Limonov Serebrennikov

CINEMA: Cannes – Limonov esplode sullo schermo

Adattato dal romanzo omonimo di Emmanuel Carrére, Limonov: The Ballad è il nuovo, esplosivo film di Kirill Serebrennikov in concorso al Festival di Cannes.

La trasposizione di un’opera letteraria conosciuta in tutto il mondo, Limonov inizialmente era stato affidato a Pawel Pawlikowski, regista del premio Oscar Ida e Cold War, scelta sulla carta azzeccata in quanto legato in amicizia all’autore, e a sua volta personaggio del libro. Durante le riprese del suo documentario Serbian Epics Pawlikowski incontrò il vero Eduard Limonov, all’epoca militante nell’esercito serbo. Nonostante i legami forti, e per quanto sia uno degli autori cinematografici est europei più influenti dell’ultimo decennio, difficilmente il cinema riflessivo di Pawlikowski si presta ad un personaggio così oltraggioso, radicale e  provocatore come Eduard Limonov: poeta e scrittore, in seguito leader del controverso Partito Nazional Bolscevico, avversario politico di Putin, al contempo in favore dell’occupazione della Crimea e dell’invasione dell’Ucraina. Kirill Serebrennikov, d’altro canto, artista un po’ provocatorio, emigré russo come Limonov, autore di film molto sopra le righe come Petrov’s Flu o La Moglie di Tchaikovsky, sembra il regista perfetto per quest’opera.

Lo stile di Serebrennikov, che attinge molto per messinscena ai musical, con piani sequenza elaborati e coreografati, riesce a trasmettere in modo valido il vertiginoso percorso del personaggio Limonov. Personaggio di finzione, come Serebrennikov sottolinea a più riprese, ispirato certo alla figura storica, ma che viene comunque raccontato all’interno di un contesto fittizio, ricostruito, un aspetto che viene spesso sottolineato direttamente nel film, per esempio nella scena di apertura: dopo alcune false immagini d’archivio, con Ben Whishaw che indossa gli occhiali tipici del personaggio e che “estende” con le mani lo schermo, fino ad allora in 4:3, al widescreen. In una scena successiva, un’ellissi temporale che vede Limonov vagare attraverso le vie di New York (ed attraverso gli anni), si conclude con la sua uscita all’esterno del set e la rivelazione che la strada di Manhttan vista nel film è stata interamente ricostruita. Anche la bandiera del partito dei nasbol del film utilizza come simbolo una granata (limonka, da cui il nome letterario di Limonov) e non la falce ed il martello, come invece la sua controparte reale.

Necessariamente il film opera omissioni sul romanzo di Carrére, soprattutto per quanto riguarda gli anni giovanili tra le bande di Kharkiv o la militanza nell’ex Jugoslavia, in altri casi ri-immagina scene, ma in sostanza rimane invariato il ritratto di Limonov come rappresentante estremo di quella ideologia che la Russia di Putin oggi sostiene pienamente nella sua narrativa; inoltre, vengono mantenuti i rifermenti di ordine contestuale che permettono di delineare le cause e le conseguenze di quest’ideologia, radicata nel dissapore della Russia post-sovietica.

Difficile non sentirsi in parte delusi a fine film, una delusione che è però causata dalla natura stessa dell’opera di riferimento e non dall’insuccesso del film di adattarlo. Limonov: The Ballad è un film aspro, inconclusivo, e questo deve essere.

In Italia, il film verrà distribuito da Vision Distribution, al momento senza date ufficiali.

Chi è Viktor Toth

Cinefilo focalizzato in particolare sul cinema dell'est, di cui scrive per East Journal, prima testata a cui collabora, aspirante regista. Recentemente laureato in Lingue e Letterature Straniere all'Università di Trieste, ha inoltre curato le riprese ed il montaggio per alcuni servizi dal confine ungherese-ucraino per il Telefriuli ed il TG Regionale RAI del Friuli-Venezia Giulia.

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