Un progetto contro la propaganda del Cremlino
Novaja Gazeta Europe e Dekoder (piattaforma online che si occupa della traduzione di testi giornalistici dal russo al tedesco) hanno avviato un progetto congiunto che prende in esame il funzionamento della propaganda in Russia, indagando principalmente la tipologia di comunicazione adottata da RIA Novosti.
In totale sono stati analizzati 3500000 di articoli pubblicati tra il 2002 e il 2023.
L’arma di un totalitarismo
La propaganda è lo strumento per eccellenza dell’omologazione, unico scopo che detiene è quello di influenzare i cittadini, generando falsi miti e distorcendo la realtà a proprio piacimento, plasmando quindi l’identità dell’individuo e proibendo qualsiasi accenno alla diversità. Quest’“attività” che svolge, tuttavia, non avviene sempre in modo manifesto, anzi, la propaganda tende perlopiù a insinuarsi subdolamente nella mente degli individui.
In propaganda’s web, il progetto di Novaja Gazeta Europe e Dekoder, ha dimostrato che l’esito odierno delle convinzioni che ha almeno una parte della popolazione russa non è altro che la conseguenza di un lavoro decennale, una vera e propria opera di convincimento che è cresciuta passo dopo passo, attingendo periodicamente a frasi identiche caricate di significato ideologico.
La domanda che molti si pongono da quasi due anni ormai è cosa pensano i russi della guerra. Sondaggi ed esperimenti sociali hanno dimostrato che metà della popolazione russa sostiene sia Putin, sia le azioni dell’esercito russo. Perché?
Una parte della risposta la si può trovare nella propaganda politica. Nella modalità di narrazione che domina le pagine dei giornali, i programmi televisivi e i blog. Ed è stata proprio la modalità di narrazione adottata dalla propaganda del Cremlino ad aver aiutato milioni di russi ad accettare uno “stato di dissonanza cognitiva, a risolvere dilemmi morali e a trovare argomentazioni razionali per giustificare la guerra della Russia con l’Ucraina”.
RIA Novosti
Fondata negli anni Sessanta, RIA Novosti è una delle agenzie stampa russe più longeve. Dopo un primo periodo definito piuttosto liberale, verso la fine del 2013, al culmine delle proteste Maidan in Ucraina, la struttura della RIA è stata sciolta con una mossa sostenuta dal Cremlino e incorporata nella neonata Rossiya Segodnya, un gigante dei media statali che ospita numerosi e importanti organi di stampa, una mossa strategica questa, che rientrava nel progetto putiniano di riorganizzazione dei media controllati dallo stato.
La posizione della neonata agenzia è risultata ancora più chiara con l’assegnazione della direzione generale a Dmitrij Kiselëv, figura controversa spesso accusata di essere una delle maggiori voci della propaganda di stato.
Da quel momento RIA Novosti ha cambiato rotta e ha iniziato un’omologazione retorica, il cui intento non era più quello di contestualizzare una notizia, quanto piuttosto di distinguere tra cosa è bene e cosa è male, creando parallelamente un’immagine dell’Ucraina come nemica.
È nato in questo modo un lavoro di immagini e ideali che lentamente, e negli anni, ha preso il sopravvento su tutto ciò che poteva (prima, oggi non è più possibile, si viene catalogati come agenti stranieri con un battito di ciglia) essere raccontato con parole diverse.
Queste immagini create dalla propaganda sono il risultato di una divulgazione ben pianificata, alla quale si è accompagnata ogni singola volta una spiegazione intrisa di contenuti ideologicamente carichi di significato.
In propaganda’s web
Il progetto, avviato dal giornale russo della controinformazione per eccellenza e Dekoder, dimostra come le modalità di narrazione, adottate da Ria Novosti, abbiano fatto credere ai russi che la guerra sia l’opzione migliore per il raggiungimento della pace, smascherando questo cliché sociopolitico che continua a dominare anche nel XXI secolo.
Quando parlano della guerra, i russi tendono a riprodurre narrazioni propagandistiche, prima tra tutte la convinzione che questa non sia una guerra, ma una “operazione militare speciale”, una narrazione propagandistica che RIA Novosti ha cercato di inculcare ai suoi lettori fin dall’inizio dell’invasione. Gli articoli della RIA, infatti, ribadiscono almeno 18.031 volte l’affermazione secondo la quale la Russia ha lanciato una “operazione speciale”. Sottolineano inoltre costantemente che la Russia prende di mira solo le infrastrutture militari e che la popolazione civile ucraina non è in pericolo. Ciò si verifica in 11.628 testi. Altra dominante presente con una certa frequenza in decine di migliaia di slogan riguarda la “denazificazione” e la “smilitarizzazione” dell’Ucraina, indicate da Putin come obiettivi principali dell’invasione russa.
Allo stesso tempo, la RIA ha progressivamente iniziato a ritrarre la guerra come uno sforzo difensivo in cui la Russia non combatteva più solo contro l’Ucraina, ma anche contro l’intera NATO. Ed è proprio su quest’argomentazione che la RIA ha deciso di porre maggiore enfasi: il fatto che l’Occidente, in generale, e la NATO, in particolare, siano parti coinvolte nel conflitto in Ucraina: è la NATO a “giocare con il fuoco” ed è la NATO la colpevole che sta prolungando la guerra.
Queste sono solo alcune delle argomentazioni cardini che si possono ritrovare negli articoli divulgati dalla RIA, e sono esattamente queste spiegazioni ad aver creato un “effetto di verità illusorio”: una distorsione cognitiva a causa della quale le persone iniziano a credere a qualcosa che hanno letto più e più volte.
Il risultato è un sistema di immagini e rimandi ideologici, la rappresentazione di un Paese che non può sbagliare, una Paese con buone intenzioni che agisce per il bene dei suoi cittadini, combattendo contro il corrotto Occidente, che altro non vuole se non annientare la Russia.
Sarebbe auspicabile supportare e finanziare progetti come In propaganda’s web, che testimoniano la contaminazione ideologica nei media e dimostrano la necessità fondamentale di un’informazione libera e oggettiva, scevra di contenuti eccessivamente carichi di moralismi e che si discostano di molto dalla realtà.
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