Locandina del festival "Miredita, dobar dan!" 2024

BALCANI: Torna a Belgrado Mirëdita, Dobar Dan! Il festival per il dialogo tra Serbia e Kosovo

Dopo il grande successo dell’anno scorso, torna a Belgrado nella sua undicesima edizione “Mirëdita, Dobar dan”, il festival che vuole avvicinare Serbia e Kosovo attraverso la cultura

Il festival

“Mirëdita, dobar dan” è un evento che si svolge ogni anno dal 2014, un festival unico nel suo genere che unisce arte, cultura, musica e dibattito pubblico in un’unica piattaforma. Oltre infatti a presentare il meglio della scena artistica contemporanea, parte essenziale del festival sono i dibattiti pubblici e le attività di sensibilizzazione su temi cruciali. Dopo il grande successo dell’anno scorso, torna dunque il festival che vuole avvicinare Serbia e Kosovo, le cui intenzioni si capiscono già dal nome stesso: Mirëdita e dobar dan, infatti, significano “buongiorno”, rispettivamente in albanese e in serbo. Il saluto dunque, il gesto più semplice e cordiale per un buon vicinato.  

Organizzato dalla Youth Initiative for Human Rights – Kosovo (YIHR KS), da Građanske Inicijative e dall’organizzazione kosovara Integra, quest’anno il festival si svolgerà a Belgrado dal 27 al 29 giugno, e sarà, come dicono gli organizzatori, una combinazione di arte e scena culturale contemporanee. Come l’anno scorso, nella manifestazione troveranno spazio anche questioni più pressanti, che riguardano il passato e il futuro dell’area, in un momento che rappresenta una sfida importante per le relazioni tra Belgrado e Pristina.

Creato come piattaforma per incentivare il dialogo e il confronto tra le società, affrontando le questioni che puntualmente vengono evitate e trascurate da ambo le parti, il festival si basa sulla convinzione che lo scambio culturale sia uno degli strumenti più efficaci per promuovere la riconciliazione e la pace sostenibile, e per colmare il divario tra le due culture.

Il programma

Anche quest’anno il festival propone un programma assai nutrito. L’inaugurazione ufficiale sarà il 27 giugno in piazza Dorćol, a Belgrado, con l’opera teatraleFather and Father” del drammaturgo kosovaro Jeton Neziraj, diretta da Kuštrim Koljići.

Proseguirà poi con la consueta proiezione di film e cortometraggi; a tal proposito c’è grande attesa per il film “Vera Dreams of the Sea” dell’autrice kosovara Kaltrina Krasnići (in scaletta il 29 giugno) presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia e poi premiato ai festival cinematografici di Tokyo e Göteborg, oltre che al “Filmski festival Slobodna zona” di Belgrado.

Altra grande protagonista sarà la musica, con il concerto previsto il 28 giugno all’Elektropionir della band kosovara La Fazani, guidata da Arbër Salihu e vincitrice lo scorso anno del concorso per la selezione del rappresentante del Kosovo all’Eurovision – rappresentante ancora solo virtuale, visto che il Kosovo non è membro della European Broadcasting Union e non può quindi ancora partecipare alla competizione.

All’interno del festival sarà dato grande spazio anche all’arte: il 28 giugno è infatti prevista l’inaugurazione della mostra “KiSS” dell’artista Ermira Murati (conosciuta col nome d’arte di Orange Girl), le cui opere sono portavoce di messaggi politici precisi attraverso l’immagine potente e mai neutra del bacio.

Per quanto riguarda il dibattito, il programma è dedicato ai temi dello scambio culturale tra Serbia e Kosovo, ai divieti e agli ostacoli nella cooperazione culturale, accademica e artistica. Il dibattito “Normalization of Ban or Ban of Normalization: Hindering Cultural Exchange” è stato annunciato per il 28 giugno presso lo Spazio Miljenko Dereta; la conversazione si concentrerà sulle questioni relative ai vari divieti che artisti, intellettuali e operatori culturali devono affrontare; divieti in campo economico, accademico e culturale che rappresentano un ostacolo alla normalizzazione dei rapporti tra le due società. Previsto anche un secondo dibattito sul peso e sull’eredità della guerra, sulle implicazioni che essa continua ad avere sulla società e nei rapporti tra Belgrado e Pristina.

Le proteste

Anche quest’anno il festival si scontra con le proteste della destra locale, che osteggia apertamente l’organizzazione, i contenuti e la natura stessa della manifestazione. A farsene portavoce è il sindaco uscente di Belgrado Aleksandar Šapić, che ha dichiarato che la capitale serba non darà consenso all’utilizzo di spazi pubblici per lo svolgimento del festival, almeno finché sarà lui a ricoprire la carica. A far infervorare Šapić il fatto che, secondo lui, da anni il festival “falsifica e cambia la storia” attraverso la promozione del “presunto” patrimonio culturale del Kosovo, e mina “l’ordinamento costituzionale e giuridico del paese”.

Se il presidente serbo Aleksandar Vučić per ora non commenta, anche il suo vicepremier Aleksandar Vulin, al contrario, non perde tempo, etichettando il festival come un “abominio” e un “insulto al quale lo stato serbo deve rispondere”, con relative frecciatine al vetriolo ai “presunti protettori occidentali” del Kosovo. Insomma, l’attuale classe dirigente serba vede lo scambio interculturale come una minaccia da cui difendersi, preferendo soffiare sul vento del nazionalismo in nome della difesa di una sovranità pericolante.

Come se la cultura potesse screditare l’identità nazionale, come se il dialogo potesse corrodere la società, come se la società, sia kosovara che serba, non fosse da tempo già ampiamente oltre.

Chi è Paolo Garatti

Storico e filologo, classe 1983, vive in provincia di Brescia. Grande appassionato di Storia balcanica contemporanea, ha vissuto per qualche periodo tra Sarajevo e Belgrado dove ha scritto le sue tesi di laurea. Viaggiatore solitario e amante dei treni, esplora l'Est principalmente su rotaia

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