A Praga a pochi passi dal cuore turistico nasce il primo spazio espositivo della città che mette in mostra “l’arte più umile”
Basta allontanarsi di qualche passo dal cuore turistico della capitale ceca per imbattersi in una galleria estremamente piccola per le sue dimensioni, ma estremamente grande per la sua missione: quella di presentare al pubblico un mondo variegato, carico di emozioni e troppo spesso sconosciuto ai più, il mondo definito dal pittore Jean Debuffet “Art brut”.
Non è difficile allora capire perché gli iniziatori del progetto hanno scelto per il loro nuovo spazio espositivo il nome Galerie Art brut Praha. L’obiettivo è quello di presentare e sostenere esclusivamente le realizzazioni di tutti quegli autori che per svariate ragioni non possono o non vogliono collocarsi all’interno dell’attività artistica oggi più comune. Del resto in merito non può sorgere alcun dubbio, dal momento che appena messo piede all’interno si viene accolti dalla seguente frase: “Qui le cose si innalzano in modo più orgoglioso e più mordace, il mondo è pieno di spigoli contro i quali innumerevoli volte ci siamo feriti”. Le parole qui utilizzate sono quelle del famoso pittore e scrittore Josef Čapek, autore del pionieristico libro “L’arte più umile” e mettono immediatamente in chiaro la tipologia di arte di cui i visitatori possono fare la conoscenza in questo luogo.
Uno strumento per uscire dall’isolamento.
Galerie “Art brut Praha” ha come sua sede una stanzetta di pochi metri quadri che si affaccia sulla Via Dittrichova. Si tratta di una proprietà della Chiesa ussita cecoslovacca che ha deciso di sostenere lo sforzo espositivo di Jaromír Typlt e Vladimir Drábek, ideatori del progetto, proponendo loro un affitto, in quanto per decenni a regnare qui è stato l’abbandono.
Il curatore Jaromír Typlt in merito all’attività avviata da lui e dal suo collega, in un’intervista rilasciata a Český Rozhlas (la radio di stato ceca) il 7 febbraio del 2024 ha affermato: “Già da un anno e mezzo facciamo mostre specializzate solo sull’art brut“. In effetti, a partire dal 2022 a cicli più o meno mensili sono state presentate le opere di autori che non hanno ricevuto alcun tipo di istruzione in campo artistico, autori che spesso portano con sè un qualche tipo di handicap: sono persone che hanno avuto problemi di alcolismo, che hanno fatto uso di droga, che hanno vissuto l’esperienza del carcere, che soffrono di disturbi mentali, personalità che, però, hanno scoperto dentro di sè una sensibilità tutta particolare e un bisogno di esprimere attraverso l’arte la propria percezione del mondo. Come sottolineato dallo stesso Typlt, la possibilità di esporre “rappresenta per loro un passo verso l’uscita dall’isolamento”. Ciò spesso vale anche per le relative famiglie. Persone che per anni hanno dovuto fare i conti con l’handicap di uno dei membri del proprio nucleo familiare, infatti, all’improvviso vedono quest’ultimo diventare un autore ammirato, un artista.
Artisti cechi ma non solo…
La maggior parte degli artisti rappresentati dalla Galleria fanno riferimento all’Ateliér Radostné Tvorby (letteralmente “Atelier della creazione gioiosa”) di Letná, il primo atelier in Repubblica Ceca ad offrire un ambiente adatto agli artisti figurativi che rientrano all’interno della categoria dell’Art brut. Attualmente qui sono attivi una dozzina di “produttori” d’arte. Insieme a loro lavora l’assistente Magdalena Hajzlarová. Garanti del progetto sono i teorici Terezie Zemánková e Jaromír Typlt.
La mostra di inaugurazione, intitolata “Odkud vitr vane” (“Da dove soffia il vento”), si è tenuta tra il 23 settemre e il 23 ottobre del 2022, si è dedicata alla presentazione, attraverso quattordici quadri, di diverse personalità legate all’Ateliér Radostné Tvorby: Dagmar Filipková, Šarka Hojaková, Dominik Jirsa, Jarmila Jandová, Marie Kohoutková, Václav Kuklik, Marie Kůsová, Lorenzo, Karel Pajma, Lukáš Paleček, Vojtěch Proske, George Radojčič, Ivete Riminka Filli, Ladislav Svoboda. Le esposizioni successive, invece, si sono concentrate perlopiù sui singoli protagonisti.
Karel Pajma con i suoi disegni geometrici dimostra che qualcosa in apparenza assolutamente semplice come una linea retta può trasformarsi in forme che alla fine stupiscono per la loro complessità. I quadri di Ladislav Svoboda, già sorprendenti al primo sguardo, ad un secondo sguardo si rivelano ancora più sorprendenti. Se non ci perdiamo all’interno delle strutture a mosaico, infatti, iniziamo pian piano a distinguere le figure che altrimenti quasi si fondono con lo spazio circostante. Dagmar Filipková è la dimostrazione che per un essere creativo non esiste alcun tipo di limitazione, nessun handicap insuperabile. Dopo aver sperimentato diverse tecniche, ha individuato la sua strada più naturale nei pastelli ad olio che rispondono bene al suo bisogno di disporre uno sull’altro diversi strati di colore, mantenendo al tempo stesso l’ampiezza del tratto del disegno. Lorenzo (sinonimo di Dominik Sipr) è attratto dal mondo dei tram e dei treni. Questi ultimi rappresentano per lui un ordine che è ben in grado di comprendere e di cui ha bisogno nella vita. Allo stesso ordine è legata anche la sua pittura. Si serve di colori ad olio e crea con un’incredibile tenerezza. Rappresenta i suoi mezzi di trasporto che si rivelano qualcosa di vivo che si fonde con il paesaggio, il cielo, le abitazioni. Nel suo mondo è riflessa una profonda fede religiosa che difende il mondo dal caos e dall’estraneità.
Da sottolineare è poi il fatto che sono state proposte anche altre importanti figure dell’art brut. In particolare possiamo fare i nomi di Zdeněk Košek e Pavel Salák. Quest’ultimo nella dodicesima mostra organizzata dalla Galerie Art brut Praha permette ai visitatori di entrare all’interno del suo mondo, un mondo alternativo costruito sì solo nell’immaginazione e nei sogni, ma con una minuziosa attenzione per i dettagli. Zdeněk Košek, nato a Duchcov nel 1949 e morto a Ústí nad Labem nel 2015, era convinto nella sua malattia (schizofrenia) di controllare il meteo dell’intero mondo, di dare vita con il suo comportamento alle nuvole, ai temporali, ai tornado, ai rovesci e ai cicloni. Era anche convinto di essere osservato attentamente dagli uccelli che di lui sapevano tutto. La tensione che lo soffocava e lo ispirava è riflessa nei colori e nelle strutture della sue opere.
Se si scorre l’elenco delle mostre organizzate quello che sicuramente salta all’occhio è inoltre lo sforzo di propagare artisti non cechi. Tra il febbaio e il marzo del 2023, così, accanto al ceco Jaroslav Diviš, è stato presentato il polacco Michał Walczyk. Proprio in questi giorni, poi, abbiamo la possibilità di conoscere Krzysztof Stepniak, il cui lavoro, secondo quanto da lui stesso affermato, è il risultato di una ricerca interiore e di un’indagine riguardante i rapporti con le persone e con il mondo circostanti e soprattutto con se stesso. Crea velocemente, in modo impulsivo, quasi automatico. Spesso realizza delle lunghe serie di quadri nei quali dipinge numerosi ritratti della stessa persona, presentandola sotto diversi aspetti e in diverse varianti di colore. Percepisce la pittura come una sorta di autoterapia e usa diverse tecniche. Di frequente dipinge senza usare il pennello, perlopiù su carta. Realizza anche dei collage che si rivelano essere dei commenti brevi ed ironici a riguardo della realtà circostante.
Vediamo, dunque, una grande varietà nella proposta al pubblico. E di certo Jaromír Typlt e tutti coloro che lo affiancano in questa avventura non hanno intenzione di fermarsi qui. Ultimamente, infatti, hanno preso vita numerosi altri progetti espositivi e iniziative (come cicli di lezioni) che hanno coinvolto non soltanto Praga, ma anche altre importanti città ceche (ad esempio Olomouc) e, addirittura, piccoli centri (Litoměřice). A questo scopo è stata avviata una collaborazione con altre istituzioni (ad esempio la Biblioteca della Città di Praga) e con altri locali pubblici, spesso pure un po’ nascosti e poco noti, come caffetterie e piccole gallerie d’arte.
Immagine: dalla pagina Facebook della Galleria Art brut di Praga