KOSOVO: Esplode un acquedotto, otto arresti. Kurti accusa la Serbia

Alle ore 19 di venerdì 29 novembre, un’esplosione ha fatto saltare un acquedotto nel nord del Kosovo che fornisce acqua alle due principali centrali elettriche del paese. Il canale Iber-Lepenc, oggetto del sabotaggio, fornisce inoltre acqua alle cittadine di Zubin Potok e di Mitrovica, che sono rimaste a secco per buona parte della giornata di sabato.

“Questo è un attacco criminale e terroristico mirato a danneggiare le nostre infrastrutture critiche”, ha dichiarato il premier kosovaro Albin Kurti venerdì sera, affermando che sia opera di “professionisti” provenienti “dalla Serbia”.

L’attacco

FarukMujka, il capo della compagnia idrica Iber Lepenci, ha affermato al portale locale Kallxo che un ordigno esplosivo è stato lanciato nel canale e ha danneggiato il muro di un ponte. Non ci sono stati feriti.

Si tratta della terza esplosione in 72 ore nel nord del Kosovo a maggioranza serba, dopo le granate lanciate contro una stazione di polizia e contro il municipio di Zvecan. L’attacco ha avuto luogo solo poche ore dopo che la Polizia del Kosovo aveva annunciato di aver rafforzato le misure di sicurezza dopo i primi due incidenti. Non è chiaro se i tre episodi siano collegati.

Sabato mattina, il ministro dell’economia Artane Rizvanolli ha annunciato la posa di sei tubi provvisori per garantire la regolare fornitura di energia e acqua, e che “non c’è rischio che le centrali elettriche rimangano senza acqua“. Il ministro ha anche affermato il Kosovo si sta coordinando con la compagnia elettrica albanese per garantire la fornitura energetica.

Gli arresti

Il giorno dopo, sabato 30 novembre, la polizia kosovara ha arrestato otto persone, sospettate del sabotaggio, membri della Civilna Zastita, la “protezione civile” serba che il Kosovo considera come organizzazione terroristica.

Il comandante della polizia Gazmend Hoxha ha affermato che gli arrestati “sono sospettati di aver incitato, organizzato e persino eseguito questi recenti atti terroristici e in particolare quello nel canale di Iber Lepenc”. Nell’attacco sarebbero stati usati tra i 15 e i 20 chili di esplosivo.

La polizia kosovara ha fatto irruzione in 10 località, confiscando più di 200 uniformi militari, sei lanciarazzi a spalla, armi lunghe, pistole e munizioni. “Siamo riusciti a riparare i danni, arrestare i sospettati e confiscare un enorme arsenale di armi”, ha detto il ministro degli interni kosovaro Xhelal Svecla.

La Serbia nega ogni coinvolgimento

Il governo kosovaro ha attribuito l’“atto terroristico” alla vicina Serbia, che ancora contesta l’indipendenza del Kosovo e l’autorità di Pristina sui quattro comuni più settentrionali, a maggioranza serba.

Da Belgrado, sono presto arrivate dichiarazioni ufficiali a negare ogni coinvolgimento. Il presidente Aleksandar Vucic ha bollato le reazioni come “accuse infondate” contro la reputazione della Serbia, mentre il suo ministro degli esteri Marko Djuric si è spinto ad affermare senza prove che il mandante possa essere il premier kosovaro Albin Kurti, offrendo inoltre ogni sostegno finanziario e tecnico per riparare i danni al canale.

Le reazioni internazionali

Unanime condanna dell’attacco è venuta dalle ambasciate occidentali a Pristina – Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia. L’ambasciata italiana ha “condannato fermamente” l’attacco all’acquedotto: “Siamo a fianco del Kosovo nei suoi sforzi investigativi per individuare i responsabili”.

L’alto rappresentante UE Josep Borrell – durante la sua ultima giornata a capo del servizio diplomatico europeo – ha dichiarato che  “l’Unione Europea condanna con la massima fermezza l’attacco terroristico” come “spregevole sabotaggio alle infrastrutture critiche civili del Kosovo, che forniscono acqua potabile a una parte considerevole della popolazione e sono una componente essenziale del sistema energetico del Kosovo.” Borrell ha chiesto che vi siano indagini e che i responsabili siano assicurati alla giustizia, offrendo il sostegno dell’UE alle autorità di Pristina.

E’ passato tuttavia ormai più di un anno dall’attacco terroristico di Banjska, nel settembre 2023, quando un commando guidato dal politico serbo-kosovaro Milan Radoičić e composto anche da membri della Civilna Zastita ha ucciso un poliziotto kosovaro in un conflitto a fuoco, dopo essere stato sorpreso durante una operazione di trasferimento di armi. Da allora, i membri del commando hanno trovato rifugio in Serbia, che ha finora rifiutato di portare avanti alcuna indagine.

Foto: Albin Kurti/Facebook.

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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