La seconda prova registica del rumeno Emanuel Parvu in concorso a Cannes.
L’annuncio di Three Kilometers from the End of the World come integrazione a posteriori della selezione del concorso è stata certamente una sorpresa: poche volte è capitato che un film rumeno venisse aggiunto in questo modo – ancora meno probabile, un film di un regista il cui nome forse è più legato al suo ruolo attoriale: Emanuel Parvu (protagonista, per esempio, di Miracle).
Il titolo del secondo lungometraggio di Parvu si riferisce al luogo geografico, il delta del Danubio, qui visto come un luogo ai “confini del mondo”, secondo i canoni fiabeschi. Null’altro del film è fiabesco: l’incipit vede Adi, un ragazzo diciannovenne, che una sera fa amicizia con un coetaneo, turista. Un loro gesto viene interpretato come atto omosessuale, ed Adi ritorna a casa coperto da lividi e botte. Un film che parte quasi come investigazione, ma che presto diventa piuttosto un incubo per il ragazzo, che diventa vittima del bigottismo dei genitori, di un sistema politico profondamente corrotto. Un thriller vero e proprio, in cui la tensione per una situazione ingiusta diventa insormontabile.
A livello di découpage, il film non presenta grossissime novità o distinzioni stilistiche rispetto alle opere di Mungiu o del primo Puiu, ad eccetto di qualche carrello impercettibile, o lo sfruttamento di specchi e dello sguardo dei personaggi in scene occasionali, è un film che rientra molto nel linguaggio dominante del cinema rumeno contemporaneo, semplice ma potente.
Forse proprio questa semplicità è la forza del film, che riesce a trasmettere uno stato d’animo perturbante senza troppi artifici filmici – anche se la stessa semplicità lo rende un film meno originale e distinto.