Giovedì 21 marzo il Consiglio europeo ha trovato l’accordo sull’avvio dei negoziati di adesione per la Bosnia Erzegovina. La decisione è arrivata dopo l’invito a procedere rivolto dalla Commissione europea il 12 marzo e dopo l’apertura per Ucraina e Moldavia a dicembre 2023.
Luce verde dal Consiglio
Nella tarda serata di giovedì 21 marzo, i capi di stato e di governo dell’Unione europea hanno deciso di procedere con i negoziati con la Bosnia Erzegovina. L’annuncio è stato dato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel con una foto assieme a Borjana Krišto, la presidente del Consiglio dei Ministri bosniaca.
Lo scorso 12 marzo la Commissione aveva pubblicato un documento nel quale si invitava il Consiglio ad aprire i negoziati di adesione con Sarajevo. La stessa Ursula Von der Leyen aveva espresso soddisfazione per i progressi compiuti dalla Bosnia. Tra questi, le nuove leggi su conflitto d’interesse, anti-riciclaggio, e integrità della magistratura – oltre al pieno allineamento con la politica estera dell’Unione, e all’avvio dei negoziati per un accordo sulla presenza dell’agenzia Frontex alle frontiere bosniache – come già avviene in Macedonia del Nord, Serbia, Albania e Montenegro.
Durante il Consiglio europeo però non sono però mancati pareri discordanti. In particolare, Danimarca e Paesi Bassi hanno espresso dubbi sulla Bosnia: il primo ministro olandese ad interim Mark Rutte ha sottolineato come pur appoggiando la decisione del Consiglio, la Bosnia debba fare molto di più. Al contrario, a spingere in maniera decisiva per i negoziati sono state Italia, Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia. Questi paesi avevano chiesto di aprire anche alla Bosnia dopo il successo di Ucraina e Moldavia.
Le reazioni della politica bosniaca
A Sarajevo la notizia è stata accolta con entusiasmo dalla popolazione e anche dalla politica locale. L’Alto Rappresentante Christian Schmidt ha espresso soddisfazione e ha poi chiesto di accelerare con le riforme necessarie. I partiti della “Troika” hanno accolto calorosamente la notizia: Edin Forto, leader dei liberali progressisti di Naša Stranka e Denis Bećirović, membro della Presidenza e volto del Partito Socialdemocratico, hanno festeggiato la notizia ribadendo la fiducia della Bosnia verso il suo futuro in Ue.
Il leader dei conservatori dell’Unione Democratica Croata (HDZ BiH), Dragan Ćović ha ribadito che la Bosnia non ha ricevuto nessun trattamento di favore e che dovrà rivelarsi all’altezza delle aspettative. Anche il Partito di Azione Democratica (SDA) di Bakir Izetbegović, oggi all’opposizione, ha ben accolto la decisione del Consiglio.
Non si sono fatte attendere invece le parole di Milorad Dodik, presidente con velleità secessioniste della Republika Srpska (RS). Dodik ha definito i negoziati un successo da attribuire alla RS, ha poi continuato nella sua provocazione, affermando che dovrebbe essere lui stesso a negoziare l’adesione all’Ue. Dodik aveva già causato imbarazzo e polemiche a febbraio con il suo viaggio in Russia e Bielorussia.
Quale futuro per la Bosnia e i Balcani occidentali nel prossimo allargamento
Con il Consiglio europeo del 21 e 22 marzo si apre un nuovo capitolo per la Bosnia Erzegovina e il suo percorso verso l’Unione europea. La Commissione ora preparerà un quadro negoziale, e procederà agli incontri bilaterali di spiegazione sull’acquis, che la Bosnia dovrà adottare nella propria legislazione.
Ma prima di aprire i vari capitoli negoziali, Sarajevo dovrà attuare tutte le riforme ancora pendenti tra quelle richieste dalla Commissione nel 2022, al tempo della raccomandazione come paese candidato. Soltanto allora gli stati membri daranno l’ok al quadro negoziale, secondo quanto appena deciso dal Consiglio europeo.
Si tratta in particolare della riforma del sistema giudiziario, la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la gestione di migrazione e asilo, la protezione della libertà di stampa e il coordinamento delle procedure per l’integrazione europea tra i vari livelli di governo.
Adesione all’Ue: a che punto sono i Balcani
L’apertura alla Bosnia sembra una risposta dell’Ue dopo le critiche sulla disparità di trattamento dei Balcani occidentali di fronte all’Ucraina e alla Moldavia. Ciò non deve però distogliere dalle difficoltà che l’Ue sta dimostrando nel pianificare l’allargamento nei Balcani occidentali.
Il Montenegro ad oggi ha chiuso soltanto 3 capitoli su 33 con l’Unione, la Macedonia del Nord ha ottenuto l’apertura dei negoziati insieme all’Albania nel 2020, avviandoli ufficialmente nel 2022 per poi entrare in stallo vista la contesa con la Bulgaria. I negoziati con la Serbia sono stati avviati nel 2014, tuttavia il peggioramento della situazione politica e dello stato di diritto ne hanno di fatto congelato il percorso europeo. A questo va aggiunta la vicinanza di Belgrado a Mosca e i faticosi negoziati in corso per normalizzare i rapporti con Pristina, dietro mediazione della stessa Ue.
Foto: Sarajevo Times