Con tutta probabilità, Albania e Serbia co-organizzeranno gli europei di calcio under 21 del 2027. A fine settembre, infatti, la UEFA ha annunciato che quella di Albania e Serbia rappresenta l’unica candidatura ad essere stata presentata entro la scadenza, dopo che Belgio e Turchia si sono ritirate dalla corsa. Non è un evento raro che due federazioni si decidano di presentarsi unite per organizzare gli europei under 21, come avvenuto nelle ultime tre edizioni della competizione, e mai erano nate polemiche a riguardo. Tuttavia, per i trascorsi storici e i rapporti politici, il caso di Albania e Serbia è diverso e sta facendo molto discutere.
La scelta e le reazioni
Sebbene fosse intenzione della federazione calcistica albanese organizzare il torneo in solitaria, ciò non è stato possibile per le rigide normative UEFA che richiedono la presenza di almeno otto stadi che rispettino determinati parametri di capienza, sicurezza, e servizi offerti ai tifosi. Da qui, la necessità di trovare una federazione partner per una candidatura congiunta. Dopo avere sondato le opzioni di unirsi in questo progetto con il Kosovo o la Macedonia del Nord, opzioni non fattibili per la mancanza di un numero di stadi a norma sufficienti in questi due paesi, la scelta è ricaduta sulla Serbia. Una scelta in qualche modo storica e sorprendente, che ha inevitabilmente innescato polemiche dovute alle risapute tensioni tra i due paesi soprattutto in riferimento alla questione del Kosovo,
In casa albanese, tra i primi a dirsi contrario all’iniziativa, c’è stato l’ex capitano della nazionale albanese di calcio Lorik Cana, nato in Kosovo, che ha affermato come questa non sia un passo nella giusta direzione, almeno finché non ci sarà una reale normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo, e che ha sottolineato come sarà difficile in pratica organizzare eventi congiunti in cui saranno le persone a dover partecipare, nonostante la buona volontà delle federazioni. La candidatura congiunta infatti sembra avere sostegno soltanto a livello delle federazioni ed in alcuni limitati ambienti politici, mentre è fortemente osteggiata da molti tifosi, che hanno puntualmente messo in atto azioni dimostrative per mostrare il proprio disappunto. Già quando mesi fa le prime voci di una possibile candidatura congiunta si stavano facendo strada, il gruppo di tifosi albanesi ‘Red and Black Eagles‘ aveva sparso vernice rossa e attaccato foto dei massacri compiuti dai serbi in Kosovo sui cancelli esterni della sede della federazione calcistica albanese. Sulla stessa linea, prima della partita tra Albania e Ucraina del 19 novembre, i tifosi presenti allo stadio Air Albania di Tirana hanno esposto numerosi cartelli che elencavano vari avvenimenti del passato che sono ancora oggi una ferita aperta per i kosovari albanesi.
In Kosovo, il ministro dello sport Hajrulla Çeku ha affermato di aver saputo della decisione albanese soltanto quando è stata resa pubblica senza essere stato precedentemente interpellato per sondare la reale fattibilità di una candidatura congiunta Albania-Kosovo, che secondo lui sarebbe stata possibile visti i nuovi stadi che verranno costruiti nel paese prima del 2027.
Il calcio unisce?
Come affermato dal presidente della federazione calcistica albanese Armand Duka, l’iniziativa può essere vista come un messaggio politico di distensione che può contribuire ad andare oltre alle esistenti tensioni molto forti tra la popolazione albanese e quella serba. L’azione sarebbe in linea con i recenti sforzi di avvicinamento a livello politico che hanno visto protagonisti il primo ministro albanese Edi Rama e il presidente della Serbia Aleksandar Vučić, come la visita del premier albanese a Belgrado nel 2014 e l’iniziativa regionale Open Balkans.
Se è vero che lo sport può davvero essere un potente mezzo politico per unire le persone e far dimenticare per un po’ le differenze, la recente storia calcistica dei Balcani mostra l’esatto contrario: negli ultimi anni, infatti, il calcio è diventato un altro strumento tramite cui le tensioni del passato vengono riaccese e portate davanti all’opinione pubblica mondiale. Il caso più eclatante è sicuramente quello del 2014, quando durante la partita tra Serbia e Albania giocata a Belgrado un drone sorvolò a bassa quota lo stadio sventolando una bandiera della grande Albania facendo nascere violenti scontri.
Le sanzioni comminate dalla UEFA nei confronti delle federazioni serbe e albanesi dopo quasi tutte le partite per cori discriminatori cantati dai tifosi e per eclatanti gesti dimostrativi, come il recente tentativo dei tifosi serbi di bruciare una bandiera albanese durante Svizzera-Serbia, sono ormai all’ordine del giorno, con anche i giocatori che contribuiscono ad aumentare le tensioni. Tra i casi più celebri ci sono senza dubbio le esultanze dei giocatori svizzeri di origine kosovara Shaqiri e Xhaka dopo i loro gol contro la Serbia; la bandiera nazionalista appesa dai giocatori serbi nel loro spogliatorio ai mondiali di Qatar 2022; e il recente caso del giocatore dell’Albania Mirlind Daku agli ultimi europei disputati in Germania la scorsa estate, che dopo una partita prese un megafono e iniziò a guidare cori discriminatori verso i serbi. Le tensioni tra albanesi e serbi sono indissolubilmente legate alla questione del Kosovo, quantomai attuale anche a livello calcistico dopo che nell’ultimo turno di Nations League la nazionale kosovara impegnata contro la Romania ha deciso di abbandonare il campo a causa di ripetuti cori discriminatori in favore della Serbia cantati dai tifosi rumeni.
Il progetto va avanti
Nonostante ciò, il progetto di Albania e Serbia di ospitare i prossimi europei giovanili va avanti. Il prossimo passo sarà quello dell’ufficialità, che arriverà con tutta probabilità il 16 dicembre quando il comitato esecutivo della UEFA sarà chiamato ad esprimersi e ad assegnare ufficialmente la sede degli europei under 21.
Le polemiche sono destinate a non placarsi e accompagneranno tutto l’avvicinarsi del torneo fino al 2027, quando sarà davvero possibile valutare se l’europeo organizzato insieme sarà davvero un’occasione di riavvicinamento tra Albania e Serbia, come tutti si augurano, o un ennesimo terreno di divisioni.
Fonte immagine: Profilo X ‘Kosovar Football’