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BALTICO: le recinzioni non fermano i migranti dalla Bielorussia

Recinzioni e misure di sorveglianza rafforzata non fermano l’immigrazione irregolare lungo il confine bielorusso.

Nonostante gli ostacoli fisici e le misure di sorveglianza rafforzata, l’immigrazione irregolare lungo il confine bielorusso continua a rappresentare una sfida per Lettonia e Lituania. I Paesi baltici in prima linea nella difesa comunitaria soffrono la mancanza di fondi sufficienti da parte dell’Unione Europea. La pressione migratoria richiede risposte più adeguate da parte dell’UE.

In Lettonia, i lavori per la recinzione al confine con la Bielorussia sono quasi completati. Dei 145km previsti, solo 15km rimangono scoperti, principalmente lungo il fiume Daugava e il lago Riču, con fine lavori nel 2025. Tuttavia, la recinzione è solo parte della strategia. La Lettonia ha investito in nuove infrastrutture: strade secondarie, torri di controllo e di comunicazione, ponti e passerelle per facilitare l’accesso e le operazioni di pattugliamento. Fino ad ora sono state realizzate quattro delle sei torri di controllo programmate, per un costo totale di 3.6 milioni di euro, finanziati dall’UE.

Nel frattempo, il regime di sorveglianza rinforzata, reintrodotto il 13 marzo 2024 e inizialmente previsto fino al 12 settembre, è stato prolungato fino al 31 dicembre. Lo stato di emergenza, dichiarato nell’agosto del 2021 in quattro comuni, è stato ripetutamente esteso dal Parlamento. Nel 2022, proprio qualche mese dopo l’aggressione russa in Ucraina, altri due comuni sono stati inseriti nella lista. L’obiettivo del regime di sorveglianza è duplice: da un lato, garantire l’inviolabilità dei confini nazionali attraverso un controllo rafforzato delle aree interessate; dall’altro, prevenire e contenere efficacemente i tentativi di attraversamento illegale.

Anche la Lituania ha intensificato le misure. Dal 2021 ha costruito più di 500km di recinzione con filo spinato lungo il confine con la Bielorussia, che si estende in totale per 679km. A differenza di Riga, Vilnius ha concluso la costruzione della recinzione già nel 2022.

Coordinamento dei baltici per la sicurezza della regione

Dopo il recente caso del drone militare russo entrato nello spazio aereo lettone dalla Bielorussia e precipitato nel territorio di Rēzekne, il Ministro della Difesa lituano Laurynas Kasčiūnas e il Presidente Gitanas Nauseda hanno richiesto un rafforzamento del controllo aereo e decisioni più rapide contro le minacce, dimostrando il loro sostegno alla Lettonia. Vilnius ha inoltre inviato rinforzi per aiutare a gestire il flusso di migranti, a causa della mancanza di risorse nel paese confinante.

Le nuove barriere difensive terrestri costruite dai paesi baltici hanno spinto Riga e Tallinn a temere un potenziale aumento dell’uso di droni e velivoli non autorizzati. Per rispondere alla minaccia aerea, infatti, Lettonia ed Estonia stanno pianificando la creazione di un “muro di droni”.  Secondo il Ministro dell’Interno estone, Lauri Laanemets, l’obiettivo è quello di creare capacità di rilevamento e abbattimento dei droni ai confini con la Russia e la Bielorussia e nelle principali città, sottolineando l’importanza di questa tecnologia per contrastare attività ostili. Laanemets ha sottolineato anche che i confini baltici coincidono con quelli dell’Unione Europea e per questo motivo maggiori fondi e attenzione dovrebbero arrivare da Bruxelles, considerando che l’UE ha contribuito a meno del 3% del totale di 125.35 milioni di euro spesi dalla Lettonia per la difesa dei confini. Anche la Lituania ha ricevuto dall’UE 3.6 milioni di euro per apportare delle migliorie al sistema di sorveglianza lungo tutto il confine con la Bielorussia nel 2023. Si tratta di cifre irrisorie, considerando che la stima per un progetto di potenziamento delle infrastrutture esistenti, da qui al 2030, prevede costi fino a 65 milioni di euro.

La collaborazione tra i paesi dimostra una linea comune nella gestione della difesa regionale e nella risposta alle minacce russe. Pur avendo approcci diversi nella politica estera, Estonia, Lettonia e Lituania sono unite nel fronteggiare i “fastidiosi vicini”. I rappresentanti dei Ministeri della Difesa dei paesi baltici e della Polonia si sono riuniti il 27 settembre a Daugavpils, principale città lettone dove lo stato di emergenza viene esteso periodicamente, per discutere della situazione ai confini orientali. Durante l’incontro, riportato da lsm, i delegati hanno riaffermato la loro cooperazione nella protezione congiunta delle frontiere, sia via terra che, soprattutto, nello spazio aereo. Inoltre, hanno auspicato un maggiore sostegno da parte di NATO e UE per rafforzare ulteriormente la difesa della regione.

Tra crisi migratoria e guerra in Ucraina: perché i confini baltici sono sotto stretta sorveglianza

Il desiderio di un maggiore controllo dei confini statali ha diverse ragioni. Da un lato c’è la crisi migratoria del 2021. Nel 2020 le proteste popolari in Bielorussia, scatenate della rielezione dello storico Presidente Aljaksandr Lukašenka, elezione tuttavia contestata a livello interno e internazionale, furono represse duramente. La comunità europea rispose applicando delle sanzioni alla Bielorussia vista la grave violazione dei diritti umani. La risposta di Minsk non tardò ad arrivare e si tradusse nella gestione di un flusso di migranti, provenienti da paesi terzi, che dalla Bielorussia venivano fisicamente portati ai confini europei con l’obiettivo di destabilizzare la Comunità. La Polonia e la Lituania furono i due paesi maggiormente colpiti, e quindi iniziarono la costruzione delle barriere fin da subito.

Dall’altro lato, non si può dire che l’invasione russa dell’Ucraina non abbia giocato un ruolo decisivo nella decisione di applicare alcune norme stringenti. Infatti, oltre alla costruzione della recinzione, a partire dal 2022 sono stati introdotti diversi provvedimenti mirati a contrastare l’azione della Bielorussia, sostenitrice di Putin nella guerra. Oltre al controllo rafforzato dei confini, sanzioni economiche, restrizioni nel rilascio di visti e diminuzione dei rapporti diplomatici sono parte delle azioni intraprese dagli stati baltici.

Ad esempio, uno dei modi in cui il regime di Lukašenka ha eluso le sanzioni che l’UE ha imposto alla Russia, diventando un pericoloso tramite, è stato consentire il transito di automobili europee e russe in entrambe le direzioni. In linea con l’ottavo pacchetto di sanzioni adottato dall’Unione Europea contro Minsk, il Parlamento lettone (Saeima) ha approvato il 12 settembre un emendamento alla legge sul traffico stradale. La nuova norma impone ai proprietari di veicoli immatricolati in Bielorussia di cambiare targa o portare i veicoli al di fuori del territorio lettone. Tuttavia, questa legge non rappresenta un vero e proprio divieto alla circolazione: i veicoli con targa bielorussa potranno comunque attraversare il paese previa registrazione. Già a luglio, un regolamento dell’Unione Europea aveva vietato l’ingresso nel territorio comunitario di autovetture immatricolate in Bielorussia.

Gli effetti sul fenomeno migratorio

Il rafforzamento di confini terrestri ha un impatto significativo su un fenomeno che può essere ridotto, ma difficilmente sradicato: la migrazione. Nel 2023 si sono registrati numeri record di tentativi di attraversamento al confine lettone-bielorusso, con ben 13.863 episodi documentati. Come riportato da Frontex, nella prima metà del 2024 il numero complessivo di tentativi di ingresso nell’UE dai suoi confini orientali (inclusa la Polonia), è tuttavia aumentato del 148% rispetto all’anno precedente. Come emerge dai dati pubblicati sul portale ufficiale del governo lettone, se la Lettonia ha impedito l’accesso a oltre 4.200 migranti quest’anno, la Lituania si distingue per numeri decisamente inferiori, con poche centinaia di casi, mentre la Polonia ha registrato circa 26.000 tentativi. Tuttavia, la crisi migratoria affligge oggi molti paesi e la “rotta dell’Est” rimane particolarmente ambita perché considerata più sicura rispetto ad altre vie per raggiungere l’UE. Le recinzioni e i sistemi di sorveglianza ai confini lettone e lituano, per quanto migliorati, non sembrano risolvere il problema. Anzi, il numero di tentativi è aumentato nei mesi estivi, suggerendo che tali misure, per quanto deterrenti, non bastano a fermare i flussi. In alcuni casi, inoltre, i danni alla recinzione stessa sembrano essere stati provocati dai servizi bielorussi, complicando ulteriormente la situazione.

In Lettonia il picco di attraversamenti è stato rilevato a luglio, coincidente con il completamento della nuova recinzione al confine. L’aumento dei tentativi non sembra casuale: a luglio sono entrate in vigore nuove restrizioni sui veicoli con targa bielorussa, insieme a un emendamento alla legge sull’immigrazione di cui già scritto su East Journal, suggerendo che l’ondata migratoria possa essere una mossa politica orchestrata, ancora una volta, dai vicini, Russia e Bielorussia. Inoltre, modifiche al codice penale nell’ottobre 2023 hanno inasprito le pene per chi facilita i movimenti illegali al confine. Da quel momento, chi aiuta i migranti ad attraversare la frontiera dovrà aspettarsi sanzioni più severe, con l’eliminazione dei servizi sociali come alternativa e un aumento della pena minima da 15 giorni a tre mesi di detenzione. Più di trenta procedimenti penali sono stati avviati quest’anno in Lettonia contro cittadini lettoni e stranieri coinvolti nel traffico di migranti. Finora, 428 persone sono state accolte nel paese per ragioni umanitarie. Il flusso di migranti proviene non solo da paesi africani e dal Medio Oriente, ma anche dall’Asia, dimostrando come la rotta orientale sia diventata un punto nevralgico di pressione migratoria per l’intera Unione Europea.

Alzare muri in nome della sicurezza, ancora una volta

Il rafforzamento dei confini esterni dell’UE, in particolare quello con la Bielorussia, è una risposta alla minaccia che il paese rappresenta per la sicurezza della Lituania e della Lettonia e dell’intera Comunità europea. Sebbene questo tema rifletta l’ostilità del regime bielorusso e il contesto della guerra in Ucraina, alcuni provvedimenti furono implementati già a partire dal 2021 in risposta alla crisi migratoria.

Per Lettonia e Lituania le priorità rimangono la sicurezza interna e il supporto all’Ucraina, obiettivi perseguiti sia attraverso l’applicazione rigorosa dei pacchetti di sanzioni sia mediante la costruzione di barriere. Mentre le autorità puntano a garantire la sicurezza del paese con questi muri, esse ignorano il profondo impatto che questi hanno sulla vita di chi vive al confine. Molte famiglie hanno parenti in Bielorussia e le restrizioni alla mobilità rendono difficili gli incontri. Inoltre, le barriere aggravano le condizioni già critiche dei migranti. Questo approccio contribuisce ad esacerbare la vulnerabilità di coloro che cercano rifugio.

L’idea che muri e barriere possano fungere da soluzione al complesso fenomeno della migrazione continua a essere controversa e solleva importanti questioni etiche. Infatti, il rafforzamento dei confini esterni non ha fermato le violazioni, come dimostrato dall’apertura di un secondo centro per richiedenti asilo a Liepna, in Lettonia. Un’intervista condotta da lsm ad un abitante del paese evidenzia che non solo il nuovo centro ha reso necessarie delle migliorie alle infrastrutture locali, ma, soprattutto, ha contribuito a mantenere viva la comunità locale, affrontando così il problema dello spopolamento che affligge gran parte della Lettonia.

In questo contesto, ci si interroga se una riforma delle politiche di asilo con un maggiore riconoscimento dello status di richiedente asilo possa rappresentare un’alternativa per bilanciare sicurezza e rispetto dei diritti umani.

Foto: Gatis Dieziņš, Ministero della Difesa

Chi è Ilaria Da Rin Bettina

Classe 2000, laureata in Scienze Politiche all'Università di Padova, studentessa di East European and Eurasian Studies (MIREES) all'Università di Bologna. Si interessa principalmente di spazio post-sovietico, in particolare dei Paesi baltici e del Caucaso meridionale.

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