Da inizio settimana partecipate proteste hanno interessato il Bashkortostan, una repubblica della Federazione Russa a ovest degli urali. Il bilancio è di una quarantina di feriti gravi e una decina di arresti.
Le proteste
Le proteste sono iniziate lunedì davanti al tribunale di Baymak, una cittadina della regione: i manifestanti chiedevano la liberazione di Fail Alsynov, attivista e politico locale, che veniva in quel momento processato. A causa del numero dei dimostranti, le autorità hanno deciso di sospendere la seduta e rimandarla a mercoledì 17 gennaio; le scene si sono ripetute pressoché identiche salvo un più disinvolto utilizzo della violenza da parte delle forze dell’ordine e la sentenza, questa volta effettiva, nei confronti di Alsynov, condannato a 4 anni di colonia penale.
Chi è Fail Alsynov
Fail Alsynov è un attivista molto noto in Bashkortostan. È stato leader di Bashkort, partito politico regionale promotore delle istanze autonomiste della repubblica ma con una forte componente dichiaratamente indipendentista – motivo per cui la stessa corte suprema baschira ha dichiarato il partito illegale nel 2020.
È noto soprattutto per le proteste organizzate sul monte Kushtau, un’altura particolarmente cara ai baschiri che dal 2018 era diventata oggetto di interesse della Bashkir Soda Company, la quale era determinata a sfruttare le risorse naturali del luogo. Le manifestazioni a protezione della montagna hanno portato ad un compromesso negoziato tra la compagnia e gli abitanti nel 2021, quando il sito è diventato riserva naturale.
L’arresto: insulti razziali e dissidi politici
Alsynov si trova ora a dover scontare una pena di quattro anni in una colonia penale. La sentenza di mercoledì è arrivata sulla base di un discorso tenuto dal politico nell’aprile dello scorso anno, quando, appellandosi alla popolazione, aveva detto definito gli armeni e gli abitanti del Caucaso che lavorano in Bashkortostan “кара халык” (kara chalcik). L’espressione baschira può essere tradotta come “gente nera”, ed ha una connotazione molto negativa se presa alla lettera; tuttavia, alcuni linguisti hanno sottolineato come l’espressione sia da molto tempo nell’uso baschiro (basti pensare che, con questa denominazione, l’Orda d’Oro descriveva nel XIV secolo le popolazioni tatare assoggettate) e abbia perso la sua connotazione prettamente “razziale”, venendo a definire, più generalmente, “gente semplice”. Ciò non ha fermato i giudici che hanno condannato Alsynov per “incitamento all’odio etnico” lesivo “della dignità umana”.
Sono in molti, tra cittadini e attivisti, a pensare che dietro all’arresto di Alsynov ci sia in realtà la mano di Radiy Khabirov, capo della repubblica, già negoziatore degli accordi per il monte Kushtau e sicuramente preferito da Mosca agli esponenti di Bashkort per la sua linea più “accomodante”. Già dallo scioglimento di Bashkort, Khabirov sembrava determinato nel neutralizzare i principali esponenti del partito, parte dei quali sono stati costretti a fuggire in Lituania o in Kazakhstan. Non sorprenderebbe, quindi, scoprire la sua firma sotto l’atto di denuncia.
Il Bashkortostan
È significativo che le proteste più partecipate dall’inizio della guerra in Ucraina si siano svolte in Bashkortostan. Non è questo il primo episodio violento che interessa la regione, dove spesso i contrasti con il potere centrale del Cremlino prendono le sfumature del conflitto etnico – basti sapere che nello stesso discorso per il quale è stato condannato, Alsynov si era lanciato in un’invettiva contro i russi, i quali erano invitati a “tornare a Rjazan’”, città a sudest di Mosca.
Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, politici e nazionalisti baschiri hanno chiesto di boicottare “la guerra dei russi”, arrivando anche a devastare centri di reclutamento, la sede del Partito Comunista e la sede del partito di Putin Russia Unita (che esprime, tra l’altro, il capo del parlamento baschiro). Questi eventi d’altronde diventano più chiari se si ricorda che i gruppi etnici minoritari russi – così come le comunità rurali e la popolazione carceraria – sono quelle maggiormente interessate dalla mobilitazione.
Sul piano prettamente militare è nato anche il “Comitato della resistenza baschira”, un organo armato delle cui azioni si sa poco, ma che sembra essere attivo in Ucraina, dalla parte di Kiev.
Una federazione debole?
Alcuni in Russia hanno paragonato ciò che è successo a Baymak con quanto successo qualche tempo fa in Daghestan. Le situazioni sono completamente diverse e tracciare delle similitudini è quantomeno azzardato. Ciò nonostante, diventa sempre più evidente – o forse lo è sempre stato – che l’idea di “Mondo russo” propugnata dal Cremlino trova poco spazio all’interno di un’entità federativa che va sempre più frammentandosi.
Foto: RusNews