collegamenti in tutto il paese. Treni, aerei e autobus a lunga percorrenza fanno convergere merci e passeggeri, turisti o ungheresi che siano, proprio a Budapest: ad attenderli tre stazioni ferroviarie, Keleti, Nyugati e Déli, dove transitano quotidianamente oltre cinquanta treni internazionali, mentre all’aeroporto intitolato alla memoria del compositore Ferenc Liszt sono attivi ogni giorno più di venticinque collegamenti aerei verso le principali capitali europee.
Ma ad accendere i fari della scena pubblica sulla situazione del trasporto pubblico in Ungheria è stata la decisione maturata negli ultimi tempi di rendere l’accesso ai mezzi pubblici un diritto per tutti i cittadini. Quella che a prima vista può apparire come una trovata simbolica o, peggio ancora, uno slogan nazional-popolare, è sostenuta da una serie di misure concrete che mirano a garantire un sistema di mobilità più equo, efficiente e accessibile.
Accesso universale per tutti i cittadini
Ma il fianco scoperto dei trasporti in Ungheria riguarda le aree rurali: si stima infatti che in 350 comuni su 3.155 i residenti non hanno la certezza di raggiungere i centri distrettuali o di poter contare su almeno tre corse giornaliere di collegamenti pubblici. Le misure proposte puntano a una riduzione delle disparità regionali assicurando il più possibile eguale accesso ai mezzi pubblici indipendentemente dalla propria zona di residenza attraverso l’introduzione di servizi minimi garantiti anche nelle aree più remote.
In termini pratici, per ampliare l’offerta di trasporto verranno incrementati innanzitutto i collegamenti verso i centri più importanti nei vari distretti, anche in situazioni di emergenze o scioperi, da cui poi partiranno altre corse verso le grandi città e da queste verso Budapest. Insomma, una moltiplicazione di tappe obbligatorie – ma ragionate – per consentire a tutti, in linea di principio, di potersi muovere agevolmente sull’intero territorio nazionale e, soprattutto, su mezzi pubblici e con un occhio alle finanze.
Tariffe agevolate e nuove opportunità
A partire dallo scorso marzo, infatti, il nuovo sistema tariffario introdotto dal governo ungherese prevede che i bambini sotto i 14 anni e gli anziani over 65 possano viaggiare gratis, e introduce uno sconto del 50% per i giovani tra i 14 e i 25 anni. Come spiegano fonti ministeriali, queste misure non soltanto riducono il costo della mobilità, ma rappresentano un incentivo all’uso dei mezzi pubblici, anche in virtù di una maggiore sostenibilità e tutela per l’ambiente. Tra le novità, l’introduzione di biglietti giornalieri per viaggi illimitati a livello regionale o persino in tutto il paese, i cosiddetti “Magyarország24”.
Un modello per l’Europa?
Nell’estate 2022 si parlò molto dell’iniziativa promossa dalla Germania di mettere in vendita un biglietto valido sull’intera rete del trasporto pubblico nazionale al costo di 9 euro al mese. La promozione, che ebbe un impatto positivo anche sul turismo internazionale, aprì la strada a una lunga riflessione su come incentivare spostamenti green e calmierare i costi per consentire a quante più persone possibile di viaggiare senza spendere una fortuna.
Rapportando i dati alla situazione italiana, anche nello stivale persistono forti difficoltà legate alla diffusione di mezzi di trasporto pubblico: nelle aree interne maggiormente soggette a fenomeni di dispersione o scarsa densità abitativa, dove risiede circa il 22% della popolazione , l’organizzazione dei collegamenti rimane da risolvere. Il più delle volte la soluzione più immediata equivale all’utilizzo dell’automobile privata: secondo i dati del CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, il 66,3% degli spostamenti giornalieri in Italia avviene tramite auto, mentre solamente il 7,4% degli utenti si affida ai mezzi pubblici (4,3% al sud; 10,3% al nord-ovest).
Ecco allora che l’iniziativa ungherese di rendere il trasporto pubblico un diritto fondamentale abbattendo le disparità tra grandi città e aree interne potrebbe rappresentare un modello per altri paesi europei. Guardando alle impellenze di un’epoca in cui la sostenibilità e l’inclusione sociale sono al centro delle politiche pubbliche, garantire un accesso equo alla mobilità costituisce una misura di grande rilevanza e un importante indice di civiltà, come garanzia dell’integrazione e dell’accesso al lavoro, all’istruzione e ai servizi sanitari.
Certo, mai come stavolta è proprio il caso di dire che la strada è ancora molto lunga, considerato anche il bisogno di investimenti da cui una misura del genere inevitabilmente prescinde, oltre alle garanzie di sostenibilità economica per l’intero sistema di trasporto. Ciononostante, la portata storica di definire i mezzi pubblici un diritto fondamentale costituisce, in Ungheria come nel resto d’Europa, un passo decisivo per una sempre più ampia concezione della tutela ambientale come una sfida che ci riguarda tutti, a prescindere da dove si è di casa e da quanta sia la capacità economica del singolo così come della comunità.
Foto: Loyloy Thal (Pixabay)