RUSSIA: Almeno ventimila bambini ucraini deportati e rieducati. Un crimine di guerra

Secondo le autorità ucraine, negli ultimi due anni sono almeno 20000 i bambini ucraini che sono stati deportati in Russia per essere “salvati”. Questo è solo uno dei motivi per il quale pende un mandato di arresto internazionale sul Presidente Putin e Maria Lvova-Belova (commissaria presidenziale per i diritti dei bambini in Russia), entrambi accusati di aver commesso crimini di guerra.

Il Cremlino e l’annientamento dell’identità ucraina

Il governo di Kiev ha identificato circa 20.000 bambini deportati dal Cremlino, di questi almeno 4000 sarebbero orfani, ma secondo Mykola Kuleba (fondatore di Save Ukraine) potrebbero essere almeno un milione e mezzo i ragazzi che vivono tra la Federazione Russa e i territori occupati. Ad oggi, dunque risulta impossibile definire con certezza quanti bambini siano stati effettivamente deportati in Russia.

Per quelli deportati, però, ci si presta a riservare un trattamento speciale: una meschina epurazione da tutto ciò che è Ucraina, costringendo così questi bambini a vivere sotto le mentite spoglie di una nazione che non è la propria, sottoponendoli a uno stress psicologico costante, che mina la fanciullezza che gli spetterebbe di diritto.

Con l’intento di annientare l’identità ucraina, già nel 2022 era stato diffuso un manuale scolastico per la “Prevenzione di conflitti e manifestazioni di estremismo e terrorismo in un ambiente formativo multiculturale” Gli insegnanti hanno a disposizione anche un brillante glossario, il quale dovrebbe guidarli nell’individuazione delle parole estremiste che potrebbero pronunciare i ragazzi, molto spesso visti come possibili terroristi.

Diversi insegnanti della Federazione russa hanno rilasciato delle interviste (in forma anonima, è ovvio) al giornale Meduza, riflettendo sulla situazione e sulle direttive impartite dal Cremlino. Tra queste spicca la riflessione di uno dei professori sul concetto di integrazione, parola ricorrente all’interno del manuale: come si può, infatti, parlare di “integrazione”, quando l’ambiente in cui la si dovrebbe applicare ha come unico scopo l’annientamento del gruppo non dominante?

Teenagers of Russia: il progetto “umanitario” di Putin

A marzo 2022, il Presidente Putin ha presentato il progetto Teenagers of Russia, un’iniziativa promossa dalla Lvova-Belova con l’intento di aiutare “milioni di adolescenti a passare in sicurezza attraverso le zone di turbolenza”.

Secondo i documenti che Meduza è riuscito a ottenere, il programma, nello specifico, si occupa di fornire supporto ai minori che si trovano nelle zone coinvolte nell’ “operazione militare speciale”. L’obiettivo, è ormai chiaro, è quello di annientare il passato ucraino di questi bambini e di “integrarli” nel mondo russo. Tra le varie attività promosse dal progetto, rientrano i cosiddetti “seminari patriottici”, molto spesso tenuti da soldati e sacerdoti russi, dediti a proseguire quel lavoro di indottrinamento che già troneggia sui banchi di scuola. Diversi centri stanno aprendo anche nelle zone occupate dell’Ucraina, infatti, sono già state attivate filiali a Donetsk e a Mariupol.

Sempre secondo i documenti ottenuti da Meduza, i livelli di stress psicologico dei minori raggiungono apici molto alti, principalmente a causa della separazione dalla famiglia, la difficoltà nell’utilizzo della lingua russa, attacchi depressivi reiterati e timore dei rumori forti.

La cosa peggiore è che la Russia mira specificatamente agli adolescenti: i ragazzi che stanno per compiere la maggiore età vengono convocati per essere arruolati e combattere contro la propria nazione. Come ricorda Human Rights Watch, costringere i membri di una popolazione occupata a servire nelle forze armate della potenza occupante è una violazione delle Convenzioni di Ginevra e costituisce un crimine di guerra.

La Bielorussia sempre al passo

Il legame tra Mosca e Minsk prosegue più o meno indisturbato. La Bielorussia, infatti, rimane nella stretta orbita dell’influenza russa, e fin da subito si è apprestata a collaborare con il Presidente Putin per “salvare” i bambini ucraini dalle cosiddette zone turbolente.

Secondo i media indipendenti bielorussi sono circa 40 i bambini ucraini deportati dalla sola regione ucraina di Kherson. Il medesimo dato è stato diffuso dai media statali, con l’intento, però, di esaltare la pia azione volta all’integrazione dei bambini ucraini, avvalendosi di una modalità di narrazione che non poteva che essere uguale a quella russa: nessuna deportazione, nessun trasferimento illegale, per i funzionari statali, e per tutti coloro che ci credono, si tratta di salvare, rieducare e riabilitare i bambini che sono stati vittime delle crudeli autorità ucraine.

Il programma di rieducazione a cui vengono sottoposti non include solo le visite ai parchi e agli zoo, bensì anche quelle ai centri di sicurezza nazionale, dove, per distogliere i giovani dal loro malessere, si mostrano armi e si tengono lezioni sulle migliori tecniche di cecchinaggio. Ovviamente, non possono mancare gite ai musei e ai memoriali sovietici, in una costante glorificazione della Madrepatria Russia, inneggiata per le grandi gesta svolte nel corso del Novecento.

Si compromettono così l’infanzia e l’adolescenza di migliaia di bambini, con l’intento di plasmarli a propria immagine e somiglianza e di estirpare la loro identità.

Sembra quasi una “Guerra della (Bielo)Russia ai bambini”, questo il titolo della conferenza che si è svolta a Riga il 31 gennaio e il 1° febbraio 2024, dove la first lady ucraina Olena Zelenska ha fatto un appello ai Paesi neutrali per accogliere i bambini ucraini e intervenire contro la loro deportazione in Russia. Ai bambini viene raccontato che loro non servono più in Ucraina, che l’Ucraina li ha abbandonati, in Russia cambiano le loro generalità rendendo davvero difficoltoso rintracciarli.

È un crimine, questo, vile e crudele, contro dei bambini che non possono difendersi. Quando finirà?

Foto: UNICEF Ukraine

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