Nell’albo d’oro della Mostra del Cinema di Venezia, April, il secondo lungometraggio della georgiana Dea Kulumbegashvili.
Si era già fatta notare per Beginning nel 2020, suo film di debutto che fece parte della Cannes Selection nell’anno in cui il festival fu sospeso a causa del covid, e che in seguito fu premiato al festival di San Sebastian come miglior film, miglior regia, miglior attrice, miglior sceneggiatura, e successivamente come miglior film al Trieste Film Festival 2021. Le aspettative per la sua opera seconda, April, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, non potevano essere che elevate. Non stupisce che la pellicola abbia ottenuto il premio speciale della giuria, distinguendosi come uno dei pochi film davvero meritevoli in un concorso di Venezia abbastanza discutibile.
April racconta una settimana nella vita di Nina, ginecologa che segretamente compie aborti illegalmente nei villaggi più retrogradi della Georgia rurale. A rendere il soggetto più intenso è la scelta della cineasta di presentare sullo schermo varie procedure mediche non simulate – autentici parti, cesarei, aborti – anche se in vari casi i dettagli più crudi restano appena fuori dall’inquadratura. Già da questo elemento si deducono due aspetti essenziali dell’opera: l’implicito, che pervade l’intero film, sia per quanto riguarda dettagli del passato di Nina, o battute di dialogo che sottindendono informazioni deducibili ma non esplicite; l’intensità, che viene percepito sia attraverso le scene crude già menzionate, che nella forma, molto più libera e meno metodica di Beginning, più aperta anche al surreale – forse ad accompagnare una protagonista anch’essa più emancipata ed indipendente. In April si ha la sensazione di un film libero, dato forse anche dal fatto che si tratta del primo film georgiano finanziato indipendentemente da fondi statali.
Con April si consacra la figura autoriale di Dea Kulumbegashvili, che si conferma come una delle cineaste del momento nell’ambito dell’Europa Orientale.
Segnaliamo che, tra i premiati alla Mostra, si distingue anche The New Year that never came di Bogdan Muresanu, che ha ottenuto il premio al miglior film nella sezione Orizzonti.