Mother and Dughter, or the night is never complete di Lana Gogoberidze è uno dei primi documentari presentati nella sezione Forum della Berlinale.
Oggi, se si pensa alla Georgia, sono numerosi i nomi che si ricordano: Dea Kulumbegashvili, Elene Navierani, per citare due dei più giovani. Meno nota è Nutsa Gogoberidze, la prima cineasta georgiana, che ha operato negli anni ’30. Sua figlia, la ultranovantenne regista Lana Gogoberidze, “madrina” del cinema georgiano a partire dagli anni ’60, ha deciso di dedicare un documentario al suo rapporto con la madre: Mother and daughter, or the night is never complete.
La storia di Nutsa Gogoberidze è una vera e propria storia parallela rispetto alla Storia ufficiale: ammessa tra le prime donne negli anni ’20 alla scuola di cinema, artista autrice di lungometraggi a sfondo etnografico di rilievo, fu vittima insieme al marito della purga staliniana: lui condannato a morte, lei esiliata per 12 anni in campi di lavoro. Una storia familiare che Lana ricorda attraverso fotografie sbiadite, che evoca principalmente attraverso il suono e la musica di un sassofono, e che attraverso Nutsa racconta il dramma di un’intera generazione di artisti georgiani che finirono nel mirino, e che oggi sono pressochè dimenticati. Nonostante la tragicità degli eventi narrati, domina la dimensione nostalgica, di Lana che ricorda, attraverso propria madre, anche la propria infanzia
Un racconto intimo, spesso più emotivo che informativo, che riesce a suscitare la curiosità dello spettatore: il cinema di Nutsa Gogoberidze non è centrale quanto il racconto della sua personalità, ma le poche scene che vengono mostrate suggeriscono una filmografia che rivaleggia in maestria i contemporanei della regista.
Mother and Daughter è il primo di una serie ampia di documentari est europei che verranno presentati alla Berlinale quest’anno.