Con la visita del premier della Slovacchia i due paesi hanno gettato le basi per un vero e proprio partenariato strategico.
Tra il 31 ottobre e il 5 novembre, in concomitanza con il settantacinquesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Pechino e Bratislava, una delegazione slovacca composta da alti esponenti della politica e dell’imprenditoria si è recata in Cina per una visita ufficiale, non accadeva da 17 anni. L’incontro ha portato alla firma di 13 documenti di cooperazione, ma ha anche suscitato le critiche dagli avversari di Fico in patria e non solo.
I temi e gli accordi bilaterali
I quattro capisaldi intorno a cui Cina e Slovacchia hanno stretto i loro rapporti sono stati elencati da Xi Jimping in persona, a margine del suo incontro con Robert Fico presso il Palazzo dell’Assemblea del Popolo. Il primo è la fiducia politica reciproca; il secondo è la cooperazione pragmatica, dal commercio alla finanza, dall’energia alle grandi infrastrutture; il terzo sono le connessioni logistiche e culturali; l’ultimo è il dialogo costruttivo in funzione di un nuovo ordine internazionale.
La materia più approfondita nel corso del summit però è stata senza dubbio quella economica. Lo dimostrano, oltre ai documenti siglati di cui sopra, le 56 aziende rappresentate nella folta delegazione slovacca e alcuni appuntamenti chiave organizzati durante la cinque-giorni, come quello di Shanghai per la settima edizione del China International Import Expo (CIIE). Le imprese cinesi sono state invitate ad aumentare i loro investimenti in Slovacchia, viceversa le imprese slovacche sono state spinte ad esplorare il mercato cinese, divenuto ormai per il paese danubiano il più importante al di fuori dell’Unione Europea.
In questo contesto è stato privilegiato il settore delle tecnologie verdi. Fico infatti si è recato ad Hefei, capoluogo della provincia orientale dell’Anhui, per visitare la sede centrale del colosso Gotion High Tech: sul tavolo il progetto di costruzione di un’enorme fabbrica di batterie per auto elettriche da realizzare in territorio Slovacco. La partenza dei lavori è prevista per la prossima primavera e il relativo investimento, da 1.4 miliardi di euro, andrà condiviso con il partner locale InoBat.
Hanno trovato spazio infine anche temi più profani come il potenziamento degli scambi culturali, che coinvolgerà soprattutto la rete dell’Istituto Confucio, e le agevolazioni turistiche, per permettere in futuro ai visitatori slovacchi di soggiornare in Cina fino a un massimo di 15 giorni senza visto, e di volare senza scalo da Bratislava a Pechino.
Le reazioni politiche
Il viaggio di Fico è stato al centro delle polemiche dal momento della sua programmazione. L’opposizione interna in particolare ha sfruttato il pretesto per attaccare il governo su più fronti. Juraj Krupa, parlamentare di Libertà e solidarietà (Sloboda a Solidarita – SAS), ha visto nella missione orientale l’ennesima prova della deriva filo-russa dell’esecutivo, e durante la permanenza ha segnalato l’anomalia di alcuni incontri bilaterali organizzati in assenza dei media. Da Slovacchia Progressista (Progresívne Slovensko – PS) invece si è parlato di danno d’immagine per il paese, ma soprattutto è emersa preoccupazione sia per la tenuta della democrazia, sia per le ingerenze in materia di bilancio e di sicurezza che la partnership con il regime cinese potrebbe comportare.
Il primo ministro, dal canto suo, aveva difeso pubblicamente la sua scelta in un lungo intervento rilasciato alla vigilia della partenza. Nelle sue parole la convinzione che la Cina rappresenti oggi un interlocutore imprescindibile per la risoluzione dei conflitti, oltre ad essere un partner commerciale ed energetico prezioso in una fase difficile per la cooperazione Europea. A proposito di sicurezza e democrazia poi, Fico ha dichiarato che i problemi principali rimangono la fuoriuscita di armi in direzione Ucraina, spina nel fianco per le capacità difensive del paese, e il sistema dei partiti politici slovacchi, dispersivo e caotico, lesivo per la governabilità.
Ma le critiche intorno all’inedito asse Bratislava-Pechino non si sono esaurite in patria. A Washington non è stato certamente gradito il sostegno di Fico al principio caro a Xi Jimping di “una sola Cina” su Taiwan. Mentre a Bruxelles non è passato inosservato che il maxi accordo con Gotion sia arrivato pochi giorni dopo l’annuncio ufficiale dei dazi sulle auto elettriche cinesi da parte della Commissione Europea.
Lo sguardo altrove
Gli impegni internazionali di Fico rendono plasticamente la frattura tra il governo slovacco e il mondo euro-atlantico. Con frequenza sempre maggiore il Primo Ministro si avventura al di fuori del tradizionale perimetro di alleanze, rivolgendosi ai paesi BRICS come nuovi interlocutori di riferimento (prossimo viaggio programmato in Brasile). La sua agenda ricalca a tratti quella di Viktor Orban, ospite dodici mesi fa in Cina, dove aveva incontrato anche Vladimir Putin.
E proprio la Russia sembra essere nei piani di Fico per il 2025, come da lui stesso dichiarato lo scorso 30 ottobre alla TV pubblica Rossija 1, rispondendo sull’eventualità di partecipare alle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale.
Foto dal profilo Facebook di Robert Fico