Da capo delle guardie di frontiera bosniache, a latitante in Croazia. E’ la parabola di Zoran Galic, già protetto dei politici croato-bosniaci.
Nel pomeriggio dell’8 luglio, dopo aver saputo di essere sotto indagine per aver coperto il contrabbando di tabacco, Zoran Galic ha attraversato di soppiatto la frontiera con la Croazia e ha fatto sparire le proprie tracce. Un caso di poco conto? forse, se non fosse per l’identità del neo-latitante: Galic è il vice-direttore dell’Agenzia di polizia investigativa statale bosniaca, la SIPA, ed ex direttore della Polizia di Frontiera del paese balcanico. La sua latitanza getta un’ombra sull’operato delle agenzie di sicurezza del paese e sui suoi protettori politici nel campo croato-bosniaco.
L’indagine
L’indagine, portata avanti dalla stessa SIPA in cooperazione con EUROPOL, ha portato all’arresto del vicecapo delle guardie di frontiera di Trebinje, e di Ivica Bago, di Grude, con l’accusa di contrabbando internazionale di tabacchi. Con loro, sono state arrestate una dozzina di persone sospettate di criminalità organizzata, evasione fiscale e riciclaggio. Si tratta di una indagine scaturita dal crack dei sistemi crittografati Sky ECC e Anon, usati dai criminali per comunicare tra loro.
Zoran Galic è invece accusato di abuso di potere e di aver ricevuto tangenti durante gli anni a capo della Polizia di Frontiera, dal 2014 al 2023. In particolare, Galic sarebbe stato a conoscenza e avrebbe coperto i contatti tra i guardia-frontiera e i principali contrabbandieri di tabacchi – Boris Ivelja a Trebinje, e Ivica Bago a Grude. Già arrestato in Croazia, Bago era stato rilasciato su cauzione e da allora risiede in Bosnia. Bago e Ivelja, in diretto contatto via Sky ECC, hanno poi consegnato un’auto Passat a Galic come ringraziamento per la copertura. Le loro conversazioni sono state pubblicate dal sito investigativo Istraga.ba.
“Ci sono fondati sospetti che un individuo non identificato proveniente dalle suddette istituzioni coinvolte nell’indagine abbia fornito a Zoran Galic informazioni sull’indagine”, ha affermato l’ufficio del Procuratore di Stato bosniaco. “Dopo aver ricevuto le informazioni, il sospettato Galic ha attraversato illegalmente il confine verso la Repubblica di Croazia, dove si trova attualmente”, ha aggiunto, annunciando un’indagine interna.
Chi è Zoran Galic
Nato nel 1973 a Posušje, in Erzegovina occidentale, secondo la sua biografia ufficiale Zoran Galic ha lavorato nella locale stazione di polizia durante la guerra in Bosnia, e quindi al posto-frontiera con la Croazia, per salire poi nel 2008 al rango di commissario di polizia del Cantone Erzegovina Occidentale, e da lì direttamente al ruolo di Direttore della Polizia di Frontiera statale nel 2014, e a vice-direttore della Polizia investigativa statale, la SIPA, nel 2023.
Galic ci tiene a far sapere che “ha completato la formazione per agenti di polizia presso l’Accademia di polizia di Zagabria e si è laureato presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Mostar. Ha completato numerosi seminari e corsi di formazione, tra cui la formazione specialistica nell’ambito dell’Antiterrorism Assistance Program e del Crisis Response Team Course presso l’Accademia di polizia della Louisiana, organizzati dal governo degli Stati Uniti. Il Ministero della sicurezza della Bosnia Erzegovina gli ha conferito il Golden Police Badge nel 2014. Nel tempo libero, è allenatore di kickboxing, per il quale detiene una licenza internazionale della Wako Pro Federation.”
Protezioni politiche
Kick-boxing a parte, la sua carriera di successo è dovuta a un fattore fondamentale: Zoran Galic è uomo di riferimento del partito croato-bosniaco HDZ BiH (Unione democratica croata di Bosnia Erzegovina) che controlla il Cantone dell’Erzegovina Occidentale senza soluzione di continuità dagli anni ’90. Un cantone che ancora utilizza bandiera e simboli – dichiarati incostituzionali nel 1998 – dell’autoproclamata “Repubblica Croata dell’Erzeg-Bosnia“, staterello fantoccio messo in piedi dalle milizie croato-bosniache e dall’esercito di Zagabria durante il conflitto in Bosnia.
E poiché nell’amministrazione pubblica bosniaca la fedeltà etno-politica conta ben più del merito, come uomo dell’HDZ BiH Galic è stato nominato prima a capo della Polizia di Frontiera, e quindi alla SIPA come vice di Darko Ćulum, a sua volta uomo di fiducia del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, e che ha confermato la necessità di “cure mediche in Croazia” per Galic.
Sì, perchè prima di passare allo status di latitante in un paese membro UE, Galic ha comunque pensato alle cose importanti. In primo luogo, ha inoltrato una richiesta di messa in malattia, grazie alla quale ha continuato a ricevere lo stipendio per il mese di luglio. Inoltre, ha presentato domanda di pensionamento, affermando di aver raggiunto l’età pensionabile.
Il Consiglio dei Ministri il 31 luglio ha deferito la richiesta di pensionamento al Comitato indipendente del Parlamento bosniaco, che il giorno dopo ha proposto di rimuovere Galic dalla posizione di vice-direttore della SIPA. Il Consiglio dei Ministri tuttavia non si è più pronunciato sulla questione – poiché i ministri serbi e croati hanno fatto mancare il quorum.
L’insabbiamento dell’omicidio di Vedran Puljić
Il nome di Galic è inoltre legato a un altro caso irrisolto e di grande risonanza in Bosnia, l’omicidio di Vedran Puljić, tifoso dell’FK Sarajevo, a Široki Brijeg nel 2009. Allora, Galic era a capo della polizia cantonale. E proprio quella notte, uno dei sospettati dell’omicidio, Oliver Knezović, riesce a fuggire dalla stazione di polizia e ad attraversare il confine con la Croazia; il tribunale di Spalato l’ha assolto giusto lo scorso anno. I tifosi del FK Sarajevo hanno continuato ad accusare Galic e le autorità cantonali di aver ostruito le indagini, arrivando anche a negare che Puljić fosse stato ucciso da un’arma da fuoco.
Estradizione bloccata
Come buona parte dei croato-bosniaci, Galic è anche cittadino della Repubblica di Croazia, e quindi cittadino UE. Il pomeriggio dell’8 luglio, saputa la soffiata, è probabilmente passato in Croazia attraverso il posto di frontiera Posušje-Imotski, dove aveva lavorato a fine anni ’90. Chissà se si sarà fermato a salutare i colleghi.
Sono molteplici i casi di persone con doppia cittadinanza che sfuggono all’estradizione. Come scrive la Commissione europea nel suo rapporto 2023 sulla Bosnia Erzegovina, “Avendo cittadinanze multiple, questi individui risiedono spesso nei paesi confinanti. Ciò consente loro di sfuggire alla giustizia sfruttando i divieti di estradizione dei propri cittadini per i reati penali di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Traggono inoltre vantaggio dalla mancanza di progresso delle giurisdizioni confinanti nell’affrontare i crimini in questione.”
Ma i reati per i quali Zoran Galic è ricercato sono di corruzione e crimine organizzato, non crimini di guerra. La Procura statale bosniaca ha subito formulato una richiesta di estradizione verso Zagabria tramite una Interpol red notice. Eppure, all’udienza del 20 agosto, il tribunale regionale di Spalato ha rifiutato la richiesta di custodia cautelare. Secondo il suo avvocato, oltre che cittadino, Galic è residente in Croazia e non può pertanto essere estradato. Come potesse allo stesso tempo essere alto funzionario in Bosnia e residente in Croazia, resta un mistero.
Foto: SIPA