Balcanici integrazione

BALCANI: A Skopje e Sarajevo si torna a parlare di integrazione europea

A Skopje e a Sarajevo si sono tenute negli scorsi giorni due importanti riunioni, promosse dall’Unione Europea e con protagonisti i leader balcanici. Se in Macedonia del Nord si è discusso del piano di crescita economica e dei finanziamenti europei, nella capitale bosniaca, alla presenza della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, si è discusso il processo di adesione della Bosnia Erzegovina.

Il lento processo di integrazione europea dei paesi balcanici non si è interrotto e anzi in questo primo mese del 2024 si sono tenute due importanti riunioni sul tema, una volta a rilanciare l’integrazione regionale, l’altra ad esortare la Bosnia Erzegovina sulla strada delle riforme.

Il Piano di crescita promosso dall’UE

Il 22 gennaio a Skopje si è tenuta una riunione, promossa dalla Commissione Europea, tra i leader regionali con argomento il piano di crescita dei Balcani Occidentali. Nella capitale macedone oltre al padrone di casa Dimitar Kovačevski, primo ministro da poco dimessosi dalla carica, c’erano il presidente serbo Aleksandar Vučić, il primo ministro albanese Edi Rama, quello kosovaro Albin Kurti, il montenegrino Milojko Spajić e in video collegamento anche la premier bosniaca Borjana Krišto. Erano inoltre presenti Gert Jan Koopman, direttore generale per il vicinato e i negoziati di  allargamento della Commissione europea, e James O’Brien, vicesegretario di Stato per l’Europa e l’Eurasia degli Stati Uniti.

L’argomento centrale della riunione è stato il piano di crescita europeo approvato al summit del processo di Berlino che si è tenuto a Tirana a ottobre scorso. Il progetto è composto da quattro pilastri, il primo a promozione dell’integrazione con il mercato unico UE, il secondo per rafforzare la cooperazione economica nella regione, il terzo che riguarda le necessarie riforme socioeconomiche ed il quarto che fornisce, tramite l’UE, le risorse finanziarie necessarie. L’obbiettivo è rendere funzionale il mercato comune dei Balcani e stimolare la convergenza con i paesi membri già prima dell’adesione all’UE. Per raggiungere tale scopo, l’Unione Europea ha stanziato un finanziamento da 6 miliardi di euro per lo sviluppo e l’avanzamento delle economie – di questi, il Consiglio Europeo ha confermato il 1° febbraio la disponibilità i 2 miliardi di sovvenzioni, il resto sarà in prestiti agevolati.

A margine della riunione si è inevitabilmente trattato rapporto tra Kosovo e Serbia, su cui non si registrano miglioramenti. Kurti ha colto l’occasione del vertice per esortare Bruxelles a separare la candidatura UE del Kosovo alla UE dai negoziati per la normalizzazione dei rapporti con Belgrado, poiché secondo il premier di Pristina “non è facile normalizzare i rapporti con un Paese che non ha tra le sue priorità ne l’Occidente ne la democrazia”. Ma la normalizzazione dei rapporti resta uno dei passi necessari per sbloccare il processo di adesione alla UE di entrambi i paesi. E nonostante i recenti passi avanti, con la chiusura della “guerra delle targhe”, la decisione della Banca centrale del Kosovo di non permettere più la circolazione del dinaro serbo rischia di aprire una nuova questione.

L’importanza del mercato unico regionale e della cooperazione è stata sottolineata anche da Koopman secondo cui senza integrazione  regionale non è possibile sfruttare appieno l’accesso al mercato unico. Vučić, da parte sua, ha invece sottolineato l’importanza delle “corsie verdi” con cui scavalcare gli ostacoli delle barriere doganali ed ha annunciato che la Serbia si aspetta di ricevere i primi fondi del piano di crescita già tra maggio e giugno.

Le riforme di Sarajevo 

Sempre nell’ambito dei rapporti tra Unione Europea e i paesi balcanici, il giorno successivo, martedì 23 gennaio, a Sarajevo la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e i primi ministri di Paesi Bassi e Croazia, Mark Rutte e Andrej Plenković, hanno incontrato la premier bosniaca Borjana Krišto per incoraggiare il paese a proseguire le riforme. In palio c’è la  decisione del Consiglio Europeo di avviare dei negoziati di adesione, che potrebbe arrivare già a marzo, quando la Commissione farà rapporto sui progressi nel paese.

I tre leader europei hanno riconosciuto i passi avanti in fatto di riforme, ad esempio con l’adozione di norme sull’integrità della magistratura, sottolineando che saranno necessari ulteriori sforzi sui “fondamentali” dell’adesione – democrazia e stato di diritto – citando in particolare la necessità di adottare leggi su antiriciclaggio, conflitto d’interessi e Corte statale. Secondo quanto affermato da von der Leyen la Bosnia Erzegovina potrà raggiungere i suoi obiettivi “se agisce come una cosa sola“.

Il premier olandese Rutte ha sottolineato che “non ci saranno scorciatoie” poiché l’adesione all’UE resta un basata sul merito. La Bosnia Erzegovina è stata riconosciuta come paese candidato da fine 2022, ma i progressi sulle 14 priorità-chiave identificate dalla Commissione nel 2019 ancora languono.  “Al momento non sono pronto” a dare l’ok all’apertura dei negoziati UE, ha risposto Rutte alle domande. “Ho ascoltato gli impegni presi, è incoraggiante. Aspettiamo di vedere i risultati“.

Il premier croato Plenković ha esortato i politici bosniaci a non lasciarsi scappare l’occasione, ricordando come, con le elezioni europee alle porte, una tale opportunità non si ripresenterà per i prossimi dodici mesi. Allo stesso tempo, non sono mancate le polemiche per la sua assenza all’incontro con la Presidenza tripartita bosniaca: l’HDZ croato infatti non riconosce il politico socialdemocratico Željko Komšić come “legittimo rappresentante” dei croati di Bosnia Erzegovina. I giornalisti sarajevesi hanno chiesto conto al premier croato, che con la sua assenza non avrebbe “umiliato Komšić” ma le istituzioni democratiche del paese.

Foto: Nova News

Chi è Andrea Mercurio

Ho 26 anni, sono laureato in Scienze Politiche, amo scrivere in ogni modo e in ogni forma. Sono appassionato di Storia e Attualità, da qualche anno mi sono interessato in particolare ai Balcani.

Leggi anche

Trump Balcani

BALCANI: Trump alla Casa Bianca, cosa cambia nella regione?

L'elezione di Trump alla Casa Bianca avrà ripercussioni anche sui paesi balcanici e sulle scelte dei vari leader

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com