Bosnia elezioni

BOSNIA: Elezioni locali, i dubbi sull’abuso delle risorse pubbliche

di Tommaso Fontana

In vista delle elezioni amministrative del prossimo 6 ottobre, crescono le preoccupazioni riguardo l’aumento della spesa pubblica registrato in periodo pre-elettorale. Questa mossa strategica, attuata a ogni livello di governo, mina l’integrità del processo democratico e la fiducia dei cittadini.

Come riportato dall’organizzazione non governativa Transparency International, tra luglio ed agosto gli enti pubblici bosniaci hanno impiegato circa 53 milioni di marchi bosniaci (26.5 milioni di euro) per il finanziamento di sussidi una tantum e la realizzazione di eventi culturali e sportivi fortemente politicizzati. Ad esempio, il sindaco di Lukavac, a poche settimane dalle elezioni, ha introdotto un sussidio una tantum di 100 marchi destinato ai veterani, mentre a Tomislavgrad e a Ljubuski le amministrazioni locali hanno strizzato l’occhio agli studenti, con un sussidio di 200 marchi. Invece, a Čelinak è stato organizzato un concerto in cui i candidati del partito SNSD al governo di Banja Luka hanno rubato la scena ai musicisti, sebbene la campagna elettorale non fosse ancora iniziata.

Non è la prima volta che in Bosnia Erzegovina si verificano sospetti di casi di voto di scambio indiretto, ma le cifre da capogiro messe sul tavolo in questa occasione preoccupano gli osservatori internazionali e la commissione elettorale centrale, l’organo nazionale predisposto al controllo del regolare svolgimento delle elezioni.

Fioccano le sanzioni

La commissione elettorale centrale per ora ha imposto 43 sanzioni, per un totale di 55.300 marchi di multe. Tuttavia, molte delle segnalazioni di Transparency International sono state respinte, poiché in alcuni casi i pagamenti di questi sussidi erano già stati considerati nei bilanci locali, sebbene siano stati elargiti solamente in vista delle elezioni del 6 ottobre. La nuova legge elettorale, imposta a fine marzo dall’Alto rappresentante per la Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt attraverso i poteri di Bonn, è stata interpretata dalla commissione in maniera da ridurre all’osso le sanzioni, eludendo le disposizioni sul comportamento dei partiti e l’abuso di risorse pubbliche in periodo pre-elettorale.

Le multe sono state emesse anche per altre irregolarità. La coalizione di organizzazioni non governative Pod Lupom (“Sotto controllo”) ha segnalato la mancata indipendenza dei membri dei seggi, incaricati di organizzare le elezioni e gestire il processo di voto a livello locale, che subiscono la forte influenza dei partiti politici che cercano così di manipolare il processo democratico. La stessa Pod Lupom ha inoltre sollevato alcune preoccupazioni sulla difficile accessibilità delle liste elettorali. Infatti, in Bosnia Erzegovina queste non sono pubbliche, sebbene la nuova legge elettorale garantirebbe agli elettori il diritto di visualizzare estratti della “lista centrale degli elettori” sul sito web della commissione elettorale centrale. A causa della mancata pubblicazione delle liste elettorali non si può escludere che alcuni elettori siano registrati in molteplici circoscrizioni.

Un problema decennale

Con il paese che cerca di consolidare la sua posizione in Europa, l’impegno per elezioni trasparenti rimangono essenziali per garantire un futuro stabile e democratico. Infatti, sebbene gli osservatori internazionali avessero definito le elezioni generali del 2022 “competitive e ben organizzate”, gli stessi avevano posto l’accento sull’influenza delle divisioni etniche nel processo democratico, le quali ostacolano un suffragio universale e egualitario. Inoltre, oggi come allora, le donne non sono rappresentate adeguatamente nelle candidature agli uffici pubblici.

Ad essere legata a doppio filo con la scarsa trasparenza democratica è la grave situazione riguardante la corruzione: uno dei maggiori ostacoli all’adesione all’Unione Europea, già da prima che la Bosnia Erzegovinaottenesse lo stato di paese candidato nel dicembre 2022. Difatti, secondo Transparency International il paese è al 108° posto su 180 nella classifica dei paesi meno corrotti, con un punteggio di 35 su 100, lo stesso di Nepal, Sierra Leone, Egitto, Repubblica Dominicana, Panama e Thailandia. Questo fa della Bosnia Erzegovina il terzo paese più corrotto in Europa, dietro solamente a Turchia (115ª con 34) e Russia (141ª con 26).

Per la Bosnia Erzegovina la strada verso procedure elettorali democratiche e trasparenti appare ancora lunga, ma solo attraverso la collaborazione tra tutte le componenti dello stato sarà possibile riottenere la fiducia dei cittadini e degli osservatori internazionali e finalmente avanzare nel percorso di adesione all’Unione Europea.

Foto: OCSE/Thomas Rymer

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