Il risultato delle elezioni presidenziali in Moldavia lascia spazio ad ulteriori riflessioni sulla futura direzione del paese. Maia Sandu vince il secondo turno con il 55.33% dei voti. Battuto Alexandr Stoianoglo, che si ferma al 44.67%. La presidente uscente vince nettamente a Chisinau e tra la diaspora, ma perde nel computo complessivo dei voti nel paese, che registra un 51% a favore del candidato del Partito Socialista (PSRM). Stoianoglo stravince in Transnistria e in Gagauzia.
Numeri e dati dal territorio
Il sito della Commissione Elettorale Centrale della Moldavia offre una panoramica indicativa della distribuzione dei voti. Stoianoglo vince nei collegi di Briceni (70.94%), Ocnita (79.77%), Edinet (67.84%), Donduseni (72.10%), Riscani (66.83), Drochia (62.53), Soroca (58.19%), Glodeni (62.74), Balti (69.98), Singerei (53.26%), Floresti (58.76%), Soldanesti (52.49%), Falesti (61.84%), Dubasari (55.92%) e Cahul (51.02%). Nei territori autonomi della Gagauzia e in Transnistria l’ex procuratore si afferma rispettivamente con il 97.04% e il 79.40%. Se il voto dei gagauzi sembra “più realista del re” (addirittura più alto della Transnistria), ciò si spiega anche con il fatto che Stoianoglo è originario di Comrat, capitale dell’entità autonoma.
Il grande numero di voti ha portato Stoianoglo ad un totale di 51% di voti sul territorio della Repubblica Moldava, aggiudicandosi una vittoria virtuale nella provincia del paese, nelle zone rurali e, com’era scontato, nelle zone che rivendicano un legame economico e culturale più stretto con Mosca e la Russia.
Ma, come abbiamo detto in precedenza su East Journal, questo voto all’apparenza così polarizzante non significa che in Moldavia esista una spaccatura netta e simmetrica tra filorussi e filoeuropei.
In primo luogo, il fatto che anche Stoianoglo, durante la campagna elettorale, si sia pronunciato a favore del processo di integrazione europea – franchezza delle dichiarazioni a parte – significa che il futuro dialogo con l’Unione è ormai un elemento imprescindibile per accattivarsi il voto nazionale.
In secondo luogo, i voti a Stoianoglo non sono tutti da riferire al posizionamento internazionale del paese. Lentezza della lotta alla corruzione, nel contrasto alle ingerenze degli oligarchi, riforma della giustizia: sono questi tutti temi che hanno contribuito ad allontanare voti dalla presidente uscente, in un voto che si potrebbe dire “di protesta” più che completamente aderente e sovrapponibile al programma di Stoianoglo e del Partito Socialista.
A remare contro Maia Sandu sono stati anche il referendum per l’inserimento delle aspirazioni europee nella costituzione – passato con pochissimi voti di scarto – e l’associazione sempre più forte del suo nome e quello del suo partito alle spinte filoeuropeiste, escludendo di fatto una serie di partiti con idee di politica estera affini.
Diaspora e Chisinau a favore di Sandu
A “salvare” la presidente uscente – anche “visivamente”, per così dire, con il conteggio dei voti che ha visto una progressiva rimonta della candidata – sono state la grande diaspora moldava e la capitale Chisinau.
I moldavi all’estero hanno espresso chiaramente il loro supporto per Sandu. Con 327 851 voti la diaspora vale il 19.51% dei voti complessivi (1 680 608) e lo strabordante risultato dell’82.83% delle preferenze ha certamente giocato un ruolo decisivo nella rielezione.
Un discorso simile vale per il voto a Chisinau, dove Sandu ha raccolto 215 493 voti favorevoli (12.82% di incidenza sui voi totali).
Nuove ingerenze
La giornata elettorale è stata accompagnata da pesanti interferenze, fenomeno decisamente non nuovo nel panorama politico moldavo e anzi già riscontrato alla prima chiamata alle urne. Le autorità moldave hanno riferito di episodi di compravendita dei voti e spostamenti ad hoc di pullman e voli. Una novità riguarda le interferenze all’estero: come ha riportato la ministra degli esteri tedesca, Annalena Baerbock, i seggi di Amburgo, Francoforte e Berlino sono stati al centro di fittizi allarmi bomba atti a scoraggiare i possibili elettori dal recarsi alle urne.
Non è difficile immaginare quali forze si siano mosse nel tentativo di sabotare l’elezione di Maia Sandu, le cui affermazioni riguardanti i brogli sono state frettolosamente smentite da Mosca.
2025 tra vecchi problemi e necessità
La vittoria di Sandu è un passo importante nel percorso di affrancamento dalla Russia e di integrazione con i paesi europei intrapreso dalla Moldavia. Ma nessun risultato elettorale dura per sempre e già nel 2025 i cittadini saranno chiamati nuovamente alle urne per le elezioni parlamentari. In questo periodo di tempo Sandu dovrà far fronte all’evidente discontento rappresentato dal voto, che nel paese l’ha vista sconfitta. Conscia di queste “vulnerabilità” – così le ha chiamate nel primo discorso dopo la rielezione -, Sandu ha promesso ai cittadini una brusca accelerazione nel contrasto alla corruzione e nella riforma della giustizia. Contemporaneamente ha richiamato il paese all’unità, ribadendo le parole pronunciate da Stoianoglo dopo la sconfitta: “il voto di tutti merita rispetto, e democrazia significa innanzitutto maturità di fronte al risultato”.
Il PAS (Partito di Azione e Solidarietà, della rieletta Sandu) dovrà costruire un alleanza politica europeista capace di sopravvivere ad un’eventuale sconfitta elettorale e al contempo abbastanza forte da portare avanti il processo iniziato dalla rieletta presidente e confermato da queste elezioni. Per fare ciò sarà necessario aprirsi ad eventuali coalizioni con le forze affini, una delle quali potrebbe essere rappresentata dal carismatico sindaco della capitale Ion Ceban.
Il voto della popolazione moldava, nel paese e all’estero, ha confermato l’operato del partito e ha gettato le basi per un nuovo percorso che guarda ad occidente. Ma le promesse disattese, la lentezza e l’instabilità possono rigettare l’attuale presidenza al punto di partenza.
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