Il 20 ottobre in Moldavia i cittadini sono chiamati alle urne per due motivi. Da una parte le elezioni presidenziali, che in uno o due turni eleggeranno il nuovo Presidente della Repubblica; dall’altra il referendum sull’adesione all’UE, per fare dell’integrazione europea un precetto costituzionale.
Le elezioni presidenziali
I candidati alla Presidenza del paese saranno ben 17, una cifra che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Tra di essi spicca il nome di Maia Sandu, Presidente in carica dal 2020, che cercherà la riconferma. A differenza delle scorse elezioni, questa volta gareggerà da indipendente, ricevendo comunque il supporto del PAS (Partito di Azione e Solidarietà). Essendo l’unica candidata pro-europea (e anti-russa) a godere di fama nazionale, Sandu dovrebbe accedere al ballottaggio senza grandi problemi. Più difficile invece pensare ad una vittoria già al primo turno, considerando la situazione politica del paese.
Dall’altra parte, infatti, i candidati anti-Sandu saranno tanti, molto diversi tra loro ma tutti pronti a contendersi lo stesso elettorato, quello euro-scettico e filo-russo; tutti, inoltre, accomunati da un controverso passato politico. C’è l’ex primo ministro Vlad Filat, che oltre all’esperienza politica vanta quella carceraria, a causa di una condanna quadriennale per corruzione e abuso d’ufficio. Il deputato Vasile Bolea, appoggiato dal più noto Ilian Shor, condannato a 15 anni ed oggi residente in Russia. Irina Vlah, ex governatrice dell’auto-proclamata Repubblica di Gaugazia, da sempre vicina alle istanze di Mosca. Alexandr Stoianoglu, ex Procuratore Generale della Moldavia accusato nel 2022 di concussione e abuso d’ufficio.
In questo momento, quest’ultimo sembra essere il più accreditato al passaggio di turno. Infatti, l’ex Presidente e leader del PSRM (Partito Socialista della Repubblica Moldava) Igor Dodon, da cui ci si aspettava la candidatura diretta, ha deciso di fare un passo indietro cedendo il posto a Stoianoglu. Questo dovrebbe permettere al neocandidato di ottenere i voti dei socialisti, la seconda forza politica del paese. Se così sarà, in fase di ballottaggio si riproporrà la sfida classica tra il PAS e PSRM, che negli ultimi anni, nelle figure di Sandu e Dodon, ha polarizzato la scena politica della Moldavia.
Il referendum
Lo stesso giorno delle elezioni presidenziali si terrà un referendum costituzionale. I cittadini saranno chiamati ad esprimersi sul tema più caldo della politica moldava: l’adesione all’Unione Europea. Sulla scheda figurerà la scritta “Sostieni la modifica della Costituzione in vista dell’adesione della Repubblica di Moldova all’Unione europea?”, con accanto due opzioni, “Si” o “No”.
Se dovesse vincere il “Si”, la costituzione verrebbe modificata per “confermare l’identità europea del popolo moldavo e l’irreversibilità del percorso di integrazione europea, dichiarando quest’ultimo un obiettivo strategico della Repubblica Moldava”. Se, al contrario, il referendum non dovesse passare, la costituzione non subirebbe modifiche; in tal caso, un nuovo referendum potrà essere organizzato solo due anni dopo il voto del 20 ottobre.
Come si può immaginare, la polarizzazione politica intorno al voto presidenziale è la stessa che riguarda le posizioni sul referendum. Il PAS di Maia Sandu è il partito che ha proposto il referendum e che oggi ne è il più grande sostenitore; per loro i due voti saranno un risultato da dentro/fuori. Dall’altra parte, Igor Dodon ritiene illegale l’iter che ha portato all’organizzazione del referendum, e per questo ne chiede il boicottaggio suggerendo il “no” agli elettori, o meglio, il “niet”.
Tra chi propone il referendum, e chi ne chiede il boicottaggio, tra chi parla da Bruxelles, e chi invece da Mosca, il voto di ottobre sarà innanzitutto una conferma delle grandi contraddizioni interne alla Repubblica di Moldavia.
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Fonte immagine: Profilo X di Maia Sandu