Il 24 aprile è stato inaugurato il primo treno italo-croato della tratta Trieste-Fiume/Rijeka, via Slovenia, attivo fino a settembre. Due ore per collegare le due città in un viaggio di 71 chilometri attraverso i tre Paesi dai confini spesso contesi.
Il treno dei tre paesi
Alle 7 del mattino del 24 aprile è partito il primo treno che fino a settembre collegherà Trieste e Rijeka/Fiume, tutti i giorni alle 7:50 – e ritorno alle 18:25 – con fermate alle stazioni di Sežana/Sezana, Divača/Divaccia, Pivka/San Pietro del Carso, Ilirska Bistrica/Bisterza, Šapjane, Matulji/Mattuglje e Opatija/Abbazia. Prezzo del biglietto solo andata: 8 euro.
Si tratta di un progetto pilota di cooperazione che mira a collegare meglio le aree rurali, periferiche e transfrontaliere di Italia, Slovenia e Croazia. La capienza del treno Stadler Flirt delle Ferrovie slovene (Slovenske Železnice, SŽ) è di 235 unità, con spazi adeguati per i passeggeri disabili, oltre al servizio trasporto biciclette e passeggini lungo tutti i 71 chilometri che separano Trieste da Rijeka.
Il progetto è stato finanziato all’80% da fondi europei attraverso il piano INTERREG Central Europe. Il suo portavoce, Winfried Ritt, afferma che quanto sta accadendo “impegna le genti a cooperare per la pace“, nella speranza di poter essere “fonte di ispirazione anche per altre regioni”. Secondo Vlasta Kampoš Jerenec, del Ministero sloveno delle Infrastrutture, questo treno non è solo un’offerta di mobilità sostenibile, ma anche un’opportunità per “mettere in contatto i popoli”. Per Roberto Antonione, segretario generale dell’Iniziativa Centro Europea (CEI), organizzazione con sede a Trieste, il progetto rappresenta un passo importante verso il “miglioramento della connettività in tutta Europa”.
Il viaggio inaugurale
Per il viaggio inaugurale, tutte le carrozze tranne una erano riservate ad ospiti ufficiali. Nell’unica vettura aperta ai viaggiatori “semplici” si sono ritrovati un gruppo di amici, due coppie, un uomo sulla cinquantina e due cicloturisti. Una folla riempiva il binario alla fermata di Divača, dove Tatjana e Mara sono salite a bordo iniziando a distribuire biscotti e grappa fatta in casa.
Ma la star itinerante che ha attirato i flash dei fotografi e le videocamere dei cellulari è stato il baritono Jure Počkaj, che ha offerto ai passeggeri la sua interpretazione della famosa canzone di Andrea Bocelli, Con te partirò. Con una tempistica perfetta: l’emozione suscitata dalla perfomance canora di Počkaj viaggiava all’unisono con quella per il passaggio del confine tra Slovenia e Croazia, certificato nuovamente a livello acustico dall’apparizione del ventiquattrenne Rok Gombač con la sua fisarmonica, che ha aperto le danze con i balli tipici.
A Ilirska Bistrica salgono a bordo il sindaco Gregor Kovačič e una manciata di ragazze in abiti tradizionali e lunghe trecce, tra cui altre due fisarmoniciste quindicenni, Barbara e Klara. Alle 9:50 il treno giunge a destinazione, alla stazione di Rijeka, dove la festa continua sulla banchina, tra musica, balli e cicchetti di grappa. Il sindaco di Rijeka Marko Filipović ha dato il benvenuto al treno e al suo omologo triestino, Roberto Di Piazza, ricordando ai presenti che la tratta Trieste-Rijeka è attiva da secoli negli itinerari della gente, che si sposta tra i due porti principali dell’Alto Adriatico orientale.
I binari della riconciliazione
Il treno viaggia su una linea costruita dall’impero austro-ungarico 150 anni fa. A quei tempi i reali d’Asburgo potevano scorrazzare su rotaia lungo i loro domini e fare colazione a Trieste, spostarsi in Slovenia per pranzo, e finire la giornata a Rijeka per uno spettacolo, magari in un teatro decorato da Gustav Klimt.
Poi il novecento ha portato con sé i nodi irrisolti della questione orientale italiana coi suoi confini, la festa rivoluzionaria di D’Annunzio, il fascismo e la feroce occupazione dei Balcani, le foibe con i ritrovamenti di qualche anno fa, il crollo della Jugoslavia e le guerre degli anni Novanta. Un secolo di odio e violenza che hanno corroso la convivenza pacifica avvelenando questo lembo di terra sull’Adriatico.
Nonostante gli investimenti cinesi facciano moltiplicare i cantieri (dalla capitale serba Belgrado al minuscolo borgo di Subotica, al confine ungherese), le ferrovie balcaniche non se la passano bene; e a discapito dei treni moderni che hanno fatto la loro timida comparsa, l’esercizio ferroviario qui è ancora in gran parte gestito con criteri e infrastrutture tradizionali, a tratti anacronistici. Ne sa qualcosa Jon Worth, che sta attraversando tutti i confini internazionali su rotaia dei Balcani per portare attenzione alla mancanza di investimenti e cooperazione transfrontaliera.
Tuttavia, i viaggi su rotaia nei Balcani hanno una tradizione affascinante e storie coinvolgenti, con itinerari fotografici mozzafiato. Ad ogni modo, dopo l’interruzione alla fine della Seconda guerra mondiale e decenni di inattività, il ripristino del collegamento ferroviario Trieste-Rijeka ha un fortissimo valore simbolico, non solo per i tre paesi interessati, ma anche per tutta Europa. Le strade per giungere alla riconciliazione sono tante. Stavolta è una strada ferrata.
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