Il governo uscente di Diritto e Giustizia (PiS) ha svenduto asset strategici nel settore dell’energia a sauditi e ungheresi. E’ l’accusa di un rapporto della Corte dei Conti polacca (NIK).
Il colosso statale dell’energia Orlen ha venduto asset a Saudi Aramco nel 2022 per miliardi al di sotto del loro valore. La vendita, che ha dato ai sauditi il controllo parziale su una delle due raffinerie di petrolio della Polonia, avrebbe “comportato notevoli rischi per la sicurezza”.
Le dismissioni da Orlen per la fusione con Lotos
La Corte dei Conti polacca ha pubblicato il 5 febbraio un rapporto sul settore petrolifero polacco negli anni 2018-23, con un focus sulla fusione tra due compagnie petrolifere statali, Orlen e Lotos, avviata nel 2018.
Nel 2020, la Commissione europea ha dato via libera a patto che Orlen vendesse alcune attività per soddisfare i requisiti antitrust.
Nel gennaio 2022 Orlen ha annunciato la vendita di una partecipazione del 30% nella raffineria di petrolio di Danzica alla Saudi Aramco e di centinaia di stazioni di servizio di Lotos alla MOL ungherese. Le vendite furono completate entro dicembre, per un totale di 4,6 miliardi di zloty (1,1 miliardi di euro) – 5 miliardi in meno rispetto al valore stimato oggi dai revisori dei conti.
I sauditi in controllo della raffineria di Danzica
Desta particolare preoccupazione la vendita della partecipazione nella raffineria di Danzica, che ha fruttato 1,1 miliardi di zloty per beni che secondo la Corte dei Conti valevano 4,6 miliardi di zloty.
Inoltre, l’accordo conferiva ad Aramco – un’azienda energetica saudita di proprietà statale – il diritto di veto sulle decisioni strategiche relative alla raffineria e la cessione del 50% della sua produzione. I sauditi possono anche rivendere le loro azioni nella raffineria senza che il Tesoro polacco abbia l’autorità di bloccare tale transazione.
A gennaio 2023, l’ex premier Donald Tusk denunciava che “Il costo dell’investimento sarà recuperato dalla società araba in meno di un anno, la vendita è un regalo agli arabi fatto dal PiS ed è il più grande scandalo del 21° secolo in Polonia”.
Tusk aveva ricordato come il suo governo avesse investito 10 miliardi di złoty nella raffineria di Danzica, che usa principalmente greggio degli Urali, trasformandola in una delle più moderne al mondo. “Io oggi dichiaro che questo affare è stato una sciocchezza o una grande corruzione, e potete essere sicuri che non starò a guardare”.
Le conseguenze per la sicurezza energetica della Polonia
Secondo la Corte dei Conti, a causa di tali svendite, il governo polacco “ha perso influenza su circa il 20% del mercato dei prodotti petroliferi domestici” e ha creato il “rischio di una penuria sul mercato dei carburanti”.
L’ufficio di audit ha inoltre denunciato il rifiuto di Orlen di collaborare con i revisori dei conti, fornendo documenti senza i quali non è possibile “determinare le ragioni della vendita di alcuni asset al di sotto del loro valore”. NIK ne ha notificato la procura, chiedendo un’indagine.
La Corte dei Conti accusa apertamente l’ex ministro dei beni statali del PiS, Jacek Sasin, di aver aver agito con negligenza e abdicato a ogni supervisione della fusione Orlen-Lotos, mantenendo un “atteggiamento passivo” e “riportando i calcoli di Orlen senza conoscere la fonte dei dati e la metodologia” usata.
La difesa degli ex dirigenti
Sasin, oggi all’opposizione, ha respinto il rapporto, definendolo “inaffidabile e distorto”, e accusando a sua volta il capo del NIK, Marian Banaś, di essere al soldo del nuovo governo di Piattaforma Civica (PO).
Anche l’ex amministratore delegato di Orlen, Daniel Obajtek, stretto alleato del PiS, ha difeso la fusione e negato la svendita degli asset, affermando che la raffineria di Danzica sia stata venduta “al prezzo di mercato”.
Obajtek ha anche giustificato la decisione di Orlen di non cooperare con la Corte dei Conti, affermando che Orlen è di proprietà dei suoi azionisti e non pubblica. La compagnia è posseduta al 49,9% dal Tesoro della Repubblica polacca. Nel 2020 il governo PiS ha inoltre sfruttato Orlen per mettere sotto controllo i media locali in Polonia.
Foto: Tomasz Sienicki, CC BY