Radu Jude ritorna per il secondo anno consecutivo al Festival di Locarno a presentare due opere sperimentali fuori concorso.

CINEMA: Locarno – Radu Jude ed il dittico improbabile di Eight postcards from Utopia e Sleep #2

Radu Jude ritorna per il secondo anno consecutivo al Festival di Locarno a presentare due opere sperimentali fuori concorso.

Do not expect too much from the end of the world fu uno dei film della storia recente del Festival di Locarno dal più grande successo internazionale. Presentato in concorso al festival svizzero nel 2023, dopo aver fatto il giro del mondo rientrò in varie classifiche tra i film più apprezzati dalla critica – sui prestigiosi Cahiers du Cinema, per esempio, risultò al settimo posto. Non stupisce quindi che, per presentare le proprie due opere successive, molto particolari, Jude torna a Locarno.

Breve introduzione (necessaria) al cinema di Radu Jude

Radu Jude, nel 2024, è un cineasta noto per i suoi sperimentalismi e provocazione. Da sempre si è dedicato nel suo cinema all’esplorazione dell’ipocrisia contemporanea, del sistema consumista occidentale e delle contraddizioni della Romania contemporanea, temi già toccati nel suo lungometraggio di debutto, The Happiest Girl in the World, del 2009. In seguito ad Aferim!, film che riprende il genere western e lo riambienta nella Romania del XIX secolo, Scarred Hearts, altro film storico ambientato negli anni ’30 in un sanantorio, Jude ha introdotto con I do not care if we go down in history as barbarians la strada che lo caratterizza meglio oggigiorno: un citazionismo che si lega ad un’estetica che si muove tra il “trash”, il linguaggio documentaristico, la satira. Sesso sfortunato e follie porno, film vincitore dell’Orso d’Oro nel 2021, è il film che lo consacra definitiviamente come maestro in questo tipo di cinema, al quale alterna cortometraggi e documentari, o opere ancora più sperimentali, come i due film che quest’anno sono stati presentati a Locarno: Eight postcards from Utopia e Sleep #2. Le due opere non hanno nulla in comune se non il nome del cineasta, e la comicità. La scelta di una presentazione contemporanea però rende inevitabile un affiancamento dei due film, ed un confronto.

Eight postcards from Utopia

Otto capitoli, composti interamente da pubblicità televisive di reti rumene risalenti agli anni ’90 e 2000, per cercare di descrivere la Romania odierna, ed attraverso essa, il consumismo e capitalismo. A partire da pubblicità che parodizzano l’immaginario storico rumeno per vendere prodotti, fino all’analisi dell’ “anatomia del consumismo” – ovvero la rappresentazione che il mondo delle pubblicità fa dei corpi, questa cascata di pubblicità esplora sia gli effetti dei costrutti sociali nei media, che gli effetti dei media sui costrutti sociali – e in entrambi, la più o meno sottile presenza della società del consumo, l’assoggettività di tutti gli aspetti dell’esistenza umana ad un sistema che sembra avere come ultimo scopo l’acquisto di prodotti, che – a dire dei messaggi promozionali – risolvono tutto, migliorano tutto, rendono tutto perfetto ed utopico. A firmare il film in co-regia è Christian Ferencz-Flatz.

Sleep #2

Un film così semplice quanto geniale, è un omaggio ad Andy Warhol, artista eclettico che oltre alla sua importanza nella Pop Art, è ricordato nel cinema per una serie di opere sperimentali dalla durata molto estesa – tra essi, Sleep, un film da 5 ore e 20 minuti in cui Andy Warhol inquadra un uomo che dorme, immobile. Così, il film che dedica a Radu Jude, della durata  invece di 62 minuti, inizia con una citazione di Warhol: “la cosa più stupenda della vita è essere morti.” Il film che segue è composto da inquadrature fisse ed immobili di una webcam puntata sulla tomba di Andy Warhol, intento al suo “riposo eterno”, con stacchi dedicati all’attività che si svolge attorno – cervi che si avvicinano, turisti e fan, il giardiniere che continuamente getta via i fiori e le bandierine lasciate sulla tomba, un uomo che si scopre la parte inferiore del corpo – mantenendo fissa la prospettiva, ed occasionalmente facendo zoom. Con il suo consueto senso del humor, Radu Jude si prende gioco ed al contempo celebra Andy Warhol attraverso un film irriverente e inaspettatamente molto divertente.

 

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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