Kosovo

KOSOVO: Pristina festeggia l’anniversario dell’indipendenza, tra tensioni, successi e speranze

Il 17 febbraio 2024, il Kosovo festeggia il sedicesimo anniversario dalla dichiarazione d’indipendenza del 2008. L’ultimo anno è stato ricco di avvenimenti che hanno portato il paese al centro dell’attenzione dei media e delle istituzioni europee.

Il dialogo con la Serbia: tra alti e bassi

Il sedicesimo anno di vita dello stato kosovaro era iniziato in modo molto promettente per quanto riguarda la sua relazione con la Serbia. Infatti, il 18 marzo 2023 in Macedonia del Nord il primo ministro kosovaro Albin Kurti e il presidente serbo Aleksandar Vučić avevano accettato verbalmente il cosiddetto Accordo di Ohrid, basato sulla proposta franco-tedesca presentata nel corso del 2022 ai due governi, e il suo allegato riguardo l’implementazione dello stesso. Appena un mese dopo, sull’onda del momento favorevole, fu creata una commissione per monitorare l’implementazione di Ohrid presieduta dall’inviato speciale dell’UE per il Dialogo Miroslav Lajcak e fu appoggiata da entrambe le parti una dichiarazione sulla volontà di affrontare la questione irrisolta delle persone scomparse negli anni della guerra di cui non si ha ancora traccia.

Ad interrompere questo momento di apparente calma, due eventi che hanno reso ancora una volta la violenza protagonista.

Il primo ha avuto luogo il 29 maggio quando circa 30 soldati NATO del contingente ungherese ed italiano di KFOR sono stati feriti, alcuni in modo grave, mentre erano a protezione delle sedi dei comuni per permettere l’insediamento dei neoeletti sindaci in tre municipalità nel nord del Kosovo a maggioranza serba. Gli scontri, in particolare quelli più violenti, registrati a Zvecan, sono stati causati dai manifestanti serbi che si erano riuniti per protestare contro l’elezione di sindaci di etnia albanese nelle elezioni locali tenutesi appena un mese prima, segnando un picco di violenza unico nella storia recente del paese. Un simile risultato elettorale era stato possibile a causa della decisione dei cittadini di etnia serba di boicottare le elezioni come segno di avversione alle istituzioni kosovare. Appena due settimane dopo, tre poliziotti kosovari sono stati arrestati nei pressi del confine dalle autorità serbe, aumentando ulteriormente la tensione con il Kosovo, che ha descritto il fatto come un vero e proprio rapimento avvenuto su territorio kosovaro.

Il secondo evento invece, avvenuto il 24 settembre, ha visto l’attacco di 30 paramilitari serbi ad una pattuglia della polizia kosovara nel nord del paese, che ha causato la morte del sergente Afrim Bunjaku, in seguito diventato eroe nazionale. Successivamente, il commando si è rifugiato nel monastero ortodosso di Banjska, dove è iniziato uno scontro a fuoco con la polizia kosovara nel quali sono rimasti uccisi alcuni paramilitari serbi, mentre i superstiti hanno trovato rifugio nelle montagne che si estendono al confine tra Kosovo e Serbia. Le autorità kosovare hanno parlato di un vero e proprio attacco terroristico sponsorizzato dallo Stato serbo sia politicamente che economicamente. La durissima reazione del primo ministro Kurti ha inquadrato questo attacco come parte di un piano più ampio di annessione del Kosovo del Nord e ha elogiato la polizia kosovara per non aver fatto irruzione nel monastero, evitando così morti tra i pellegrini presenti in quel momento, che avrebbe dato la possibilità a Vučić di dare una connotazione religiosa al conflitto. Durante la settimana successiva all’attacco, il contingente KFOR è stato notevolmente rinforzato portando al ritiro delle truppe serbe che erano state mandate al confine e la polizia kosovara ha rinvenuto un vero e proprio arsenale a disposizione del commando serbo, che era guidato da Milan Radoičić, esponente di spicco della ‘Lista Serba’, ovvero il principale partito che rappresenta i serbi nel nord del Kosovo e legato al governo di Belgrado.

2024: un inizio promettente

Il 2024 è invece iniziato per il Kosovo nel migliore dei modi. Dal 1° gennaio infatti è iniziata la cosiddetta liberalizzazione dei visti, che permetterà ai cittadini con passaporto kosovaro di viaggiare in Unione Europea senza dover richiedere un visto per un massimo di 90 giorni. Qualche giorno dopo è arrivata anche la decisione da parte della Spagna di riconoscere la validità dei passaporti kosovari, nonostante la posizione sul riconoscimento del Kosovo come stato indipendente non sia cambiata. Contando anche l’accordo siglato ad Abu Dhabi a gennaio che permetterà ai kosovari di recarsi senza visto negli Emirati Arabi, il passaporto kosovaro è passato dalla 188esima posizione alla 55esima posizione nella classifica dei passaporti più “forti”.

Sempre dal 1° gennaio inoltre, il governo di Belgrado ha preso la decisione di permettere alle macchine con targhe kosovare di entrare in Serbia, senza dover più coprire i simboli. Questa decisione è stata ricambiata da un provvedimento equivalente adottato dal governo di Kurti appena una settimana dopo. L’inizio del 2024 ha anche visto la visita del Segretario di Stato per gli affari esteri del Regno Unito, David Cameron, che ha espresso grande supporto per il Kosovo e ha promesso uno sforzo diplomatico maggiore per convincere nuovi stati a riconoscere l’indipendenza del Kosovo.

Il sedicesimo anno di vita del Kosovo si è però concluso con un ulteriore aumento delle tensioni con la Serbia, in seguito alla decisione della Banca Centrale del Kosovo di vietare l’uso dei dinari ancora utilizzati dai serbi, soprattutto nel Nord. Nonostante le richieste, provenienti anche dalla comunità internazionale, di fare un passo indietro, Kurti ha affermato che questo non avverrà, sottolineando la necessità di proteggere l’indipendenza della Banca Centrale e allo stesso tempo di attuare a pieno la Costituzione, che prevede l’euro come unica valuta del paese.

Sfide per il futuro

Il raggiungimento di un accordo con la Serbia è probabilmente la più grande sfida per ogni governo kosovaro che verrà. Kurti, che ha rappresentato il Kosovo nella sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell’8 febbraio, ha invitato nuovamente Vučić a firmare, rendendolo vincolante, l’accordo di Ohrid, ma questo sembra ancora lontano dal succedere. Sebbene l’esito positivo del dialogo possa senza alcun dubbio avere conseguenze estremamente positive per i cittadini e il paese, l’attuale governo è anche impegnato nel raggiungere la membership in importanti organizzazioni internazionali, come il Consiglio d’Europa; oltre a dover intraprendere tutte le possibili azioni per convincere l’Unione Europea a rimuovere le sanzioni imposte in seguito alle tensioni nel Nord, che stanno avendo effetti economici negativi. Forse però, la più grande sfida del governo a breve termine, sarà quella di evitare che i giovani del Kosovo lascino il paese, cosa che potrebbe essere molto più facile con la liberalizzazione dei visti con l’Unione Europea.

Dal punto di vista simbolico, il 2023 ha anche rappresentato la chiusura di un capitolo, avvenuta con la morte di Martti Ahtisaari, diplomatico che ha dedicato una buona parte della sua vita a questioni relative al Kosovo; e l’apertura di un nuovo periodo di speranze rappresentato dalla vittoria nella corsa per ospitare i Giochi del Mediterraneo nel 2030, un grande risultato dal punto di vista sportivo e diplomatico e un auspicio positivo per il futuro.

Foto: Pixabay

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