Alle elezioni regionali in Repubblica Ceca l’ex premier Andrej Babiš si ripete dopo la vittoria alle europee di giugno, mentre SPOLU aggrava la sua crisi di consensi.
Tra venerdì 20 e sabato 21 settembre i cechi hanno votato per eleggere 675 consiglieri regionali e per il primo turno del rinnovo parziale del Senato. Nonostante i disagi creati dal ciclone Boris le elezioni si sono svolte in tutte le 13 circoscrizioni del paese, compresa quella più colpita della Moravia-Slesia. il partito populista ed euroscettico ANO (Akce Nespokojených Občanů) ha certificato la sua ascesa con una netta affermazione.
Il contesto e i risultati
Consapevoli del trend negativo già evidenziato dalle ultime consultazioni europee i candidati di SPOLU, coalizione governativa di ispirazione centrista, avevano costruito la campagna elettorale privilegiando le tematiche locali.
Emblematico in questo senso il caso del governatore della Boemia Meridionale Martin Kuba (poi riconfermato), il quale aveva deciso di rimuovere dai suoi manifesti il logo del Partito Democratico Civico (ODS – Občanská Demokratická Strana), quello del premier. Al contrario le opposizioni avevano presentato il voto come l’occasione per esprimersi contro l’esecutivo in carica, utilizzando talvolta anche toni aggressivi.
La risposta dell’elettorato in termini di affluenza è stata molto tiepida, con un 32% che testimonia lo scarso interesse verso una politica regionale considerata meno incisiva rispetto a quella nazionale, e meno vicina rispetto a quella municipale. In termini di preferenze però il verdetto è stato forte e chiaro: ANO ha ottenuto infatti 292 seggi, quasi il triplo rispetto all’ODS, fermo a 106, e più dell’intera coalizione avversaria. Terza forza il gruppo dei sindaci indipendenti STAN (Starostové a nezávislí) che ha ottenuto 73 seggi.
Ancora più indicativi sono i dati relativi alle singole regioni. In attesa della formazione dei governi Babiš è al comando in 10 circoscrizioni su 13 con un picco di consensi nel nord-est del paese (addirittura il 47% in Moravia-Slesia), dove le votazioni si sono effettuate nel pieno della calamità naturale grazie al piano operativo elaborato dal ministro dell’Interno Vik Rakusan. Uniche eccezioni all’egemonia di ANO sono la Boemia Meridionale e la Moravia Meridionale, difese da SPOLU, e il Liberec, in cui si è affermata una lista di sindaci regionalista affiliata a STAN.
Infine per quanto riguarda il Senato, che ogni due anni rimette agli elettori un terzo dei suoi 81 seggi, cinque membri sono già stati nominati dopo il primo turno, tre del governo e due dell’opposizione. Gli altri 22 verranno votati ai ballottaggi previsti per fine mese.
Le reazioni e l’analisi
Andrej Babis ha parlato senza mezzi termini alla stampa di risultato fenomenale, ponendo l’accento sull’exploit in Boemia Centrale, strappata alla concorrenza contro i pronostici della vigilia. Dal governo invece, nonostante le critiche della stampa, si è preferito non drammatizzare un voto interlocutorio dal risultato ritenuto fisiologico. Più pesante il clima all’interno dei Pirati (Česká pirátská strana), con il leader Ivan Bartoš pronto a rassegnare le dimissioni mentre il partito sta valutando l’uscita da SPOLU dopo i soli tre seggi conquistati.
Umore basso anche all’estrema destra, dove gli argomenti nazional-populisti di Přísaha a Motoristé e dell’SPD (Svoboda a přímá demokracie) di Tomio Okamura non hanno garantito risultati all’altezza delle ultime Europee. Per i comunisti del KSCM (Komunistická strana Čech a Moravy) e per SOCDEM (Sociální demokracie), capaci di totalizzare insieme 45 seggi, il discorso è diverso solo in parte: se i numeri mostrano una timida risalita dal fondo non si può ancora parlare di svolta vera e propria. Rimane quindi di attualità tra gli osservatori cechi la stortura di una “politica senza sinistra”, caso unico o quasi in tutta Europa.
A dispetto dei risultati, la formazione dei governi regionali mantiene comunque un ampio margine di incertezza. Secondo le previsioni infatti ANO potrà avviare esecutivi monocolori solo in Karlovy Vary e Moravia-Slesia, dove ha raggiunto percentuali altissime, mentre nelle altre circoscrizioni il partito di Babis avrà la necessità di trovare partner affidabili. Non è da escludere che, come successo anche nel recente passato, nascano coalizioni di larga intesa in grado di escluderlo dalla maggioranza. Le trattative delle prossime settimane saranno decisive.
La lunga agonia di Fiala
Concesse tutte le attenuanti legate alla bassa affluenza, ai disastri causati da Boris e alle limitate autonomie locali di uno Stato centralizzato, il declino di Petr Fiala, del suo governo e della sua coalizione appare ormai molto difficile da arginare. Il giorno del giudizio definitivo coinciderà con le elezioni parlamentari del 2025, il tempo per cambiare strategie politiche e di comunicazione è sempre più stretto. Ad oggi solo un evento imprevisto potrebbe davvero invertire l’inerzia politica del paese.
Foto dalla pagina Facebook di Andrej Babis