L’ultima proposta del sindaco di Belgrado Aleksandar Šapić prevede la costruzione di un monumento in onore di Dragoljub “Draža” Mihailović , leader dei cetnici durante la seconda guerra mondiale, riabilitato come simbolo della Grande Serbia. Il processo che lo vide condannato a morte nel 1946 per collaborazionismo coi nazisti è stato annullato da una sentenza nel 2015.
Il sindaco di Belgrado Aleksandar Šapić, esponente del Partito progressista serbo (SNS) del presidente Aleksandar Vučić, ha annunciato di voler installare nel centro cittadino un monumento a Dragoljub “Draža” Mihailović, leader dei cetnici, il movimento monarchico che ha combattuto durante la seconda guerra mondiale nella Jugoslavia occupata.
La proposta di Šapić fa parte di un più ampio progetto, portato avanti da molta parte della politica locale e non solo dal primo cittadino di Belgrado, che intende riabilitare l’ideologia nazionalista della Grande Serbia e cancellare o almeno sminuire ogni legame del paese con la Jugoslavia e con il periodo comunista.
Il movimento cetnico e il processo a Mihailovic
Il movimento cetnico durante la seconda guerra mondiale aveva come scopo iniziale combattere le forze dell’Asse (Italia e Germania) che occupavano il paese, tuttavia nel corso del conflitto il movimento entrò in sempre maggiore competizione anche con i partigiani comunisti guidati dal Maresciallo Tito. Tra i motivi della crescente rivalità le differenti vedute sul futuro del paese, i successi ottenuti dai partigiani e in generale il disprezzo di Mihailović verso la forma di governo comunista.
I cetnici si trovarono quindi in diverse occasioni addirittura a collaborare con le forze occupanti nazifasciste a l’unico scopo di ostacolare i partigiani. In tali occasioni i cetnici sono stati anche accusati di aver commesso crimini di guerra e altre atrocità a danno di musulmani e croati con lo scopo di “preservare la fede ortodossa e la nazione serba.” A causa di questa posizione nazionalista e anticomunista, il leader cetnico venne giustiziato da neonato regime comunista instaurato da Tito, con l’accusa di alto tradimento e collaborazionismo nazista.
Il processo a carico di Mihailović è stato ripreso dalle autorità giudiziarie serbe nel 2015 e la sentenza del ’46 è stata annullata – non senza polemiche da parte dei governi croati e bosniaci. Secondo il tribunale di Belgrado il processo a Mihailović era stato fortemente politicizzato e con gravi errori legali. Già dal 2004 comunque in Serbia esiste una legge che concede ai cetnici pari onori rispetto ai partigiani titini, e anche i veterani (i pochi ancora in vita) godono dei diritti prima riservati esclusivamente ai partigiani comunisti.
Lo stesso anno, non a caso, Dejan Čulić, consigliere all’assemblea cittadina per il Nuovo Partito Democratico di Serbia proponeva per Mihailović l’intitolazione di una strada di Belgrado in quanto “figura storica, che ha lasciato un segno significativo e che è percepita come tale da una buona parte della nostra gente”. Secondo Čulić l’iniziativa doveva contribuire alla riconciliazione con lo scopo di superare le divisioni riguardo eventi di oltre 70 anni fa.
Una posizione poi ripresa dall’attuale sindaco della capitale. Šapić, ex celebre pallanuotista, è stato sindaco di Novi Beograd (il sobborgo oltre la Sava costruito nel periodo socialista) e leader di un piccolo partito di centro destra, l’Associazione patriottica serba – SPAS, la quale nel 2021 si è unita al SNS del presidente Aleksandar Vučić, venendo eletto sindaco di Belgrado nel 2022.
Le proposte di Šapić su Tito e la Jugoslavia
Tra le proposte del sindaco Šapić per liberarsi dell’eredità comunista, oltre alla costruzione della statua di Mihailović, anche la volontà di rimuovere alcuni famosi monumenti commemorativi presenti a Belgrado tra cui il mausoleo di Tito e la tomba dei quattro eroi del popolo dalla fortezza di Kalemegdan. Nel progetto del sindaco la tomba del presidente e dittatore, morto nel 1980, sarebbe spostata a Kumrovec in Croazia, la sua città natale.
Proposte entrambe che non sono piaciute al ministro degli Interni Ivica Dačić, leader del Partito Socialista di Serbia (SPS), e partner politico di Vučić sia nel governo statale che in quello cittadino. Secondo alcuni esperti le proposte di Šapić hanno come scopo principale quello di distogliere l’attenzione dai problemi della città e l’argomento Jugoslavia ha ancora forte attrattiva soprattutto sulle generazioni più anziane, che anno vissuto quella fase storica e che sono maggioranza in Serbia.
La figura di Draža Mihailović sembra un altro dei tanti simboli assunti dalla politica serba per lanciare messaggi nazionalisti che rilanciano l’idea della Grande Serbia, che hanno ancora successo su parte dell’elettorato e distolgono l’attenzione da altri problemi del paese, in primis quelli di tipo socio-economico. In questo senso anche la proposta di Šapić sembra soprattutto di stampo elettorale ed è diretta a quella fetta di popolazione che ancora mal sopporta gli esiti politici e territoriali che hanno riguardato la Serbia alla fine dei conflitti del Novecento e soprattutto vede in Mihailović un difensore dei propri interessi nazionali.
Foto: Balkan Insight