Il ventiduenne Adnan Šemić, originario di Mostar, è morto lo scorso 14 luglio a causa delle complicazioni legate alla malattia di Wilson. L’unica speranza per Adnan era il trapianto, e sebbene si fosse già trovato un donatore, le leggi della Federazione di Bosnia Erzegovina non hanno consentito l’operazione. Ora grazie ad Adnan quelle leggi sono state modificate.
Una morte che si poteva evitare
Blagaj, Bosnia Erzegovina, 16 luglio 2024. Una grande folla composta ha salutato per l’ultima volta Adnan Šemić durante la cerimonia di sepoltura nel cimitero cittadino, accanto al padre Asim. Adnan, originario di Mostar, aveva ventidue anni e lottava da tempo contro la malattia di Wilson, malattia genetica del fegato che determina l’accumulo di rame nei tessuti.
L’unica possibilità di salvezza per Adnan era il trapianto, ma la legge vigente nella Federacija – una delle due entità della Bosnia Erzegovina insieme alla Republika Srpska – impedisce i trapianti al di fuori del gruppo familiare. Sebbene si fosse già trovato un donatore compatibile, Adnan non è riuscito ad attendere la conclusione delle pratiche per le modifiche della legge stabilite proprio grazie al suo caso, e si è spento lo scorso 14 luglio.
La legge Adnan
La vicenda di Adnan, rimasto per oltre un mese nell’ospedale universitario di Mostar in attesa del trapianto, è stato uno dei rarissimi incentivi che hanno spinto i politici della Bosnia Erzegovina ad accantonare le controversie per approvare le modifiche alla legge sui trapianti. Nei giorni scorsi, infatti, l’opinione pubblica si è sollevata compatta ed entrambe le Camere del Parlamento della Federazione di Bosnia Erzegovina hanno adottato all’unanimità degli emendamenti alla legge che acconsentono a una persona non imparentata di donare organi o tessuti laddove non vi sia alcuna possibilità di donazione da parte di familiari o parenti di sangue. La legge ha da subito preso il nome di “Legge Adnan”.
Prima di questa legge, la normativa vigente nella Federazione di Bosnia Erzegovina (assente anche dalla rete di Eurotransplant) stabiliva dunque la parentela come condizione imprescindibile per la donazione di organi. Anche se Adnan aveva già trovato il suo donatore, il giovane Željko Mijailović, di Loznica in Serbia, il trapianto non poteva avere luogo per questi assurdi decreti legislativi. Dopo l’adozione delle modifiche alla legge, sono subito iniziati i preparativi per il trapianto, ma Adnan, che stava già aspettando da settimane, non è riuscito ad aspettare oltre e si è spento, ucciso dai cavilli di una legge senza senso.
Un messaggio potente
Nei risvolti finali di questa storia drammatica un barlume di speranza prende vita. Il donatore Željko Mijailović, profondamente toccato dalla vicenda, si è dichiarato disponibile ad aiutare il fratello di Adnan, colpito dalla stessa malattia, dimostrando così che le barriere nazionali e la strategia nazionalista di certi personaggi politici locali non possono contenere la solidarietà delle persone. Dopo gli episodi di festival culturali cancellati, genocidi rinnegati, buio mediatico imperante e cento altre questioni che vogliono ostacolare l’emancipazione dei cittadini, la società balcanica si dimostra ancora una volta più sensibile, attenta e più avanti rispetto alla classe politica che pretende di rappresentarla, con i suoi ducetti che soffiano sui venti dei nazionalismi, dei revisionismi storici e dell’odio interetnico.
Adnan e Željko hanno mandato un messaggio di amore e fratellanza potentissimo, che ha spazzato via per un istante l’insensatezza della burocrazia e ha creato una legge che garantisce il diritto alla vita, e in senso più lato, all’emancipazione sociale. Una legge per tutelare quelli che, come Adnan e buona parte della società bosniaca, non possono e non vogliono più aspettare i tempi della politica.
Foto: tuzlanski.ba