essere LGBT
Rainbow pride flag flying in the daytime breeze. Original public domain image from Wikimedia Commons

Essere LGBT in Asia Centrale, la diversità come condanna

Parlare di diversità è sempre una questione complessa, quando è coinvolta la sessualità lo è ancora di più. Il tema è divisivo, le prese di posizione sono spesso nette e senza appello, tanto da non capire se il tema dei diritti LGBT sia effettivamente facendo progressi formali, il contesto sia totalmente avverso oppure tutte e due le cose insieme. Per quanto riguarda l’Asia Centrale è più semplice, meno bizantinismi politici: qui siamo di fronte ad una regressione.

Semplicemente no

Partiamo dai paesi in cui la situazione è semplice: niente diritti. Questi sono il Turkmenistan e l’Uzbekistan, dove è addirittura illegale avere rapporti omosessuali. In questi casi la legge prevede il carcere, con l’Uzbekistan che prevede pene più dure del Turkmenistan, la Corea del nord centro asiatica. Stupisce quindi che il paese più turistico di tutta la regione, l’Uzbekistan, sia allo stesso tempo meno tollerante verso le diversità. Turismo sì ma etero.

Regressione in corso

Aria di ritorno al passato si ha invece in due paesi dove le leggi in materia LGBT esistono, Kazakistan e Kirghizistan. Le autorità di Astana hanno infatti recentemente bannato SelfTanu.kz, sito LGBT kazako dedicato all’educazione sessuale dei ragazzi. Il motivo è che il contenuto sarebbe stato “contrario ai diritti dei bambini”, qualunque cosa voglia dire. Preoccupante il fatto che il giorno successivo, una manifestazione abbia chiesto leggi anti-LGBT.

In Kirghizistan, quello che il paese più democratico dell’Asia Centrale, è stata recentemente approvata una legge che limita l’espressione e l’accesso all’informazione sui temi LGBT. Anche qui è presente tutto il corollario relativo alla difesa dei diritti dei bambini. Da notare che il testo della legge è sinistramente simile a quello delle leggi anti propagande russe e ungheresi.

Un campione inaspettato

Da questa breve analisi ne risulta un paradosso, ossia che il paese dove al momento la comunità LGBT sta avendo meno attacchi è quello dove meno ce lo si aspetterebbe: il Tagikistan. Confinante con l’Afghanistan talebano ed in passato base per radicali islamici uzbeki, il Tagikistan permette le relazioni omosessuali ed il cambio di sesso (su prescrizione medica). Esiste anche una associazione statale che si occupa di diritti LGBT, l’unica legale.

Chiamata a raccolta

Ma cosa fa paura del mondo LGBT? Forse non è un caso che Kazakistan e Kirghizistan siano sulla strada della regressione seguendo le orme di Mosca. In una situazione di crisi la diversità è una minaccia in guerra si è amici o nemici, tertium non datur. L’Asia Centrale non è in guerra, il che forse aumenta ancora di più le paure e la necessità di mettersi sulla difensiva. Ma una persona queer può essere nazionalista? Una domanda che forse si farà strada.

Legale e reale

Un’altra riflessione che emerge da questa panoramica centro asiatica è che avere diritti non significa essere rispettati. La legalità dell’avere rapporti con persone dello stesso sesso, ad esempio, si scontra in Asia Centrale con la disapprovazione sociale. Il rischio  è che diritti legali e diritti reali non procedano di pari passo, creando una situazione ancora più complicata.

Fonte immagine: gin-ssogie.org

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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