Cari Lettori
siamo qui a chiedere una mano. Ma anche un dito va bene, meglio se opponibile. In questi quindici anni East Journal ha potuto contare su tante mani, carpi, metacarpi e falangi macedoni – ajde! – e se siamo ancora qui è grazie al vostro sostegno, oltre che al burek e al kachapuri, senza dimenticare il rakı, né è mai mancata, lungo il nostro cammino, qualche anima gentile che ci offrisse una ciorba vacuta (sempre piaciuta). Anche perché East Journal non ha denaro: non vende, non ha pubblicità, non ha fondazioni alle spalle, non è nemmeno un’organizzazione no-profit perché quelle almeno una striminzita paga se la tirano fuori. Noi siamo boh profit, che soldi non ne sappiamo fare; siamo l’ultimo anello della catena alimentare, cannibalizzati dalle grandi testate che ci scopiazzano gli articoli; siamo sparsi ai quattro venti, inseguendo miraggi. Ecco perché facciamo East Journal senza prendere un soldo. Ma l’oste non fa più credito. Andare avanti oggi senza fondi è difficile. Ci serve una mano.
East Journal non è il nostro lavoro, quanto una serissima follia che negli anni si è guadagnata la fiducia di tanti (e di altrettanti il disprezzo, che male non fa). E non ci siamo mia tirati indietro, adesso facciamo persino un festival. Lo facciamo insieme agli amici di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, questo festival. Che si chiama #Estival. Quest’anno sarà la seconda edizione, in maggio o giugno. Ma l’organizzazione richiede soldi – alla TV danno Jackie Chan – sapete come va. Ecco perché siamo qua a chiedere una mano.
Anche perché i nostri articoli sono gratuiti – e sono più di novemila. Perché il festival sarà gratuito. Perché in tanti sono passati di qui, a scrivere e farsi le ossa, decine di ragazzi e ragazze, che altri posti dove imparare ce n’è mica tanti, e una palestra serve. Questo siamo, un perenne tentativo, un costante adattarsi, ma il cuore è intatto: quando quindici anni fa fondammo East Journal eravamo convinti che l’Europa orientale sarebbe diventata sempre più centrale nei destini del vecchio continente. Certo non ci aspettavamo una guerra. Oggi sono in molti a scrivere di queste regioni, e c’è chi lo fa davvero bene. Ma un solo quotidiano dove trovare tutto, dal Baltico ai Balcani, dall’Asia centrale al Caucaso, dalla Russia alla Polonia, con un redazione che parla quelle lingue, georgiano, turco, armeno, polacco, ucraino, serbocroato (noi lo chiamiamo ancora così), romeno, bulgaro, russo, ecco… non ce n’è tanti in giro.
Quindi, al sodo: dobbiamo raccogliere 1500 euro e in cassa ne abbiamo 200. Se dopo quindici anni ne avete le balle piene di sostenerci, lo possiamo capire. Ma se non sono ancora del tutto piene, accettiamo tutto: talleri, dinari, corone, dracme. purché tramite paypal o conto corrente. Qui sotto le coordinate.
A chi vorrà aiutare East Journal diciamo in coro: “più umano, più vero”.
Per chi preferisse utilizzare il conto corrente tradizionale, questo è l’IBAN di riferimento, intestato all’Associazione Most:
IT 17 P 03069 01002 100000065140