Profilo di una minoranza oggi quasi sconosciuta, ma integrata a pieno titolo nella lunga storia della Mitteleuropa.
La denominazione “tedeschi dei Carpazi” si deve allo storico austriaco Raimund Friedrich Kaindl (1866-1930), docente universitario e profondo conoscitore dell’Ostsiedlung dei popoli germanici. Uomo del suo tempo, Kaindl aveva organizzato le sue ricerche nello spazio asburgico, e di conseguenza compreso nei Karpatenlandern anche territori delle attuali Ucraina e Romania. Solo in seguito l’espressione è diventata esclusiva per la minoranza tedesca della Slovacchia.
Origini e sviluppo
La prima emigrazione di massa di tedeschi verso est venne promossa tra XIII e XIV secolo dai sovrani di Ungheria. Le terre slovacche infatti, dominio della corona di Santo Stefano ed esposte in quel periodo alle incursioni delle orde tataro-mongole, necessitavano di un impulso all’urbanizzazione, alle attività produttive e al commercio per essere maggiormente protette e integrate nel regno. Da varie parti del Sacro Romano Impero giunsero così numerose personalità qualificate, destinate a raggiungere in breve tempo il vertice socio-economico nelle aree di insediamento. Si trattò di un processo simile a quello che vide protagonisti i Sassoni di Transilvania in Romania.
In seguito altri gruppi di origine germanica approdarono in Slovacchia. Nel XVII secolo per motivi religiosi, dopo la dura controriforma imposta dagli imperatori d’Asburgo; e poi nel XIX secolo, attratti dalla possibilità di acquistare terre liberate dagli antichi vincoli feudali. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale quindi i tedeschi dei Carpazi raggiunsero le 150.000 unità, ma si presentavano come una realtà composita sia sul piano linguistico, con differenze dialettali soprattutto tra bavaresi e renani, sia su quello confessionale, divisi tra cattolici (70%) e protestanti (30%).
Un fattore che consolidò ulteriormente queste diversità furono le tre aree storiche di insediamento, distanti e sconnesse fra di loro: Bratislava (Pressburg) con il suo circondario, l’Hauerland nel centro del paese e lo Spis (Zips) a nord-est, vicino al confine polacco. Se nella prima i tedeschi erano in gran parte occupati nel commercio e nelle professioni, nelle altre i settori più gettonati erano quello agricolo e quello minerario.
Nazificazione e diaspora
Nel 1920 la Costituzione del nuovo Stato cecoslovacco, nato sulle ceneri imperiali e quindi eterogeneo al suo interno, legalizzò l’associazionismo su base etnica. La minoranza tedesca mostrò da subito grande fermento dando vita a sindacati, periodici a stampa, organizzazioni religiose e studentesche, sempre rispecchiando però quei particolarismi locali e socio-culturali sedimentati nel tempo.
La stessa dinamica emerse qualche anno dopo anche attraverso i partiti politici. Nelle terre slovacche infatti i tedeschi si aggregarono intorno a due partiti principali: Il Karpatendeutsche Partei (Partito dei tedeschi dei Carpazi – KPD) e lo Zipser Deutsche Partei (Partito dei tedeschi dello Spis – ZPD). Il primo con un folto seguito intorno a Bratislava, nazionalista e orientato verso Berlino, era guidato da Franz Karmasin, attivista originario della regione dei Sudeti. Il secondo forte nelle aree rurali dell’est, riferimento degli agricoltori e dei minatori che guardavano all’Ungheria come Stato protettore e mercato privilegiato; il suo leader era un proprietario terriero, Andor Nitsch. I due partiti agirono a lungo all’interno della politica cecoslovacca come entità separate o perfino contrapposte, fino all’affermazione del Nazismo, che cambiò tutto.
L’avvento di Adolf Hitler al potere innescò un’ondata di nazionalismo aggressivo dentro e fuori dai confini della Germania. In Cecoslovacchia gli interlocutori privilegiati del nuovo cancelliere furono da subito Konrad Henlein e il suo Sudetendeutsche Partei (Partito dei tedeschi dei Sudeti – SDP), in ascesa tra i boemo-tedeschi e sempre più ostile verso il governo di Praga. Nel 1935 Karmasin decise di legare il suo KPD ad Henlein con un’unione elettorale e insieme scatenarono un’offensiva propagandistica nella regione dello Spis. In poco tempo la base di Nitsch e del suo ZPD venne azzerata, sedotta dall’illusione egemonica del Fuhrer e abbandonata dai partner magiari, anch’essi convergenti intorno ad un’unica forza politica nazionalista e irredentista, il Partito Ungherese Unito.
Nel 1938, sulla scia dell’Anschluss, le minacce sempre più esplicite di Hitler portarono i rapporti tra lo Stato cecoslovacco e la minoranza tedesca ad un punto di non ritorno. All’inizio di settembre il governo sciolse SPD e KPD, ma poche settimane dopo a Monaco la conferenza dei grandi smembrò il paese e lo consegnò alla mercè del Reich. Le autorità di Bratislava, rese autonome dall’accordo sotto la guida di Josef Tiso, permisero subito a Karmasin di riformare il suo partito e di tornare a diffondere nazismo e antisemitismo sul territorio. Nel marzo 1939 Hitler premiò questo sodalizio autorizzando, contestualmente all’invasione di Boemia e Moravia, la nascita del primo Stato slovacco indipendente. I tedeschi dei Carpazi legarono così i loro destini a quelli del Fuhrer e del governo collaborazionista di Tiso per tutta la Seconda Guerra Mondiale, pagando un tributo umano di 15.000 vittime.
Dopo la resa nazista, l’occupazione militare sovietica e la severa politica del restaurato presidente cecoslovacco Benes costrinsero alla fuga circa 120.000 tedeschi, il 90% della comunità storica. Dispersa fra le due Germanie, l’Austria e gli Stati Uniti, essa venne di fatto abbandonata dalle istituzioni locali e da quelle internazionali, sostenuta solo da piccoli comitati spontanei di natura religiosa, familiare o sindacale. I pochi che decisero di rimanere in Slovacchia dovettero invece resistere alla forte pressione assimilatrice del nuovo regime comunista.
I tedeschi dei Carpazi oggi
La fine della Guerra Fredda e la conseguente democratizzazione permisero finalmente ai superstiti di riorganizzarsi. Nel 1990 nacque la Karpatendeutsche Verein (Associazione tedesca dei Carpazi – KDV), attualmente riconosciuta sia dal ministero degli Interni della Slovacchia sia dall’Unione Federale delle Nazionalità Europee (FUEN). La KDV ha sede nella città di Kosice e promuove lo sviluppo economico, civico e culturale della minoranza; comprende una sezione giovanile e pubblica una rivista mensile in lingua tedesca, il Karpatenblatt.
Secondo gli ultimi censimenti oggi i tedeschi dei Carpazi sarebbero circa 5000, concentrati soprattutto nelle aree tradizionali di insediamento. La convivenza e l’integrazione con la maggioranza slovacca sono ottime, tali da esprimere personalità di grande rilievo per il paese, come l’ex presidente della repubblica Rudolf Schuster, in carica dal 1999 al 2004. Nella capitale Bratislava infine è possibile visitare un piccolo museo che racconta la loro storia.
Foto dal sito ufficiale del Museo Nazionale Slovacco