Nella sezione Orizzonti il film corale The New Year that never came, debutto di Bogdan Muresanu, sugli ultimi giorni del regime Ceausescu.
Tema cinematografico trito e ritrito, si potrebbe dire, quello della dittatura comunista in Romania, sintomo che è un trauma collettivo ancora da sanare. Il rischio è di cadere nella inoriginalità, quasi nella banalità, nel ripetere scenari analoghi, come interrogazioni delle securitate, autodichiarazioni, eccetera. Tutto ciò che è già stato visto ritorna in The New Year that never came di Bogdan Muresanu, ma al contempo, lo sceneggiatore che debutta così nel lungometraggio, trova una chiave nuova, quella dell’universalità.
Sei principali storie parallele – ed una quantità notevole di personaggi, interpretati da volti noti, per esempio Iulian Postelnicu, già famoso per Libertate di Tudor Giorgiu, presentato in Italia a Gennaio al Trieste Film Festival. Un intreccio complicato da seguire, ulteriormente appesantito dalla scelta stilistica di adottare tecniche televisive da anni ’80, con una macchina da presa a mano, ed una colonna sonora extradiegetica inesistente se non per la conclusione. A tratti pare addirittura un conglomerato un po’ confuso, eppure la conclusione del film raccorda tutti i filoni, li riunisce.
Il film così arriva a raccontare il comunismo, un regime in cui vige il conformismo, con un raggruppamento corale che, pur uniformando episodi di personaggi molto diversi, permette l’espressione delle difficoltà individuali. A livello di messinscena, spesso è la coincidenza che collega uno o l’altro episodio, in un labirinto che ricorda Kieslowski – anche se del Decalogo e degli aspetti più metafisici della poetica del regista polacco non c’è traccia.
The New Year that never came verrà presentato in Romania poco dopo la sua anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia.