di Pietro Acquistapace
Nonostante sia considerato uno degli stati più oppressivi del mondo continuano le aperture del Turkmenistan verso un sistema politico pluripartitico. E’ notizia di pochi giorni fa che il governo turkmeno starebbe lavorando alla creazione di due partiti politici su basi economico-sociali: il primo partito rappresenterebbe i contadini ed il secondo gli imprenditori. Oltre alla sfiducia della popolazione turkmena, riportata dall’agenzia Eurasianet, verso l’iniziativa voluta dal Presidente Gurbanguly Berdymukhamedov, va sottolineato come questa violerebbe la stessa legge turkmena. La legge sui partiti politici, approvata meno di un anno fa, vieta infatti la creazione di organizzazioni politiche su base professionale, nonché il coinvolgimento di esponenti governativi.
Ma l’aspetto forse più interessante nello sviluppo multipartitico turkmeno sta nelle motivazioni: se secondo alcuni analisti dietro all’operazione ci sarebbe la volontà di un maggior controllo sociale, secondo altri ci sarebbe invece l’intenzione di dare una maggior presentabilità del regime turkmeno nel panorama internazionale. Il paese centro-asiatico è da sempre nel mirino delle associazioni internazionali per i diritti umani, e anche recentemente, ha ricevuto le critiche della commissione delle Nazioni Unite competente in materia. Il ché non favorisce certo la ricerca di scambi commerciali, in particolare verso l’occidente.
Il Turkmenistan rischia di pagare il prezzo della sua indipendenza da Mosca, indipendenza difesa a spada tratta e che si manifesta nella mancata partecipazione turkmena alle varie organizzazioni regionali patrocinate dal potente vicino. Attualmente il Turkmenistan è solamente membro della ECO (Economic Cooperation Organisation) ed osservatore nella CSI.
Approfittando della crisi dell’Unione Europea nel diventare attore geopolitico in Asia Centrale, si veda il fallimento del progetto Nabucco, la Russia sta rafforzando la sua presenza nell’area e sta procedendo a gran velocità verso la creazione di una realtà eurasiatica che potrebbe diventare molto problematica per gli interessi turkmeni.
Interessi turkmeni che si legano sempre più a quelli dell’Unione Europea e si traducono nella realizzazione del TCP (Trans-Caspian Pipeline), un gasdotto che collegherebbe il Turkmenistan all’Azerbaijan, permettendo così ai paesi europei di accedere alle risorse energetiche centroasiatiche. Al progetto, una seria minaccia al monopolio energetico di Mosca, si oppongono sia la stessa Russia che l’Iran, ed a questa politica ostruzionistica si devono ricondurre, tra l’altro, le mai sopite polemiche intorno allo status del Caspio, mare o lago?
Si capisce quindi come i tentativi di cambiamento nella politica interna del Turkmenistan siano assolutamente necessari per una miglior immagine internazionale. Che il Turkmenistan diventi appetibile per gli investitori stranieri è interesse anche dell’Unione Europea.
Ashgabad apre le sue porte al multipartitismo ma bisognerà aspettarsi che Bruxelles, in un’ottica di compromesso, chiuda le sue ai diritti umani?
Cosa c’entreranno mai i diritti umani? Da quando in qua il mancato rispetto dei diritti umani sono stati, se non a volte in modo strumentale, un ostacolo ai rapporti commerciali? Forse che in Arabia Saudita o nel Qatar o ad Haiti si rispettano i diritti umani? Eppure non mi pare che l’Occidente abbia mai eccepito qualcosa. Diciamoci la verità: se il Turmenistan si legherà alla Ue, sarà considerato democratico a prescindere; se si legherà a Mosca, sarà considerato uno Stato tirannico a prescindere. E un’ altra domanda ancora: a chi mai sarà riconosciuta l’autorità a controllare lo stato della democrazia in Europa, dove ormai i governi sono direttamente nominati dalla Banca centrale europea?
I paesi dell’Asia Centrale vivono nel terrore delle rivoluzioni colorate o meno, l’occidente ha il freno dell’opinione pubblica. Sono interessi che si incontrano, anche solo per “ristrutturazioni” di facciata. Che poi la realta’ sia permeata di ipocrisia e’ un altro discorso, Personalmente credo che il momento storico sta mettendo alla luce la debolezza sulla quale si fondano concetti come i diritti umani. Non dmentichiamo la complessita’ del reale ed i suoi vari piani. Rispondendo alle sue domande No, i diritti umani non sono considerati quando si tratta di affari e l’Europa non e’ controllata da nessuno nel senso che intende Lei ma sono molte le realta; che ne mettono in luce le contraddizioni: da antagonisti radicali di casa propria fino ad agenzie di stampa estere.. Il mio articolo e’ una descrizione dei fatti, l’analsi e’ tra le righe. Dire che il re e’ nudo non basta, cordiali saluti.
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