Una nuova legge in Ungheria vieta finanziamenti provenienti dall’estero per chiunque si candidi ad elezioni.
Interferenze senza precedenti nelle elezioni del 2022: così i media di regime giustificano la nuova legge della maggioranza Fidesz che vieta a chi si candida ad elezioni di ricevere fondi dall’estero.
Cosa prevede la nuova legge
La “legge sulla sovranità nazionale“– così è stata ribattezzata – prevede fino a tre anni di prigione per chi accetta finanziamenti esteri durante il periodo elettorale. L’Ufficio per la Protezione della Sovranità, organo creato proprio dalla legge in questione, controllerà e investigherà il fenomeno tramite un report annuale.
La legge segue la forte campagna portata avanti da Fidesz a seguito delle ultime elezioni: Péter Márki-Zay, leader delle opposizioni unite, aveva infatti ammesso che la sua formazione aveva ricevuto più di cinque milioni di euro dall’estero, principalmente dalla ONG statunitense Action for Democracy, approfittando di un buco nella legislazione ungherese che non vietava finanziamenti esteri a movimenti civili, come quello da lui guidato, ma soltanto ai partiti politici.
Il nuovo divieto segue una serie di restrizioni introdotte nel corso degli ultimi anni: nel 2017, il Parlamento ungherese ha adottato una legge a seguito della quale tutte le ONG che ricevono più di 22.000 euro all’anno dall’estero hanno l’obbligo di registrarsi come “organizzazioni ricettrici di fondi stranieri”. Nel 2022, poi, una nuova legge ha permesso all’Ufficio statale dei conti di svolgere regolari controlli su tutte le organizzazioni civili con un budget annuale superiore ai 55.000 euro (eccetto per le organizzazioni religiose e sportive, viste con particolare riguardo dal premier Orbán). Entrambe le leggi avevano provocato una dura reazione da parte della comunità internazionale, e in particolare delle istituzioni europee: la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ad esempio, ha stabilito che la legge del 2017 è discriminatoria e ha forzato il Parlamento ungherese ad abrogarla. Anche la nuova legge – come suggerito anche dai media vicini a Orbán – sarà probabilmente oggetto di particolare attenzione da parte della Corte e di attacchi da Bruxelles.
Storie di emulazione
Anche due stretti alleati dell’Ungheria di Orbán, la Slovacchia e la Republika Srpska, si sono mosse di recente nella stessa direzione. Il premier slovacco Robert Fico ha annunciato – poco dopo la sua recente rielezione – che si muoverà in direzione di una revisione legislativa per affibbiare la denominazione di “agenti stranieri” alle ONG finanziate dall’estero; similmente, ad Ottobre sono state avviate consultazioni in Republika Srpska per adottare la stessa definizione e per limitare il raggio d’azione delle ONG.
Foto: dal profilo Facebook di Péter Márki-Zay