In una città di centomila abitanti del nord della Serbia, Zrenjanin, non c’è acqua potabile da 20 anni.
Era il 14 gennaio 2004 quando l’ispettorato sanitario della provincia autonoma della Vojvodina vietava l’uso dell’acqua della rete idrica per bere e cucinare, a cause delle alte concentrazioni di arsenico. Sono passati vent’anni, e gli abitanti di Zrenjanin, centomila abitanti a 80 km da Belgrado, continuano a dover affidarsi all’acqua in bottiglia.
Non tutti, però, possono permetterselo: come indicavano alcuni residenti a Balkan Insight nel 2016, la maggior parte delle famiglie ancora usa l’acqua del rubinetto – potenzialmente tossica – per cucinare. “Ma dobbiamo comunque pagare la bolletta”, aggiungevano.
Bozo Dalmacija, professore presso la Facoltà di Scienze di Novi Sad, affermava a Balkan Insight, sempre nel 2016, che circa 800.000 persone in Vojvodina bevono acqua contenente quantità eccessive di arsenico Oltre a tale minerale, l’acqua in Vojvodina contiene spesso ammoniaca, manganese e ferro, con potenziali gravi effetti sulla salute. “La soluzione è costruire sistemi idrici regionali, e la nostra Facoltà ha elaborato una strategia, ma è stata ignorata”, ha detto Dalmacija. “La soluzione è vittima della politica”.
Appalti pubblici e questioni legali
Le falde acquifere nei pressi di Zrenjanin contengono concentrazioni di arsenico dieci volte sopra la soglia di legge. A fine 2011 l’azienda idrica comunale ha lanciato un appalto per un impianto di trattamento delle acque.
Come ricorda Balkan Insight, dopo un progetto-pilota la città di Zrenjanin aveva firmato un contratto da oltre 25 milioni di euro con la società tedesca WTEWassertechnik. Ma nel 2014 il nuovo consiglio comunale guidato dal Partito progressista serbo del presidente serbo Vucic ha rescisso il contratto. Un nuovo appalto da 6,5 milioni di euro è stato vinto dagli italiani del Gruppo Zilio. Alla firma del nuovo contratto, l’ambasciatore Giuseppe Manzo parlava di “modello Zrenjanin” per la cooperazione Italia-Serbia.
Wassertechnik ha intentato causa, mentre Zilio ha subito annunciato acqua potabile entro fine 2015 – scadenza poi posticipata più volte. Un impianto di trattamento delle acque è stato finalmente costruito nel 2019, ma funziona solamente a singhiozzo, e le tubature idriche, ormai obsolete, tendono a scoppiare. A fine 2020 c’è stata un’esplosione presso l’impianto, come riporta Beta. La fornitura idrica è quindi passata di nuovo alla società comunale dell’acquedotto.
Oltre alle questioni societarie, ci sono anche questioni legali di sfondo. Come sottolinea il Center for Applied European Studies di Belgrado, la gestione dell’acqua pubblica in Serbia è di competenza delle aziende comunali e non può essere appaltata a privati – i contratti tra la città di Zrenjanin e le imprese tedesche e italiane rischiano pertanto di essere nulli. La Serbia ha modificato la legislazione sugli acquedotti nel 2018, ma Zrenjanin è rimasta in un limbo giuridico.
Nel febbraio 2020, due funzionari dell’acquedotto di Zrenjanin e l’ex direttore della filiale serba di Zilio, Nenad Obradović, sono stati arrestati per abuso d’ufficio e turbativa d’asta; i tre sono stati rilasciati entro un mese. L’indagine era ancora in corso a febbraio 2021, e ancora a settembre 2022.
Dušan Kokot, attivista di Građanski preokret (Cambiamento civico), ha affermato a Voice: “è ovvio che la procura non è in grado di avviare procedimenti contro funzionari politici di alto rango in Serbia, nemmeno nelle città e nei comuni”. Altri due attivisti di Cambiamento Civico, Predrag Jeremić e Ivan Živkov, hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale della Serbia perché per oltre 15 anni è stata loro negata l’acqua potabile.
Nel frattempo, come riporta Insajder, l’impianto è stato acquistato dalla società Panonian Water, sussidiaria del Metito Group degli Emirati Arabi Uniti, con cui nel luglio 2022 la città di Zrenjanin – senza appalto, sulla base degli accordi Serbia-Emirati – ha firmato un nuovo contratto per acquistare l’acqua purificata, i cui dettagli – prezzi inclusi – non sono stati resi pubblici.
Le proteste civiche e la repressione
Dal 2004, i cittadini hanno organizzato numerose proteste, spettacoli e forum per tenere alta l’attenzione sul problema. “La responsabilità della corruzione ricade anche sulle autorità repubblicane che per anni hanno rilasciato licenze per attività illegali e hanno tollerato violazioni della legge. Per questo motivo la responsabilità deve essere anche politica“, affermava lo Zrenjanin Social Forum (ZSF) nel 2020.
Nell’estate 2021, gli attivisti di Zrenjaninska akcija hanno organizzato proteste ogni sabato per chiedere alle autorità cittadine di garantire l’acqua potabile. Ma gli attivisti sono stati presto raggiunti dalla repressione.
“L’amministrazione comunale non tiene conto del diritto umano più elementare, l’accesso all’acqua potabile. Le autorità presentano Zrenjanin come un paradiso per gli investimenti, ma la gente se ne va e la città perde mille residenti ogni anno. Sempre più persone che vivono a Zrenjanin secondo in strada il sabato e tutti quelli che passano li salutano”, ha detto uno degli attivisti, Mišo Živanović di ZRAK, a Balkan Green Energy News. “Vogliamo mantenere il buon umore tra la gente. Vogliamo che sappiano che hanno speranza e voce per esprimere i loro problemi”, ha affermato.
Živanović nota che in alcune occasioni la città non è riuscita a inviare camion di acqua potabile nelle strade e che Zrenjaninska akcija ha foto che dimostrano che i veicoli erano diretti al cantiere della controversa fabbrica di pneumatici Linglong – dove gli operai vietnamiti lavoravano in condizioni di semi-schiavitù.
“Il complesso industriale sarà collegato alla rete idrica della città in una situazione in cui spesso la pressione diminuisce e negli edifici sopra il terzo piano non c’è acqua. Stanno reindirizzando i nostri soldi verso infrastrutture per investitori privati senza chiedercelo. Allo stesso tempo, paghiamo per acqua non potabile a prezzi di mercato”, ha affermato.
Nell’agosto 2021, gli attivisti delle proteste “Zrenjanin ha sete” (Zrenjanin je žedan) sono stati attaccati da uomini in borghese, che hanno loro sequestrato e distrutto gli striscioni. La polizia ha poi denunciato gli attivisti per manifestazione non autorizzata. “Solo a Zrenjanin non è normale chiedere perché non c’è acqua, e si mette in pericolo la vostra sicurezza“, ha affermato Živanović a N1.
Un anno fa, il sindaco Simo Salapura annunciava che i cittadini di Zrenjanin avrebbero presto avuto “acqua incolore”, e che la fornitura di acqua potabile sarebbe stata a piena capacità per il primo trimestre 2024.
Alle elezioni politiche di dicembre 2023, oltre metà dei votanti a Zrenjanin hanno sostenuto i partiti di governo del presidente Vucic. La principale lista di opposizione, “Serbia contro la violenza”, ha raccolto 15.000 voti, ossia il 25%.
Foto: Marko Bugarski, Unsplash