Non si ferma il lunghissimo ciclo elettorale in Bulgaria: il 27 ottobre ci saranno nuove elezioni parlamentari.
Il prossimo 27 ottobre si voterà, di nuovo, in Bulgaria. I bulgari saranno chiamati ad eleggere un nuovo parlamento per la settima volta in appena tre anni.
Le elezioni di aprile 2023 erano culminate in un accordo “contro natura” tra GERB, il partito di centro-destra dell’ex premier Bojko Borisov, e Continuiamo il Cambiamento-Bulgaria Democratica di Kiril Petkov, alleanza liberale che aveva fatto dell’opposizione a Borisov e alla corruzione cronica nel Paese la ragione del suo successo. Il partito della minoranza turca Movimento per i Diritti e la Libertà aveva inoltre preso parte alle discussioni. La coalizione tra i partiti si è costruita su un meccanismo di rotazione che prevedeva un cambio di primo ministro dopo nove mesi dall’investitura del governo. Il passaggio da Nikolai Denkov, esponente di Continuiamo il Cambiamento, a Mariya Gabriel, fedelissima di Borisov, ha però fatto collassare l’accordo tra i due: i liberali si sono infatti opposti alla proposta di Gabriel, il cui governo avrebbe visto troppi ministri vicini a GERB. Le ultime elezioni, quelle dello scorso 9 giugno, erano risultate in un nulla di fatto: un nuovo governo tecnico guidato da Dimitar Glavchev ha traghettato il paese verso nuove elezioni.
Non sorprende, dunque, che secondo i sondaggi il supporto per i liberali è in discesa, mentre GERB si tiene saldo al primo posto intorno al 26%. Continua l’ascesa dell’estrema destra di Vazrazhdane, ormai ad un passo dal secondo posto. Alcune novità sono nel frattempo avvenute tra gli altri attori principali del gioco politico, in particolare il Partito Socialista Bulgaro (BSP) e il partito della minoranza turca.
Le novità
Il BSP si è infatti disfatto della leader di partito Korneliya Ninova che, secondo molti tramite metodi autoritari, aveva spinto lo storico successore del Partito Comunista Bulgaro su posizioni apertamente nazionaliste e conservatrici, espellendo le personalità che contestavano la sua leadership. La sua esclusione segue un catastrofico declino elettorale che ha portato il BSP, all’elezione di Ninova uno dei due grandi partiti del paese insieme a GERB, a risultati elettorali ad una cifra. Sembra però non convincere la nuova offerta messa avanti dalla nuova leadership, al momento assegnata ad Atanas Zafirov. Il partito cerca infatti di riproporre una certa moderazione e posizioni un po’ più progressiste, senza distanziarsi troppo dalle istanze del suo storico elettorato, di età avanzata e rurale. È al momento fallito il tentativo di emulare lo schema di ampio successo delle elezioni locali a Sofia, nel 2023, quando la sinistra unita (insieme a qualche piccolo partito russofilo e di estrema destra) aveva appoggiato la sindacalista Vanja Grigorova attraverso una piattaforma dal chiaro impianto di sinistra, a tratti anticapitalista, che aveva smosso le periferie della capitale. Se Zafirov è riuscito a riunire il BSP e i partiti che si erano da esso distaccati a causa di attriti con Ninova, manca la partecipazione di Grigorova, che al momento sta riflettendo sulla creazione di un proprio progetto politico.
L’altra novità riguarda il partito della minoranza turca, che ha subito un’importante scissione, conseguenza dei contrasti tra le sue due figure di spicco, il suo fondatore Ahmed Dogan e il capo del partito Delyan Peevski. Peevski, sanzionato da Stati Uniti e Regno Unito sotto il Magnitsky Act per corruzione, ha tentato di far espellere gli esponenti vicini a Dogan. Quest’ultimo era contrario alla formazione di un governo a guida GERB: alla sua investitura dopo le elezioni di giugno, trenta parlamentari del partito hanno votato a favore, mentre 15 si sono opposti. Peevski è stato tuttavia allontanato dalla guida del partito, e i suoi fedeli espulsi, provocando una scissione: DPS-Nuovo Inizio rappresenta dunque i turchi vicini a Peevski, mentre i fedeli allo storico leader Dogan saranno raccolti sotto l’Alleanza per i Diritti e la Libertà. La scissione potrebbe avere pesanti conseguenze per la (già debole) stabilità dei futuri governi: il Movimento ha storicamente rivestito il suo ruolo di ago della bilancia, formando coalizioni di governo sia con la sinistra che con la destra e permettendo ai partiti storici di formare solide maggioranze.
Potrebbero essere infine rappresentati in Parlamento (la soglia di sbarramento è al 4%) i populisti di C’è un popolo come questo, guidati da Slavi Trifonov (un tempo partito pigliatutto di successo, ora più marcatamente conservatore) e Grandezza, ennesimo partito di estrema destra russofila, da subito alle prese con diatribe interne dopo l’entrata in parlamento alle ultime elezioni, anche in questo caso per la posizione da tenere di fronte a GERB.
Quale futuro?
Le conseguenze di questo eterno ciclo di elezioni sono ormai più che visibili. Lo sono tra la popolazione: ormai, solo un cittadino su tre si reca alle urne. Ma anche concretamente sul Paese, visto che la trafila di governi tecnici non è riuscita a garantire continuità agli affari straordinari: ad esempio, solo una tranche di fondi previsti dal Piano di Ripresa e Resilienza dell’Unione Europea è stata versata, sebbene Sofia ne avrebbe dovute ricevere quattro a questo stadio. Di che far aumentare le preoccupazioni, anche considerati i sondaggi che, al solito, restituiscono l’immagine di un prossimo Parlamento ancora troppo frammentato per garantire stabilità.
Foto: Georgi C, Flickr