Slovacchia
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SLOVACCHIA: La lotta per la libertà della cultura non è andata in vacanza

In Slovacchia, secondo l’opposizione quella condotta dalla Ministra della cultura Šimkovičová è una vera e propria guerra culturale.

Ad agosto, la Ministra della cultura slovacca Martina Šimkovičová ha in poche ore revocato l’incarico prima al direttore del Teatro Nazionale Slovacco Matej Drlička e poi alla direttrice della Galleria Nazionale Slovacca Alexandra Kusá.

Già da tempo secondo gli interessati e l’opposizione quella condotta dalla Ministra Šimkovičová è una vera e propria guerra culturale, aperta ormai su svariati fronti. “Avevano semplicemente bisogno di controllare un’altra istituzione, perchè il teatro era libero, parlava in modo libero e così criticava gli avvenimenti politici. Questo per loro è una cosa inaccettabile. Loro non accettano le critiche, non accettano la libertà” ha detto Drlička in un’intervista al quotidiano Deník N. Il braccio di ferro tra l’ex direttore del Teatro Nazionale e la Ministra Šimkovičová, del resto, andava avanti ormai da tempo. Drlička è stato licenziato causa fallimento manageriale e perdita di fiducia. Il Ministero della Cultura, però, già a luglio aveva criticato Drlička per aver revocato l’incarico alla direttrice del balletto.

Nel caso di Alexandra Kusá si è parlato di un uso improprio di denaro, di conflitto di interessi, in quanto un membro della famiglia di quest’ultima avrebbe partecipato alla progettazione del nuovo edificio della Galleria Nazionale Slovacca al momento della sua ristrutturazione. Anche in questo caso, però, Martina Šimkovičová, che persegue come obiettivo quello di consolidare la cultura “tradizionale” slovacca, già in precedenza aveva criticato l’operato della direttrice della Galleria Nazionale. In relazione alla partecipazione della Slovacchia alla Biennale di Venezia, infatti, aveva scritto di una “dubbia presentazione dell’arte” e aveva invitato i “rappresentati del campo liberal-progressivista” a smettere di “far vergognare la cultura slovacca”.

Ora si scende si scende in piazza!

In un’intervista rilasciata al sito web filorusso e sostenitore di teorie complottiste Infovojna, la Ministra della Cultura e la sua mano destra Lukáš Machala si sono lamentati di non sentire un sufficiente supporto da parte dei loro sostenitori. Hanno invitato così questi ultimi ad “alzare il sedere e ad essere veri Slovacche e Slovacchi“.

A poche ore di distanza dalla pubblicazione delle suddete dichiarazioni una folla formata da alcune centinaia di famosi attori e artisti, ma anche da persone comuni è uscita dal Teatro Nazionale e ha riempito le strade di Bratislava, fermandosi davanti al Ministero della Cultura, dando vita ad una marcia di protesta, la più grande degli ultimi anni per quanto riguarda il mondo della cultura.

Per le vie di Bratislava si sono sentiti slogan come “Non rinunciamo alla cultura!”. Sugli striscioni tra gli altri è comparso anche il volto di Dolores Umbridge, l’odiata professoressa di Hagwards della saga di Harry Potter, accompagnato dalla scritta “Dolores Šimkovičová”. Secondo la rappresentanza della Galleria Nazionale Slovacca, inoltre, a parlare di crisi delle istituzioni è solo il Ministero della Cultura. Addirittura la Kusá pensa che attraverso menzogne e pratiche che ricordano quelle della normalizzazione i vertici del Ministero stanno buttando nel cestino il lavoro di tutto un collettivo.

La guerra riguarda anche i media

A luglio è entrata in vigore la legge che ha posto definitivamente fine all‘esistenza della RTVS (Rozhlas a televize Slovenska) che è stata sostituita dalla STVR  (Slovenská televize a rozhlas). Nella pratica la legge ha comportato, tra l’altro, il fatto che il direttore generale L‘uboš Macha ha dovuto abbandonare la sua posizione con anticipo. Il futuro direttore della STVR sarà nominato dal consiglio a capo dell‘istituzione di nuova formazione. Anche i membri correnti del consiglio della RTVS, infatti, sono stati costretti a rinunciare alla propria carica. Quattro membri del consiglio saranno nominati dalla Ministra della Cultura, gli altri cinque saranno scelti dal parlamento. L’opposizione e gli impiegati della RTVS già in passato hanno criticato la legge, indicandola come uno strumento con cui la coalizione di governo vuole controllare i media pubblici. Dal canto suo Martina Šimkovičová, nel giustificare la legge in Parlamento, ha affermato che la trasmissione della RTVS ha progressivamente perso i suoi elementi di obiettività e ha rinunciato all’equilibrio.

Un acceso conflitto tra i redattori e la direzione circa la forma delle notizie è scoppiato nei mesi scorsi anche all’interno del canale televisivo Markiza. Michal Kovačič durante una diretta del suo talkshow politico ha criticato apertamente la direzione della stazione televisiva, mettendo in guardia contro la cosiddetta “orbanizzazione” dei media in Slovacchia. In reazione a ciò i due programmi del conduttore sono stati eliminati dal palinsesto. Ma non solo: in seguito Kovačič è stato licenziato.

In primavera, inoltre, è stata interrotta la trasmissione del talkshow politico della televisione privata Joj. La conduttrice in questo caso si è lamentata  della difficoltà di ottenere gli ospiti e successivamente ha abbandonato l’azienda.

Foto: Bwag, Wikimedia Commons

Chi è Sara Rovere

Sara Rovere è nata a Torino nel 1991. Ha studiato presso l'Università degli Studi di Padova Lingua, letterature e culture moderne e attualmente vive fra Torino e Praga. Per East Journal si occupa di aspetti storico-culturali di Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia.

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