Il maggio 2024 è stato segnato da un’ondata di proteste e scontri in Nuova Caledonia. Parigi accusa l’Azerbaigian: è davvero la prima operazione di influenza ibrida dal Caucaso al Pacifico?
Il maggio 2024 è stato segnato da un’ondata di proteste e scontri in Nuova Caledonia, collettività francese d’oltremare a 1300 km dall’Australia. L’arcipelago, grande due volte la Corsica, ha votato tre volte in referendum per l’indipendenza da Parigi tra 2018 e 2021 – il terzo tuttavia boicottato dai partiti indipendentisti che rappresentano la popolazione indigena, i kanak.
Una riforma per garantire diritto di voto ai cittadini francesi che hanno spostato residenza nell’arcipelago negli ultimi dieci anni ha scatenato l’ondata di proteste, represse con il coprifuoco e l’intervento dell’esercito, con un bilancio di sette morti e 300 feriti – nonché sospendendo la piattaforma sociale cinese TikTok. Macron è arrivato in Nuova Caledonia il 23 maggio per riaprire il dialogo politico.
Ma oltre alle questioni socio-politiche che riaprono le ferite del conflitto degli anni ’80, Parigi punta il dito contro Baku. C’è davvero lo zampino della petro-dittatura del Caspio dietro scontri avvenuti dall’altra parte del mondo?
Parigi punta il dito contro Baku – che nega
L’ingerenza dell’Azerbaigian “non è una fantasia, è una realtà“, ha dichiarato il ministro francese degli interni, Gérald Darmanin a France 2, rammaricandosi “che alcuni separatisti abbiano stretto un accordo” con questo paese. Ma la Francia resta “sovrana in patria”.
“Ci sono legami consolidati, documentati da diversi mesi, tra i politici indipendentisti e le autorità azerbaigiane”, ha detto all’AFP Bastien Vandendyck, consigliere della presidente non-indipendentista dell’assemblea della provincia meridionale dell’arcipelago, Sonia Backès.
Come riporta RFI, alle proteste del 15 maggio, alcuni indipendentisti indossavano magliette con le bandiere azere. E già a marzo, i media averi avevano mostrato manifestanti caledoniani con l’effigie del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev a Nouméa. Mentre in Aprile, il Congresso della Nuova Caledonia ha firmato un memorandum di cooperazione con l’Assemblea nazionale dell’Azerbaigian.
“Neghiamo qualsiasi legame tra i leader della lotta per la libertà caledoniana e l’Azerbaigian”, ha risposto Baku, bollando le dichiarazioni di Parigi come “una campagna di calunnie”.
La vendetta di Aliyev
Le relazioni tra Francia e Azerbaigian sono deteriorate negli ultimi anni, a causa del sostegno politico di Parigi all’Armenia nel conflitto nel Nagorno Karabakh.
Il regime di Baku aveva a lungo denunciato Parigi per le sue presunte posizioni filo-armene, chiedendone l’espulsione dal gruppo di contatto di Minsk. Nel 2022 il Senato francese aveva richiesto sanzioni contro l’Azerbaigian, che il governo di Baku aveva denunciato come mossa da “calunnie”.
Eletto alla guida del Movimento dei Non Allineati dal 2019 al 2024, l’Azerbaigian ha utilizzato tale piattaforma contro Parigi. Al gruppo di contatto sul COVID nel marzo 2023, Aliyev si scagliò invece contro la Francia, pretendendo scuse per il suo passato coloniale e gli “atti di genocidio” compiuti, definendone i territori d’oltremare come “malvagi resti dell’impero coloniale francese”.
Il “gruppo d’iniziativa di Baku” contro il colonialismo francese
Il vertice ministeriale di luglio 2023 dei Non Allineati, alla presenza dei partitiseparatisti dei territori francesi di Martinica, Guyana, Nuova Caledonia e Polinesia, ha annunciato la formazione del “Baku Initiative Group (GIB) contro il colonialismo francese”, think tank e lobby che intende “sostenere la lotta contro il colonialismo e il neocolonialismo”.
Alla conferenza, Roch Wamytan, capo del Congresso della Nuova Caledonia e membro del partito indipendentista kanak, ha affermato che l’Azerbaigian ha il diritto di “sostenere il processo di decolonizzazione” della Nuova Caledonia.
I media azeri hanno lodato gli indipendentisti come “combattenti per la libertà” che mirano a “liberare la Nuova Caledonia dal colonialismo francese”, scatenandosi poi quando sono apparse bandiere azere a Nouméa nei mesi successivi.
La disinformazione azera corre sulla rete
L’eurodeputato socialista francese Raphaël Glucksmann, che ha presieduto una commissione del Parlamento europeo sull’ingerenza straniera, denuncia da mesi “un tentativo di ingerenza” da parte dell’Azerbaigian. “Non sono gli attori stranieri a creare la tensione, ma approfittano dei problemi interni per gettare sale sulle ferite”.
Una fonte governativa francese ha riferito all’AFP di una “manovra” lanciata a metà maggio da Baku, con la trasmissione di “un montaggio che mostra prima due agenti di polizia bianchi armati di fucili, quindi immagini di kanak morti”. “È una campagna piuttosto massiccia, con circa 4.000 post generati da (questi) account”, ha aggiunto la fonte. “Riutilizzano codici già usati durante una precedente campagna diffamatoria chiamata Olympia.”
A novembre 2023, la Francia aveva già accusato agenti legati all’Azerbaigian di aver condotto una campagna di disinformazione volta a screditare la sua capacità di ospitare i Giochi Olimpici a Parigi. Baku ha respinto anche queste accuse.
Dal Caucaso al Pacifico, la strategia ibrida di Baku
Un editoriale del 16 maggio su AzerNews coglie la logica del sostegno di Baku alle rivolte di maggio in Nuova Caledonia: “Va ricordato che quando le terre azere furono occupate dagli armeni, il governo francese accusò di aggressione l’Azerbaigian invece dell’Armenia, interferendo negli affari interni affari della regione del Caucaso meridionale”.
Secondo l’analista Ben Dubow, su The Diplomat, “sostenere il separatismo nei territori francesi d’oltremare è diventata una priorità assoluta di Aliyev“, per punire la Francia per la sua storica simpatia per l’Armenia, proiettando l’immagine di un leader in grado di fronteggiare potenze mondiali, da Mosca a Parigi. Per l’Azerbaigian si tratta inoltre della prima vera operazione di influenza a lunga distanza.
Ma si tratta di una strategia non priva di rischi: come ricorda Dubow, la società energetica francese Total è ben presente nel settore petrolifero azero. Con l’invasione russa dell’Ucraina, Baku ha potuto godere di un sostegno incondizionato da parte delle élite politiche europee, in cerca di fonti alternative di energia. Bisognerà vedere se le relazioni economiche potranno restare a lungo isolate da quelle politiche.
Foto: AFP