In Albania, il mese di ottobre ha visto nuove violente proteste nei confronti del primo ministro Edi Rama, il quale è accusato dalle opposizioni di portare l’Albania verso una deriva autoritaria e di usare la magistratura per fini politici. Nonostante il forte dissenso interno mostrato dalla parte di popolazione che supporta le forze di opposizione guidate dal Partito Democratico, il governo è comunque riuscito a compiere un passo fondamentale nel percorso di integrazione europea, aprendo ufficialmente i negoziati di adesione con l’UE, dopo che a fine settembre il destino dell’Albania era stato ufficialmente separato da quello della Macedonia del Nord.
Le proteste
Ad inizio ottobre, in seguito alla condanna a dodici mesi di reclusione del deputato del Partito Democratico Ervin Salianji, accusato di calunnia, i partiti d’opposizione sono scesi in piazza sostenendo che questa sentenza non abbia nulla a che fare con la giustizia ma sia frutto di una vendetta politica. Le proteste dei manifestanti antigovernativi hanno preso di mira l’ufficio del primo ministro, la sede del Partito Socialista, il Ministero degli Interni, il parlamento e l’edificio del comune di Tirana con bombe molotov, a cui sono seguiti violenti scontri con la polizia che ha dovuto usare i lacrimogeni per riportare la situazione sotto controllo. Attraverso slogan che inneggiano alla fine della dittatura di Rama ed al ritorno ad un’Albania libera, la principale richiesta è che il governo venga sostituito da un gabinetto tecnocratico ad interim che porti all’organizzazione di elezioni parlamentari libere e competitive, già previste per il prossimo anno.
Poche settimane dopo, il 21 ottobre, l’ex presidente dell’Albania Ilir Meta, attualmente leader del Partito della Libertà, forza politica all’opposizione, è stato arrestato per ordine dei procuratori della Struttura speciale anti corruzione, SPAK. Le accuse a suo carico sono corruzione, riciclaggio di denaro e mancata dichiarazione dei beni. Le indagini sul suo operato erano iniziate lo scorso anno quando a giugno era stato interrogato dalla stessa Procura, ma già negli scorsi anni Meta era finito sotto la lente della giustizia per presunto lobbying illegale negli Stati Uniti
Secondo il procuratore, Meta assieme alla moglie Monika Kryemadhi (oggi ex-moglie), parlamentare anch’essa indagata, hanno intrattenuto una “relazione corrotta” con uno degli uomini più ricchi in Albania ricevendo importanti regali come pranzi, ville di lusso e anche biglietti per il concerto di Beyoncé. Il magnate in cambio chiedeva ai due importanti politici vari favori tra cui aiuto per modificare alcune normative riguardo le estrazioni minerarie. Anche questo arresto ha portato a proteste di piazza, culminate in blocchi stradali in diverse aree del paese.
Le accuse a Rama
I manifestanti accusano il premier Rama di stare instaurando un regime sempre più autoritario tramite la progressiva erosione dell’indipendenza delle istituzioni pubbliche e l’accentramento dei poteri nelle sue mani, usando la magistratura e le accuse di corruzione per danneggiare le opposizioni. L’arresto di Salianji prima e Meta poi devono essere infatti collocate in una situazione già estremamente tesa, dopo che l’anno scorso il parlamento ha votato l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex presidente e primo ministro, nonché il principale leader dell’opposizione, Sali Berisha, il quale oggi guida e incita alla disobbedienza civile attraverso i suoi account social.
Le proteste contro il governo Rama non sono avvenute però soltanto nelle strade, ma anche all’interno del parlamento stesso dove deputati dell’opposizione hanno più volte bloccato i lavori dell’Assemblea e sono arrivati a bruciare oltre venti sedie, dando vita a scene che stanno purtroppo diventando ricorrenti all’interno delle istituzioni albanesi.
I negoziati di adesione con l’UE
Nel frattempo, nonostante i disordini interni, il governo Rama sta procedendo dritto per raggiungere i propri obiettivi, anche in vista delle elezioni che si terranno tra otto mesi. Martedì 15 ottobre infatti, l’Albania e l’UE hanno ufficialmente aperto negoziati di adesione che accompagneranno il paese fino al momento in cui entrerà a far parte dell’UE. Ciò consentirà a Bruxelles di monitorare i cosiddetti “fondamentali” dell’adesione, ovvero il modo in cui il Paese si allinea ai diritti umani, allo stato di diritto e al funzionamento delle istituzioni democratiche, il cui progresso determinerà la velocità di adesione dell’Albania.
Questa prima fase di negoziati è stata guidata da Péter Szijjártó, Ministro degli Affari Esteri e del Commercio per conto della Presidenza ungherese del Consiglio dell’Unione Europea, e dal Commissario per il vicinato e l’allargamento Olivér Várhelyi; mentre per conto dell’Albania è stato Edi Rama in persona ad assumersi l’onere dell’inizio dei negoziati. Come affermato da Szijjártó, che ha riconosciuto i grandi progressi fatti dal paese in numerosi campi, uno degli obiettivi della presidenza ungherese è proprio quello di sfruttare il momento e portare forze fresche all’interno dell’Unione, cosa che può essere fatta integrando i paesi dei Balcani occidentali.
Anche se sul fronte della corruzione gli standard sono ancora molto lontani da quelli richiesti, il fatto che l’Albania sia convintamente allineata con le decisioni di politica estera e sicurezza comune adottate dall’UE e che sia anche un membro della NATO sarà sicuramente un punto a favore per velocizzare il percorso di adesione che, nonostante il passo avanti dell’apertura dei negoziati, si prospetta ancora lungo e faticoso.
Elezioni in vista
I prossimi mesi saranno molto importanti per la politica del paese. Infatti, la violenza dovuta ad un diffuso malcontento di una parte della popolazione e l’apertura dei negoziati con l’UE arrivano mentre l’Albania si avvicina alle elezioni parlamentari del giugno 2025. Sebbene l’opposizione sia ancora divisa, spera tuttavia di scalzare il Partito Socialista di Rama, al potere dal 2013, che durante il suo mandato ha sicuramente raggiunto risultati importanti soprattutto dal punto di vista internazionale, dove è riuscito a dare nuovo slancio alla politica estera albanese cercando di porsi come una figura di riferimento per la stabilità dei Balcani e ottenendo anche un seggio al consiglio di sicurezza ONU nel biennio 2022-23.
Una parte della popolazione albanese, evidentemente, la pensa diversamente, e le tensioni in vista delle elezioni sono destinate ad aumentare.
Foto: Albanian Daily News