di Andrea Mercurio e Andrea Zambelli
Entro fine 2025, sarà possibile inviare denaro da e verso Albania e Montenegro in maniera sicura ed economica tramite il sistema SEPA. Meno costi per cittadini e imprese, e un passo avanti nell’integrazione col mercato UE.
Albania e Montenegro saranno i primi tra i paesi candidati UE a entrare nell’Area Unica dei Pagamenti in Euro (Single Euro Payments Area, SEPA). Non appena sarà in vigore, entro fine 2025, il sistema SEPA permetterà ai cittadini albanesi e montenegrini di trasferire denaro da e verso l’estero in maniera sicura ed economica.
Cos’è il SEPA e cosa porterà ai cittadini di Albania e Montenegro
Il via libera è arrivato dalla riunione di fine novembre del Consiglio europeo per i pagamenti (European Payments Council, EPC), l’organo di rappresentanza dell’industria bancaria europea che dal 2002 riunisce ben 79 banche e intermediari finanziari in 36 paesi, compresi i 27 stati membri UE.
Entrare nel sistema SEPA facilita e riduce i costi delle transazioni bancarie in euro, e ne aumenta gli standard di sicurezza e uniformità tramite l’uso dei codici IBAN e BIC. Ogni anni, oltre 50 miliardi di transazioni finanziarie passano attraverso il sistema SEPA.
Un evidente beneficio per i tanti cittadini albanesi e montenegrini che lavorano all’estero e inviano denaro verso i loro paesi d’origine. Secondo la Banca Mondiale, in Albania il 23% delle famiglie dipende dalle rimesse finanziarie dall’estero, che contribuiscono al 18% del loro reddito, per una media di 2.000 euro per famiglia ogni anno.
“Questo risultato sblocca opportunità economiche e offre vantaggi tangibili per famiglie e aziende, mentre il Montenegro avanza verso l’adesione all’UE”, ha dichiarato Irena Radović, governatrice della Banca centrale del Montenegro.
“Grazie agli sforzi fatti per allinearsi agli standard europei, l’inclusione nel SEPA avrà un impatto sullo sviluppo finanziario ed economico dell’Albania, contribuendo alla sua integrazione con il mercato UE”, ha affermato Gent Sejko, governatore della Banca d’Albania.
Il risultato è stato sottolineato anche dal direttore generale dell’EPC Giorgio Andreoli, secondo cui l’inclusione degli istituti finanziari di Albania e Montenegro “è un ulteriore progresso per l’EPC e in linea con la missione di armonizzare e integrare i pagamenti elettronici in Europa, anche oltre i confini dell’UE”.
L’adesione degli istituti finanziari montenegrini e albanesi ai sistemi di pagamento SEPA, secondo il calendario EPC, sarà possibile da aprile 2025. L’effettiva entrata in funzione del sistema è da attendersi per la seconda metà del 2025.
A che punto sono gli altri paesi dei Balcani
L’ingresso nel SEPA di Albania e Montenegro rappresenta un importante passo in avanti nella loro integrazione economica con i paesi UE. Sono più complesse le situazioni nei paesi confinanti e i motivi non sono solo economici, ma anche politici.
Il Kosovo, dove già si usa l’euro, circa un mese fa ha fatto domanda di pre-adesione alla SEPA e ha definito le riforme da adottare in vista di tale obiettivo. Anche in Bosnia Erzegovina si è tenuta una riunione lo scorso febbraio sul tema – ma a complicare il processo vi è la necessità di coordinare le istituzioni bancarie delle due entità del paese. Sarajevo non ha ancora depositato domanda d’adesione.
A Belgrado già a settembre scorso il presidente Aleksandar Vucic aveva annunciato per gennaio 2025 – data ancora da confermarsi – l’ingresso della Serbia nel sistema SEPA. Anche la Macedonia del Nord ha fatto domanda di adesione al SEPA a luglio 2024, e si aspetta una risposta positiva a inizio 2025. “L’anno scorso, l’87% dei pagamenti in uscita e il 77% dei pagamenti in entrata dall’estero sono stati effettuati in euro”, ha affermato la governatrice della Banca Centrale Macedone, Anita Angelovska-Bezhoska.
Una misura di integrazione accelerata, nel contesto del “piano di crescita”
L’iniziativa sul SEPA è parte del “piano di crescita” UE, con l’obiettivo di accelerare la convergenza socioeconomica dei Balcani occidentali agli standard di vita europei, l’allineamento alle normative europee, e la preparazione alla ventura adesione all’UE.
Già a febbraio 2024, il premier albanese Edi Rama aveva rimarcato come i costi delle transazioni finanziarie gravano sui cittadini albanesi residenti all’estero: “Molti cittadini albanesi, così come di tutti gli altri paesi della regione, vivono all’estero. Lavorando all’estero, continuano ad aiutare i loro parenti, i loro genitori e le loro famiglie a casa. Per ogni importo che inviano, il costo della transazione è sei volte superiore ai costi bancari tra gli stati membri UE.”
“Il nuovo piano di crescita ci consentirà di ridurre questo costo alla stessa tariffa applicata alle transazioni effettuate tra gli stati membri UE, il che significa che risparmieremo mezzo miliardo di euro. Questo è denaro che risparmieremo dalle tasche dei nostri cittadini e dai costi delle nostre aziende.”
“Queste misure un tempo erano possibili solo al momento dell’ingresso nell’UE, ma ora sono possibili anche prima”, ha concluso Rama. Si tratta effettivamente di una misura presa nel contesto dell’integrazione graduale, o accelerata, con l’UE, e volta a rendere tangibili per i cittadini degli stati candidati i benefici dell’adesione, ancora prima che questa abbia luogo.
Nel contesto del “piano di crescita”, la Commissione europea ha messo sul piatto 6 miliardi di euro, da sborsare entro il 2027 ai sei paesi dei Balcani, dopo verifica dell’adozione di misure contenute in specifiche “agende di riforma“. Cinque paesi – con l’eccezione della Bosnia – hanno finora presentato le proprie agende di riforma, che sono state confermate dalla Commissione europea a fine novembre. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è detta impressionata dal lavoro dei partner balcanici sui loro programmi di riforma. “Tutti ne traggono vantaggio ed è un grande passo avanti verso l’Unione europea”.
Foto: European Commission