Un’alluvione devastante ha travolto la Bosnia tra la notte passata e la mattina di oggi.
La situazione
È drammatico il bilancio, ancora provvisorio, delle inondazioni e delle frane che hanno colpito la Bosnia centrale nella giornata di oggi, causate dalle piogge torrenziali cadute incessantemente nelle ultime ore sul paese.
Sono almeno quattordici i morti accertati, ma sono ancora diverse le persone di cui non sia ha notizia, facendo così temere un bilancio ancor più pesante. Epicentro del disastro è il comune di Jablanica – municipio di diecimila abitanti a circa settanta chilometri a sud-est di Sarajevo – che risulta tuttora totalmente isolato e privo di elettricità. La rete telefonica mobile risulta inutilizzabile.
È qui che il ministro della difesa Zukan Helez ha inviato un contingente dell’esercito per mettere in salvo la popolazione, tra le quali diciassette persone ospitate nel locale ospedale psichiatrico. I media bosniaci e tutti i social stanno trasmettendo in queste ore immagini che testimoniano inequivocabilmente la magnitudine del fenomeno: villaggi e paesi totalmente sommersi dall’acqua, strade interrotte, auto travolte, animali domestici trascinati dalla corrente.
Darko Juka, portavoce dell’amministrazione locale, ha paragonato la situazione ai disastri causati dalla guerra che ha sconvolto il paese all’inizio degli anni ’90. Le autorità locali hanno raccomandato alla popolazione di rifugiarsi ai piani superiori degli edifici o sui tetti e, soprattutto, di non avventurarsi per le strade trasformate in torrenti.
Una situazione simile si è verificata anche a Konjic e Kiseljak, sempre nella Bosnia centrale, dove il sindaco ha parlato di “diluvio di proporzioni bibliche”. Il governo del Cantone Erzegovina-Neretva, con sede a Mostar, ha definito la situazione come critica.
È un evento che riporta inevitabilmente alla mente la tragedia delle alluvioni del maggio 2014 quando a morire furono venticinque persone con danni corrispondenti al 15% del PIL nazionale, un bilancio che rischia pericolosamente di essere superato.
Più in generale sono stati tutti i Balcani ad essere stati interessati dal fenomeno: violenti nubifragi e allagamenti sono stati segnalati anche in Montenegro dove alcuni villaggi sono rimasti isolati; stessa sorte in Croazia dove si segnala l’interruzione di diverse vie di comunicazione e la capitale Zagabria si sta preparando alla possibile rottura degli argini della Sava.
Le polemiche che verranno
Episodi simili sono sempre più ricorrenti anche in risposta ai cambiamenti climatici che sconvolgono il pianeta. La siccità che ha afflitto tutta l’area balcanica questa estate (la seconda in tre anni, l’ottava negli ultimi venti) testimonia che piove di meno ma che piove in modo tragicamente più violento. Con quello di oggi, infatti, sono già cinque gli eventi alluvionali che hanno travolto la Bosnia Erzegovina in questo secolo: 2004, 2010, 2014 e 2019. Un trend inequivocabile.
Fenomeni i cui effetti sono amplificati dall’abusivismo edilizio e dall’antropizzazione delle aree golenali, oltre che dall’abbandono delle opere di difesa (argini, canalizzazioni, vasche d’espansione) e di monitoraggio. Abbandono catalizzato dalla frammentazione amministrativa del paese, dalla sua spaccatura in entità inconciliabili che non consente il necessario coordinamento tra le autorità che dovrebbero salvaguardare l’ambiente. Frammentazione che non segue i limiti dei bacini idrografici, quelli dei fiumi e delle montagne, come si converrebbe se davvero si volesse gestire un territorio così naturalmente vulnerabile.
Ma quello della politica, troppo spesso quella meno nobile, quella che si fa sulla pelle della gente. Quella che lascia il paese sguarnito di fronte a queste calamità.
(Foto: ilpost.com)